RINGRAZIAMENTI

Devo ringraziare innanzitutto il Prof. Umberto IZZO Giurista all’Università di Trento, esperto in materia (citato in bibliografia), che mi ha incoraggiato ed ha apprezzato il saggio. Poi ringrazio Anastasia Candeloro: senza la sua competenza informatica non sarebbe mai stata possibile la pubblicazione del saggio. Infine ringrazio il WEB, ricchissima fonte di informazione se lo si sa utilizzare per il meglio!

NOTE SULL’AUTORE

Profilo di Enrico A. Magni
Sono un medico (classe 1939) che ha passato la sua vita professionale come ematologo/trasfusionista in vari Ospedali della Repubblica: in Lombardia ( Rho/Milano e Tradate/Varese) e nel Veneto (Castelfranco Veneto/Treviso).
All’ Ospedale di Rho, presso il quale ho prestato servizio dal 1966 al 1976 , con la preziosa guida del Primario del Laboratori o, il Patologo Clinico Luigi TROPEANO, ho allestito un Servizio Trasfusionale ( attività allora ancora in fase pionieristica nel nostro paese). In pochi anni il Servizio riuscì ad operare secondo i dettami della scienza in questo campo, grazie alla frequentazione presso il Policlinico Universitario di Milano con alcuni Medici all’avanguardia. Di questi vi furono: dal 1966, Girolamo SIRCHIA, Soldano FERRONE e Francesco Mercuriali dell’Istituto di Semeiotica Medica (Immunoematologia, Produzione di emocomponenti, Buon uso del sangue, e rigorosa selezione dei Donatori di sangue volontari); dal 1968, Francesco DAMBROSIO della Clinica Mangiagalli ( Malattia Emolitica del Neonato Rh: riferimento per trattare alcuni casi di Trasfusione Intrauterina ed effettuazione della Profilassi con immunoglobuline anti-D); dal 1970,Salvatore DEL PRETE, Domenico COSTANTINO e Maurizio DOGLIA della Clinica Medica (impiego di reagenti prodotti personalmente per la determinazione dell’ “Antigene Australia”- poi HBs Ag – marcatore del Virus Epatite B (HBV) che permise di identificare donatori portatori asintomatici del virus prima che venissero messi in commercio i relativi kits diagnostici.
Per quanto riguarda l’HBV molto importante fu la frequentazione, dal 1973 in poi, del Centro Trasfusionale dell’Ospedale di Lodi, diretto da Guglielmo BEDARIDA, altro pioniere e mio insostituibile Maestro.
Va anche ricordata l’attività pionieristica che il Servizio Trasfusionale di Rho svolse nel campo del Plasma/Exchange, trattando con successo alcuni casi di coma epatico ed altre patologie ematologiche.
Dopo una parentesi presso la Divisione di Medicina Generale dell’Ospedale di Rho/Passirana ed in alcuni Laboratori di Analisi pubblici e privati, rientrai in Ospedale a Tradate dal 1980 al 1993 dove ripresi l’attività nel Servizio Trasfusionale che venne riorganizzato ed ampliato sull’onda delle nuove scoperte e delle nuove metodiche di laboratorio che arrivavano a getto continuo .
Nel campo strettamente trasfusionale proseguì l’attività riguardante la selezione dei donatori, la produzione di emocomponenti (soprattutto la produzione di plasma e concentrati di piastrine con le nuove macchine per l’aferesi ) ed il Buon uso del sangue.
Ma le scoperte più eclatanti si ebbero nel campo delle virosi trasmissibili con il sangue, le complicazioni più devastanti, che richiesero il massimo impegno per ridurne l’evenienza fino ad arrivare alla loro pressoché completa eliminazione: ma ci vollero più di 20 anni.
A Tradate ripresi quindi ad occuparmi di HBV, la cui diagnostica si era implementata di nuovi marcatori e delle metodiche sempre più sensibili e specifiche per evidenziarli. Inoltre era stato scoperto daun nostro valente Ricercatore (Mario RIZZETTO) un virus “parassita dell’HBV stesso. Il Virus Epatite Delta (HDV).
Ma le Epatiti Posttrasfusionali continuavano ad imperversare ed il virus,o i virus responsabili, nonA,nonB, rimanevano inafferrabili.
