PARTE PRIMA – Le grandi carestie nell’Unione Sovietica stalinista e nella Cina Popolare maoista

Prima di arrivare all’epidemia di AIDS cinese, è necessario ricordare due antefatti: il primo riguarda la storia del comunismo sovietico e la disastrosa politica agricola stalinista negli anni’30 del secolo scorso.  Il secondo è la fotocopia maoista della stessa disastrosa politica avvenuta in Cina 30 anni dopo.  I fatti sono descritti, con dovizia di documentazione, ricavata in gran parte dalle testimonianze degli attori delle vicende stesse, in un saggio di Tom STANDAGE, autorevole giornalista anglosassone (nota 1).

Le carestie che si verificarono sia in URSS che in Cina, non furono dovute a fattori naturali (climatici o da parassiti), ma dalle collettivizzazioni forzate e dallo sterminio dei contadini più produttivi, più ricchi, e perciò   bollati come “nemici del popolo”. Gli ambiziosi piani pluriennali di Stalin ed “il Grande Balzo in avanti” di Mao, che promettevano di superare in pochi anni i paesi capitalistici, furono dei clamorosi fallimenti.

  1. La carestia in URSS
    Il fallimento della collettivizzazione nelle campagne e la conseguente carestia, furono mascherate dalla propaganda, che offriva al mondo immagini di grandi successi e addirittura sovrabbondanza di prodotti, mentre milioni di contadini morivano di fame. La già scarsa produzione di grano e altre derrate, venivano rapinate ai contadini per nutrire gli operai che dovevano provvedere alla industrializzazione forzata, ed ai funzionari di partito; molto grano venne addirittura esportato per avere denaro da investire nell’industrializzazione.

Sulle menzogne della propaganda stalinista, e di come venne presa come oro colato dai “compagni comunisti ”, ma anche da tanti illustri politici e intellettuali “di sinistra”, bastano tre testimonianze:

a) “Malcom Muggeridge, un giornalista britannico, che visitò l’Unione Sovietica nel maggio del 1933, riferì che i funzionari ‘avevano rastrellato come uno sciame di locuste, requisendo tutto quello che era commestibile ¸avevano fucilato ed esiliato migliaia di contadini, a volte interi villaggi; avevano ridotto una delle terre più fertili del mondo in un deserto di malinconia’…

b) Questo resoconto però si attirò l’ironia di altri giornalisti che avevano visitato in ‘tour guidato’ le comuni modello e che negarono decisamente i fatti.

c) a Kiev, la capitale ucraina, il console italiano riferì di ‘un crescente commercio di carne umana’ e le autorità affiggevano manifesti con la scritta ‘ mangiare bambini morti è una barbarie”. (nota 2)

La verità era purtroppo quella riferita da Muggeridge e dal nostro Console: il numero delle vittime si calcola sia stato dai sette agli otto milioni, un vero e proprio genocidio, da non sfigurare rispetto a quello degli ebrei sterminati nei campi di concentramento nazisti.

E veniamo alla Cina:

  1. La carestia in Cina
    La carestia cinese, definita come “la peggiore carestia della storia”, fa il paio con quella sovietica. Fu infatti proprio la politica agraria propugnata da Josef Stalin, che venne presa a modello da Mao Zedong, il “Grande Timoniere”, che portò la nave agricola allo sfascio.  E tutto ciò quando l’analoga politica agricola sovietica si era dimostrata fallimentare, e il successore di Stalin, Nikita Kruscev, aveva cercato di convincere Mao ad adottare provvedimenti in favore dei contadini, come era stato fatto in URSS.

Mao arrivò invece ad accusare Kruscev di “revisionismo”, tradimento della purezza rivoluzionaria, e inasprì ancora di più la collettivizzazione, le persecuzioni dei contadini e la rapina dei prodotti dell’agricoltura. Il risultato fu che anche la Cina soffrì di una gravissima carestia che portò, ad un olocausto di ancor più immani proporzioni di quello sovietico e, come vedremo, preparò il terreno per un ulteriore olocausto, quello Ematologico (Plasmatico).

Anche in questo caso la propaganda del partito nascose la gravità della situazione; anzi diffuse informazioni ed immagini che esaltavano il grande successo della politica del “Grande balzo in avanti”, grazie al quale la produzione alimentare sarebbe dovuta raddoppiare o addirittura triplicare nell’arco di un anno! In questo caso basta una sola citazione per rendere l’idea di come la falsificazione della realtà superò il limite del grottesco:

“Un po’ in tutta la Cina furono annunciati bizzarri risultati: la crescita di verdure giganti e la creazione di ibridi di girasoli e carciofi, pomodori, cotone e addirittura un incrocio della canna da zucchero con il mais e il sorgo.  Iniziarono a circolare fotografie artefatte di raccolti e campi miracolosi in cui il frumento era cresciuto così fitto che i bambini sedevano in cima agli steli.  (In realtà le piante furono sistemate ‘ad hoc’ nel campo, e i bambini erano seduti su di un tavolo nascosto). In un’occasione fu persino ordinato ai contadini di trapiantare piante di riso lungo la strada su cui viaggiava Mao, in modo da dare l’impressione di un raccolto abbondante; un’altra volta, invece, furono ammassati sul ciglio della strada cumuli di verdure così da poter raccontare a Mao che i contadini le avevano abbandonate perché avevano coltivato così tanto che non erano riusciti a mangiare tutto “.  (nota 3)