Nell’82 arriva l’AIDS ed è una strage: la trasfusione di sangue è una via di trasmissione: i donatori volontari e controllati sono una popolazione a bassissimo rischio, mentre i donatori a pagamento arruolati dalle ditte farmaceutiche produttrici di PLASMADERIVATI sono ampiamente contagiati e trasmettono l’AIDS in modo massiccio agli emofilici.
Con la scoperta del virus HIV nel 1984 e poi del Virus Epatite C (HCV)nel 1989, con l’introduzione di test sempre più sensibili e specifici il lavoro del Centro Trasfusionale continua a pieno ritmo.
Sempre con la guida di Guglielmo BEDARIDA , le nuove acquisizioni sui virus trasmissibili con il sangue vengono tempestivamente messe in pratica nel nostro Centro, che si avvale della collaborazione con l’Istituto di Virologia dell’Università di Milano diretto da Alessandro ZANETTI.
Oltre all’attività di Diagnostica virale, dalla metà degli anni ’80,il Centro svolge anche una attività di Consulenza Clinica e Terapeutica per i soggetti infettati (donatori e non), attività svolta principalmente dal mio collega Carlo INCARBONE , che si avvale della collaborazione con Antonietta CARGNEL, Direttrice di un Reparto di Infettivologia dell’Ospedale Sacco di Milano.
Le attività di cui sopra, grazie alla collaborazione con i Medici più qualificati operanti in Laboratori attrezzati per le Ricerca più avanzata, fornirono anche materia per alcune pubblicazioni su Riviste prestigiose (come The Lancet), che trovarono conferme da parte di autorevoli Ricercatori in campo internazionale.
Ma l’instancabile stimolo di BEDARIDA per elevare il livello quantitativo e qualitativo delle attività dei Centri Trasfusionali Lombardi per assicurare il più possibile la sicurezza del sangue , a seconda delle conoscenze che via via si venivano accumulando, lo portò ad istituire, dalla metà degli anni ’80, dei Gruppi di Studio per documentare le attività stesse. In particolare per le Virosi Trasmissibili con il Sangue , il Gruppo che riguardava l’HBV/HDV venne coordinato da me. Il lavoro di questi Gruppi fornì importanti Dati Epidemiologici sulla prevalenza dei portatori dei diversi virus nelle popolazioni dei donatori di sangue (HBV/HDV, HIV ed ifine HCV) ed anche alcuni studi sull’incidenza delle Epatiti posttrasfusionali C nei Riceventi. Anche questi dati vennero presentati in vari Convegni e pubblicazioni.
Infine, con l’esplosione dell’AIDS negli Emofilici, largamente contagiati dai prodotti commerciali importati dall’estero , ottenuti da donatori a pagamento ad alto rischio, BEDARIDA diede inizio ad una massiccia campagna di informazione e divulgazione in giornali, TV e Convegni, intesa a raggiungere l’autosufficienza nazionale per il Plasma da impiegare per la produzione di EMODERIVATI.
In questa campagna fui arruolato anch’io, ma entrò in scena anche un personaggio di particolare rilevanza: Agostino TRALDI. Costui, formatosi alla prestigiosa Scuola Ematologica di Modena ( Edoardo STORTI ), fu jl più autorevole pioniere in Italia del trattamento e la cura degli Emofilici; il suo contributo in proposito fu importantissimo, ma ci vorrebbe troppo tempo per illustrarlo. In questa sede va ricordato che fu tra i pochissimi (ma in buona compagnia con alcuni tra i più illustri Ematologi nel mondo) a trattare i suoi pazienti in larga misura con prodotti antiemofilici ottenuti da plasma di donatori volontari, salvando oltre un centinaio di Emofilici dal contagio con l’HIV/AIDS.
E a questo punto la mia “carriera” di trasfusionista lombardo arriva alla fine. Dal 2003 al 2007 mi trasferisco all’Ospedale trevigiano di Castelfranco Veneto: Centro Trasfusionale, Reparto di Ematologia e Centro Emofilici. Qui posso testimoniare il meraviglioso lavoro del Maestro Agostino, lavoro che, dopo il suo pensionamento viene gloriosamente continuato da Giuseppe (Pino) TAGARIELLO che inaugura la nuova epopea della biologia molecolare : dignostica genetica in pieno svolgimento e poi… cellule staminali … trapianto di geni … chissà! Per il vecchio trasfusionista non c’è più posto e se ne va in pensione anche lui.

Messaggio per il lettore
Ho riassunto brevemente la mia biografia perché il lettore possa rendersi conto della competenza di chi ha osato affrontare un argomento così spinoso quale l’Epidemia di HIV/AIDS nei Donatori cinesi.
Una ben più estesa trattazione della mia esperienza di medico trasfusionista ospedaliero verrà raccontata in altra sede (Blog).
Mi sono sentito in dovere di scrivere questo saggio perché sono rimasto sconcertato dal fatto che uno come me, che ha passato tutta la sua vita professionale tra Donatori, Emofilici, Plasmaferesi, Epatiti ed AIDS, seguendo i Medici più qualificati (guardate su Pub Med il loro curriculum) e mantenendomi il più possibile informato, almeno fino al 1997 ( ma anche in seguito, sebbene non in modo sistematico), sulla letteratura riguardante questi argomenti, solo nel 2013, la lettura di un Romanzo di uno srittore cinese (Yan Lianke), mi ha rivelato la storia vera del contagio.
Inizialmente non ci volevo credere: si sa che i romanzieri lavorano molto di fantasia. Mi ricordavo di aver letto una lettera a Lancet nel 1995 che accennava alla questione, ma ritenni che fosse un caso isolato e non mi interessai più della cosa.
In realtà nel 2005 un giornalista francese di punta (Pierre Haski) aveva pubblicato un Reportage allucinante, con documentazione fotografica sull’argomento,ed era stato tradotto anche in italiano. Sebbene sia un accanito frequentatore di librerie non ricordo di aver notato il saggio di Haski. Forse l’immagine truculenta della copertina non risultava troppo alettante neppure per uno che di sangue se ne intendeva. E poi si sa che anche i giornalisti tendono ad esagerare per catturare più lettori.
Ma la lettura del Romanzo di Lianke non poteva lasciarmi indifferente e così mi misi a navigare sul web e venne fuori tutto … e di più.
Le informazioni sulla stampa, youtube e siti web attendibili erano una marea, ma frammentarie, scarsamente documentate e soprattutto si fermavano per la maggior parte nella prima metà del 2000.
Data la mia competenza, ritenni di dover consultare direttamente la letteratura scientifica sull’argomento e qui mi trovai in una ben più ampia e documentata marea di lavori originali, rewiew, pubblicazioni in interi volumi nonché Relazioni di Organismi Internazionali (UNAIDS, WHO e altri) in massima parte di Autori cinesi tra i più rinomati e competenti. Infine tale documentazione risultava aggiornata fino al 2015.
E così venne fuori questo saggio, nel quale ho deliberatamente riportato una gran parte del materiale consultato perché si possa valutare quanto schiacciante sia la documentazione disponibile che dà la “titanica” dimensione dell’epidemia, ancorchè ampiamente approssimata per difetto.
Ho inviato via internet il saggio a diversi Colleghi, tra quelli più competenti in infettivologia, virologia e medicina trasfusionale, ho riscontrato che anche loro, come era capitato a me, non avevano idee precise e sono curioso di sapere che reazioni avranno alla lettura del mio saggio, se lo leggeranno.
Tutto questo mi ha convinto della necessità di raccontare questa storia che non può essere ignorata soprattutto per rispetto delle innumerevoli vittime dell’AIDS moltissime delle quali rimaste sconosciute.