“Pietra Tombale.  La grande carestia cinese 1958 – 1962”

Un resoconto estremamente dettagliato ed analitico di questa “peggiore carestia della storia umana”, si trova nella monumentale opera di un eminente giornalista cinese: YANG JISHENG (nota 4). Del ponderoso lavoro di Yang Jisheng, è disponibile su INTERNET l’INTRODUZIONE dei traduttori, Edward FRIEDMAN e Roderick MACFARQUHAR, che riassumono il contenuto dell’opera e del lavoro svolto dall’Autore. Nella presentazione dell’edizione inglese si legge:

“(Yang Jisheng) …come giornalista con accesso privilegiato a fonti ufficiali e non ufficiali,  spese venti anni a mettere insieme gli eventi che portarono alla massiva carestia nazionale, inclusa la morte di suo padre. Non trovando alcuna causa naturale, Yang attribuisce   la responsabilità delle morti al sistema totalitario cinese ed al rifiuto dei funzionari ad ogni livello di valutare la vita umana al di sopra dell’ideologia e dell’interesse personale”.

Usando il suo stato privilegiato di giornalista d’alto rango, Yang consultò dozzine di archivi  attraverso tutto il paese, che contenevano i  rapporti segreti  del partito di quell’epoca  sull’ impatto della carestia,  ed il modo sommario con il quale i funzionari avevano ordinato l’uccisione dei resistenti. L’edizione inglese evidenzia le voci che solo Yang poté evocare e raccogliere di modo che l’impatto criminale del Grande Balzo in Avanti  potesse essere  vissuto nelle parole e nei sentimenti dei sopravvissuti.”

Inoltre vengono messi in rete anche i primi due capitoli dell’opera:

Primo Capitolo: UNA CRONOLOGIA DELLA GRANDE CARESTIA. É la cronistoria della rivoluzione cinese dal 1949 al 1976, incentrata sulla politica maoista nel settore dell’agricoltura: i Congressi, le riunioni del Comitato Centrale, i deliranti discorsi del Capo Carismatico, che promossero le riforme sulla collettivizzazione degli agricoltori (e perfino delle cucine!), la produzione casalinga dell’acciaio, la derattizzazione e conseguente dilagare degli infestanti, l’adozione di metodi di coltivazione privi di qualunque fondamento scientifico. Tutto questo, frutto dell’ignoranza, insipienza e arroganza del fanatismo ideologico, unito alla violenta repressione di qualunque opposizione o semplicemente di qualunque rapporto che denunciava le conseguenze nefaste di quella politica, fu alla base della grande carestia.

E la grande carestia è già in atto fin dal 1959. Un Rapporto riservato del Segretariato del Consiglio di Stato, nel mese di aprile, sulla carenza di cibo nelle Provice di Shandong, Jangsu, HenanHebei e Anhui  (grassetto e sottolineatura sono miei e vedremo perché),  presenta una tabella con i dati statistici della carestia primaverile in 15 Province da cui risulta che 25 milioni di persone sono senza cibo. Ma Mao e il Comitato Centrale continuano a considerare la carestia come localizzata e come una “crisi temporanea”.

La cronaca continua negli anni successivi riportando dati sempre più allarmanti; numerose proteste e sommosse vengono represse nel sangue, e Mao le liquida attribuendole all’“inadeguato approfondimento della rivoluzione democratica” .

Bisogna arrivare alla Conferenza dei Settemila Quadri del 1962, quando Liu Shaoqui riassume le manchevolezze e gli errori del partito nella costruzione dell’economia fin dal 1958 e propone la formula: 3 parti disastro naturale e 7 parti disastro prodotto dall’uomo.  Mao viene messo in minoranza (sosteneva che la carestia era dovuta solo per il 10% al Partito), ma in seguito Mao riprende il potere, elimina Liu Shaoqui e dal 1966 al 1976 scatena la sanguinosa “Rivoluzione Culturale Proletaria”. Finalmente nel 1978 prende il potere Deng Hsiaoping e vengono rilanciate le riforme economiche (nota 5).

Secondo Capitolo: UNA PERENNE PIETRA TOMBALE (AN EVERLASTING TOMBSTONE) In questo Capitolo Yang Jisheng ripercorre la sua vita   ricordando come era stato un fervente attivista del partito comunista cinese fin dalla prima giovinezza.  A 20 anni scrisse un poema in cui esprimeva entusiasmo per il Grande balzo in avanti, malgrado vedesse molti contadini soffrire la fame che provocò anche la morte del padre. Ma la sua fedeltà al partito non venne intaccata e prestò fede alla propaganda che predicava di dover sacrificare sé stessi di fronte al bene del popolo.