PARTE QUARTA – Conclusioni

Una Epidemia ancora in gran parte sotto silenzio?

L’abbondantissima documentazione prodotta da varie ed autorevoli fonti sulla epidemia di HIV/AIDS nei donatori di sangue/plasma commerciali in Cina, riportata in questo saggio, fornisce il quadro di una  tragedia di dimensioni  tali che non è esagerato definire, come è stato fatto, “titanica”.

L’entità del numero di persone infettate dal commercio del sangue (non solo i donatori, ma anche i loro coniugi, figli, partners sessuali e pazienti trasfusi), come risulta da tutte le fonti (anche quelle ufficiali delle massime autorità  sanitarie  governative), è stata stabilita in modo approssimativo da stime con range elevato e scarsa attendibilità. Come si è visto, le cifre fornite dalle Sentinelle di Sorveglianza Nazionale sono in grandissimo difetto per il ritardo con il  quale sono state istituite ed  in numeri del tutto insufficienti a coprire le aree più contaminate da quel commercio, e proprio negli anni cruciali nei quali avvenne l’esplosine dell’AIDS nei donatori.

È pure stato ripetutamente denunciato come questi ritardi e indagini insufficienti nelle province più colpite, non furono casuali ma dovute alla resistenza dei funzionari politici e sanitari, molti dei quali anche direttamente coinvolti nel lucroso business del plasma. Non solo le indagini vennero ritardate, e quando effettuale si tentò di non divulgarle, ma  anche i provvedimenti emanati dal governo centrale per curare e supportare le vittime dell’epidemia, vennero in gran parte disattesi o addirittura ostacolati se non erano sotto controllo politico, come nel caso delle ONG.

Non è certo una infondata illazione affermare che il comportamento dei responsabili politici e sanitari di quelle province sia stato dettato dal cinico disegno di procrastinare il più possibile l’accertamento delle vittime dell’epidemia e ostacolare i provvedimenti per curarle e alleviare le loro sofferenze, in modo da togliere di mezzo scomodi testimoni e ridurrre il loro numero nelle cifre ufficialmente comunicate agli organi di sorveglianza.

Per conoscere almeno con maggiore approssimazione il numero delle vittime di quel commercio del sangue, occorrerebbe uno studioso come Yang Jisheng, che documentò, dopo 50 anni la grande carestia del 1958-1962 (nota 1).

Il successivo massacro della grande rivoluzione culturale del 1966-1976 fu documentato dal fotografo Li Zhensceng, in una pubblicazione avvenuta quasi 30 anni dopo (nota 2). In questo caso le vittime vennero stimate in un numero (molto approssimato) di sei cifre.

Il grande business del plasma, anch’esso risultato in un’altrettanto grande epidemia mortale, fu documentato da numerose fotografie e video, ottenute clandestinamente, che mostravano le tragiche condizioni dei malati di AIDS (nota 3). Ma non ho potuto reperire nessuna documentazione fotografica o video, di come avveniva la donazione del sangue e la  plasmaferesi “con caratteristiche cinesi”, descritta in tante testimonianze. Ho trovato una sola indicazione riguardante un altro celebre fotografo, Li Guang, che effettuò un servizio fotografico sulla raccolta del plasma nell’Henan in cui si riferisce di  un fotogramma che riprendeva una fila di donatori che attendevano di essere salassati e l’epilogo: interi campi agricoli trasformati in cimiteri. Ma il file risulta soppresso! (nota 4). Ma vedi in proposito un aggiornamento nell’ICONOGRAFIA

Le molte testimonianze sulla cruda realtà  riguardante  i disastri  economico/sanitari (carestia ed epidemia AIDS), i crimini politici (rivoluzione culturale e massacro di piazza Tien an Men) nonché il regime totalitario e violento che tuttora caratterizza ampiamente il Partito Comunista Cinese (PCC) (nota 5), testimonianze dei giornalisti, romanzieri, fotografi, e altri ampiamente citati nel presente saggio, sono state pubblicate all’estero e solo in minima misura o diffuse clandestinamente nella Cina Popolare. Malgrado le innegabili aperture dei governi del dopo-Mao nei confronti di scienziati, intellettuali e artisti, la censura verso le opere che denunciano le responsabilità politiche rimane ferrea.

Anche i nuovi dirigenti del Governo centrale, almeno fino a pochi anni fa, sembrano non disposti a fare decisamente i conti con  le imbarazzati  vicende anche se ormai trascorse da vari decenni, e tanto meno con quelle più recenti come l’epidemia di AIDS nei donatori di sangue/plasma. In quest’ultimo caso, assai grave è il mancato riconoscimento delle responsabilità dei rappresentanti politici provinciali, anche di alto livello come Liu Quanxi, non sottoposti a giudizio e addirittura promossi a più alte cariche. Tutte le responsabilità della tragedia vennero fatte ricadere sui gestori delle stazioni di raccolta “illegali” che operavano con metodi “non corretti”, senza riconoscere che molte di queste stazioni erano gestite da funzionari governativi e loro familiari, come lo stesso Direttore del Dipartimento Sanitario della Provincia dell’Henan.

Le contraddizioni della politica cinese sono state efficacemente illustrate da Pierre Haski, anche per sua diretta esperienza (nota 6), e si può comprendere come il riconoscimento della verità incontri grandi difficoltà per i dirigenti del PCC, i quali hanno ben ragione di temere che le forti tensioni sociali latenti tra i gruppi più svantaggiati e discriminati della popolazione, possano esplodere come sporadicamente avviene (nota 7). Tanto più se questa popolazione costituisce oltre il 60% di quella presente in tutto il paese: i contadini poveri nelle province della Cina centrale.

Come si è detto, la divulgazione  dell’epidemia nei media, giornali, settimanali e riviste, avvenne senza grande clamore malgrado la “titanica” entità del fenomeno, e avvenne soprattutto nei primi anni del 2000, dopo la pubblicazione del Rapporto dell’UNAIDS.

A differenza delle Riviste Scientifiche più qualificate che hanno pubblicato ampi resoconti divulgativi, rivolti alle persone più colte e scritte in inglese (Science, Lancet), la stampa a più ampia diffusione (e mi riferisco in particolare all’Italia) pubblicò articoli sporadici, riguardanti casi particolari senza analizzare le questioni in modo approfondito e senza aggiornare di anno in anno le vicende malgrado i frequenti Rapporti ufficiali UNAIDS (l’ultimo del2015), e delle altre Organizzazioni umanitarie.

Non parliamo della torrenziale letteratura scientifica propriamente detta di cui abbiamo dato abbondante documentazione. Quale giornalista si è mai scomodato ad andare ad intervistare uno scienziato? Fanno eccezione INTERNET (dove si trova  di tutto e di più), il saggio di Haski ed il Romanzo di Yan Lianke ma queste fonti di informazione sono seguite da un numero molto limitato di persone.

La RAI TV e l’Epidemia di HIV/AIDS nei donatori di sangue/plasma

Come ha informato il popolo la RAI TV italiana, il mezzo con la più ampia diffusione popolare (a canone obbligatorio)? Una ricerca con le parole chiave CINA- AIDS- DONATORI DI SANGUE ha dato un solo risultato: un servizio di Radio 3 risalente al luglio 2006 con un laconico riassunto, che in pochissime righe riesce a fornire  notizie imprecise ed incomplete. Del tutto assente è qualsiasi accenno a donatori di sangue, o commercio di plasma (nota 8).