Ma la sua fede iniziò a vacillare con la Rivoluzione Culturale nel 1966, quando poté constatare che le morti per la carestia erano state numerose anche in altre Province (300.000 morti nello Hubei) e quindi la sua non era stata una tragedia familiare isolata. Nei due decenni successivi, le maggiori possibilità di informazione   gli permisero di constatare quanto fosse stato ingannato dalla menzognera propaganda del partito e la sua presa di coscienza culminò nel 1989 con la strage degli studenti in piazza Tian an Men a Pechino.   Yang decise che:

“Come giornalista io combattei per riportare la verità. Come studioso, io sentii la responsabilità di ristabilire la verità storica per tutti gli altri che erano stati ingannati “. 

Nel quantificare il numero delle persone morte a causa della carestia, non è esagerato usare il termine di Olocausto. Scrive in proposito Yang:

“Nell’undicesimo capitolo riguardante il calo della popolazione, i lettori potranno vedere che numerose fonti indicano in circa 36 milioni il numero di morti di inedia in Cina dal 1958 al 1962.  Poiché la carestia causò anche un calo della natalità, venne stimata in Cina, nel corso di quegli anni, una diminuzione di 40 milioni di nascite. “E commenta: “Come possiamo raffigurarci i 36 milioni di persone condotte a morire di fame? Questo numero equivale a 450 volte il numero di morti per la bomba atomica sganciata su Nagasaki il 9 agosto 1945. Supera di 150 volte il numero delle vittime del terremoto di Tangshan il 28 luglio 1976.  Supera il numero di morti della Prima Guerrra Mondiale. ….   la Seconda Guerra Mondiale causò dai 40 ai 50 milioni di morti tra Europa, Asia ed Africa in sette o otto anni, ma la Grande Carestia fece 36 milioni di vittime nel corso di tre o quattro anni e la maggior parte delle morti si ebbero in un periodo di 6 mesi”. 

Una ricca documentazione sulle morti per la carestia in Cina nel corso della Grande Balzo in Avanti è arrivata a calcolare fino a 45 milioni di morti. Ma le sofferenze patite sono al di là di ogni immaginazione se indussero molti disperati a nutrirsi come fece il conte Ugolino (nota 6).

Mi sono soffermato abbastanza a lungo sulla carestia nelle campagne cinesi dovuta alla politica maoista del “Grande Balzo in Avanti”, e ho solo accennato alla successiva “Rivoluzione Culturale”, che ebbe anch’essa tragiche conseguenze nelle poverissime campagne della Cina centrale (nota 7), perché quegli eventi rappresentano lo scenario nel quale si verificò un altro criminale evento: l’Epidemia di HIV/AIDS nei donatori di sangue e plasma.

NOTE

  1. 1 STANDAGE, T.: Una storia commestibile dell’umanità Ed.Codice  Torino, 2010  – pagg. 162 -172
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  2. ibidem pag.166
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  3. ibidem pag.169
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  4. JISHENG JANG: Tombstone.The Great Chinese Famine 1958-1962 La versione originale del lavoro dal titolo: “Pietra Tombale. La grande carestia cinese 1958 – 1962”, è divisa in due volumi di 1200 pagine, fu pubblicata a Hong Kong nel 2008 e ristampata otto volte in 2 anni (ma bandita nella Cina popolare).  Una traduzione in inglese  fu  pubblicata il 30 ottobre 2012, con il consenso di Yang Jisheng (recensione nel Corriere della Sera il 28 aprile 2013), in una forma ridotta,  per essere  accessibile ad un pubblico più vasto  KINDLE 2012  http://www.amazon.com/ Tombstone-Great-Chinese-Famine-1958-1962/dp/0374533997 .
    Una trasmissione di RAI3 , Il Tempo e la Storia : Mao Tsedong e il “grande balzo” con il Prof. Giovanni Andornino (andata in onda l’1 marzo 2016), illustra efficacemente tutta la vicenda della carestia in Cina. La censura maoista trasse in inganno nientemeno che il futuro Presidente francese Mitterrand, che incontrò Mao nel 1962 e dichiarò:”Mao è un filantropo, sicuramente non un dittatore … Non c’è carestia in Cina”. Nella trasmissione è intervistato Yang Jisheng. Molto materiale è tratto dal Documentario : Arturo MIO Drives R.T.B.F.(tv francese) La grande carestia di Mao. https:www.youtube.com/watch?v=XmWu0qmfAvc, 12 ottobre 2015
    L’opera di Yang dovrebbe essere in corso di pubblicazione anche in Italia (Adelphi?)
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  5. Wikipedia http://en.wikipedia.org/wiki/Great_Leap_Forward#
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  6. Wikipedia http://en.wikipedia.org/wiki/Great_Leap_Forward#
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  7. Un resoconto particolarmente illuminante sulla Cina, con numerosi accenni alla grande carestia ed alle atrocità compiute durante la Grande Rivoluzione Culturale, è quello pubblicato dalla giornalista Angela Terzani Staude, che visse in quel paese per tre anni (1980-83) con il marito Tiziano, dove è descritta la situazione di grave repressione e disagio che porterà al massacro di Tienanmen nel 1989. Angela TERZANI STAUDE Giorni cjnesi. Un viaggio, un diario, un’esperienza eccezionale ED. Longanesi 1987.
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