Ancora più rispettosa del tabù AIDS/Cina è la Televisione Italiana  che pure ha effettuato ampi servizi sulla realtà cinese, almeno quelli che sono riuscito a reperire (INSERTO ).  Due di essi meritano di essere brevemente riportati: a) una serie su  RAI TV 3 dal titolo “Buongiorno Cina” che andò in onda nel  maggio/giugno 2005, e b) un recentissimo servizio  del 12 giugno 2016 su RAI TG 2  DOSSIER, interessanti per come viene  presentata la “complessa realtà cinese” alla luce di quanto documentato in questo saggio.

a) Buongiorno Cina, RAI 3 2005 (nota 9) La presentazione della serie esalta le conquiste del miracolo economico (la Cina è definita il “paese dei primati”): metropoli che rivaleggiano con New York, il benessere, i capitali che arrivano dall’estero… Si dice però anche che la realtà cinese è “estremamente complessa” e questa viene illustrata ampiamente nei diversi servizi.

Va subito detto che i giornalisti, per svolgere le loro inchieste, hanno dovuto ottenere l’autorizzazione dal Ministero degli Affari Esteri nelle diverse Province, che hanno provveduto ad assegnare gli “interpreti” (scelti da funzionari del Partito), che fanno loro da guida, indirizzandoli in determinate zone e a intervistare persone opportunamente scelte  (soprattutto i contadini nelle campagne e gli operai nelle fabbriche), in modo da evitare di documentare scene o raccogliere testimonianze imbarazzanti. I giornalisti lo dicono chiaramente: “il nostro lavoro ha potuto cogliere solo qualche riflesso…. Frammenti scomodi sono rimasti lontani dai nostri occhi…. Per il forte controllo sociale”. Cambiano i tempi ed i politici, ma in Cina continua ad essere sempre in vigore, per i giornalisti, la “visita guidata”, e chi è troppo curioso fa la fine del celebre giornalista Tiziano Terzani espulso nel 1984 dopo 5 anni, per “attività controrivoluzionaria”, (vedi anche Premessa nota 6).

I giornalisti forniscono corrette informazioni riguardanti le zone rurali, dati del 2004: i contadini sono 800 milioni (il 65% della popolazione totale), 140 milioni sono migranti ed emigrati, 200 milioni vivono sotto il livello di povertà, vale a dire dispongono di 23 euro al mese (nel 2002 erano 7 euro).

Altre informazioni scomode riguardano il numero di suicidi tra le donne: 15.000 ogni anno (il 50% di quelli che vengono riportati nel mondo), gli incidenti sul lavoro (400.000 all’anno con 5.000 morti), gli operai licenziati (secondo Amnesty nel 2001 sono stati 5 milioni, e dal 2004 al 2006 ne sono previsti 3 milioni all’anno) e le cure sanitarie non sono più gratuite… Quando i giornalisti accenneranno a queste questioni le risposte dei funzionari politici interpellati sono le seguenti: le donne si suicidano perché i mariti le tradiscono (ma sappiamo che l’AIDS ha molto a che fare in questi casi), e gli incidenti sul lavoro avvengono  per colpa dei lavoratori che non adottano le misure di sicurezza. Se qualche testimonianza scomoda riesce a filtrare, come quando un interprete incauto riporta le lamentele di un gruppo di operai licenziati che devono vivere con un misero sussidio (22 euro al mese per 2 anni), interviene il funzionario dell’Ufficio di collocamento che interrompe l’intervista “non è autorizzata!”. D’altronde i licenziamenti sono una conseguenza inevitabile dell’economia di mercato.

Naturalmente HIV/AIDS ed Henan sono parole tabù, malgrado tutto quello che era stato documentato all’epoca (maggio-giugno 2005)  nella stampa internazionale e anche italiana, che i giornalisti  certamente non ignoravano, se  erano così ben documentati sulla complessa  situazione cinese. È facile immaginare che pronunciare quelle parole avrebbe mandato a monte i loro  peraltro pregevoli servizi.

I servizi televisivi documentano la realtà cinese in tutti suoi vari e contraddittori aspetti dalle città modernissime (Pechino e Shanghai) alle miniere di carbone ed alle fonderie e riportano le cifre del miracolo economico: le miniere producono 2 miliardi di tonnellate di carbone all’anno, nel 2003-2004 l’edilizia ha richiesto un consumo si cemento pari alla metà di quello mondiale, la produzione cinese di acciaio è di 340 milioni di tonnellate, il 30% di quella mondiale,e quella di alluminio, un quinto.

Le interviste agli operai esprimono entusiasmo, soddisfazione, addirittura felicità, i salari sono buoni (da 100 euro al mese  a 400- 500). Si può arrivare a lavorare fino a 10 ore al giorno per 7 giorni alla settimana, ma con l’orgoglio di contribuire allo sviluppo del paese.

Le interviste agli operai sono certamente “guidate”, ma quando si andranno poi a vedere quali sono le condizioni dei contadini nelle campagne, la loro soddisfazione (degli operai), se non proprio l’entusiasmo e la felicità, possono anche risultare credibili, malgrado le dure condizioni di lavoro e di basso salario dovute al “capitalismo dai colori cinesi”, secondo la pittoresca definizione di Deng Xiao Ping.

Ed è allora nelle sterminate campagne della Cina centrale, dove da oltre 15 anni è partita l’epidemia di HIV/AIDS che sta mietendo migliaia  di vittime, che i giornalisti non possono evitare di recarsi e documentare, anche se molto sommariamente, le condizioni in cui vivono gli 800 milioni di contadini.

Naturalmente la “visita guidata” indirizza i giornalisti in due Province, lo Shanxi e l’Anhui, in zone dove non vi è stato il commercio del plasma (l’Anhui è stato marginalmente interessato al nord), ma non si possono nascondere le condizioni  di estrema povertà in cui versa la popolazione in alcuni villaggi: per le strade non si vede un’automobile; per trasportare i raccolti, qualche motocarro sgangherato o piccoli trattori, ma soprattutto carretti tirati a mano; case misere dove vivono in gran parte anziani e bambini (i genitori sono emigrati per poter inviare i soldi per mantenerli).

Le condizioni economiche riportate dalle interviste: una donna dice che lei e il marito vivono con 60 euro al mese, un uomo guadagna 300 euro all’anno per tutta la famiglia, un altro parla di 30 euro al mese: per questo c’è l’emigrazione. Il reddito medio in campagna è di 25 euro. Ma c’è un poco  più di ricchezza in un villaggio dove non c’è solo l’agricoltura: una giovane donna lavora in una filanda (8-10 ore al giorno), guadagna 1000 euro all’anno e può permettersi la TV a colori e il frigorifero. Un’ altra attività redditizia è la segheria di canne di bambù: “il tesoro dei tesori”.

La massiccia emigrazione (oltre il 70% dei giovani lavora lontano da casa) è documentata seguendo un’autocorriera che parte da un piccolo centro di campagna per raggiungere la grande città di Pechino. L’autocorriera percorre le strade semideserte della campagna e raccoglie i migranti nei diversi villaggi. Il traffico aumenta progressivamente finchè si arriva alla grande metropoli con i suoi enormi e modernissimi  grattacieli costruiti a tempo di record in meno di vent’anni. I migranti arrivano a destinazione pieni di entusiasmo, vengono dall’ Anhui, Sichiuan, Henan …. A Pechino trovano lavoro: un muratore (100 euro al mese), un netturbino (47 euro al mese),  un meccanico (3-4 euro al giorno), un riparatore di scarpe (6-7 euro al giorno). Tre donne che fanno le pulizie guadagnano 60 euro al mese e ne mandano 30-40 alla famiglia, il marito è anche lui a Pechino e la figlia di 3 anni è al paese con i nonni.

Molte altre questioni e testimonianze sono presentate nei vari servizi, ma ci siamo limitati a quelle che riguardano le campagne, il contesto economico e sociale dove avvenne l’epidemia di HIV/AIDS.

b) La Cina di Frontiera RAI 2 DOSSIER, 2016 (nota 10) Ed ecco, a 10 anni di distanza da Buongiorno Cina, un recentissimo servizio che esalta la Cina quale grande potenza economica e commerciale, che ha creato dal nulla modernissime città dove sono stati eretti grattacieli degni di Manhattan, dove la gente può godere di tutte le comodità e dei consumi più voluttuari. Tutto ciò è sostenuto da una attività imprenditoriale lanciata sui prodotti tecnologici più innovativi, in particolare l’elettronica, nonché da un grande sviluppo delle  arti come l’architettura e le arti figurative che effettuano le più ardite realizzazioni.  In queste città arrivano ancora migranti dalle campagne (per costruire grattacieli occorrono sempre e sempre più muratori), ma sono tenuti nell’ombra ed invece arriva una migrazione di “cervelli”, ed anche molti di quelli “in fuga” dal nostro paese. Sì ci siamo anche noi. Ed infatti il servizio è incentrato su alcuni nostri connazionale che si sono stabiliti in queste città come una gallerista di arte contemporanea, un ingegnere ex dirigente FIAT, un ristoratore/pittore e una valente musicista (flautista) che si è sposata con il suo altrettanto valente direttore d’orchestra cinese. E ci sono anche due studenti che imparano la lingua cinese, e uno pensa di stabilirsi là.

Il documentario ci porta in quattro modernissime città  per mostrare come il processo di modernizzazione sia diffuso in tutto il paese e non solo nelle capitali tradizionali del nord Pechino e Shanghai. Anzi, queste città sono all’avanguardia dello sviluppo economico ed artistico:  SHENZHEN nel Guandong, WEIFANG nello Shandong, CHONGQUING nel Sichuan e WUHAN nell’Hubei.

Le immagini sono stupefacenti è più ancora le cifre. Basta un solo dato: Chongquing è la città più numerosa del mondo con 32 milioni di abitanti (quasi tutto il nord Italia) ed ogni anno ne arriva un altro mezzo milione. Sono i contadini delle campagne che emigrano in massa: dal 70% di 40 anni fa sono ora il 50% della popolazione.

E l’esercito di contadini poveri non qualificati, che giungono in città, fa i lavori più umili come trasportare pesanti pacchi legati ad una canna di bambù per 1 euro al viaggio (25 euro al giorno).

Passato e presente dunque convivono, ma le forti tensioni sociali permangono per la grave sperequazione economica e la violenta repressione esercitata dal partito comunista nelle zone rurali che non sembra essersi attenuata. Da fonti qualificate, si riferisce che il nuovo Presidente Xi Jinping ”recupera terminologia e pratiche maoiste: controllo dei media e arte al servizio del Partito …. È tornato a parlare di ‘linea di massa’ e di ‘unità ideologica’. … ”  Per quanto riguarda gli artisti : Xi “ ha invitato loro a non diventare ‘schiavi del mercato’ …. L’arte e la cultura non possono svilupparsi senza una guida politica” (nota 11)

Forse per questo, nel documentario girato a Shenzhen nell’esposizione di arte contemporanea ospitata in una costruzione avveniristica dove si vedono opere dell’astrattismo più ardito, il commento dello speaker parla di “fuoco che arde sotto la cenere. Ci sono questioni aperte ma la gente ne è all’oscuro perché i media controllati dal Governo non ne parlano ”.  Un artista presenta una sua opera molto curiosa: è una scatola che contiene dell’acqua di mare. E spiega: “ In Cina ci sono tante questioni, il sistema è fragile, in ogni momento si può rompere come la scatola sotto la pressione dell’acqua”.

Con quest’ultima citazione si potrebbe concludere, ma vale la pena di riportare anche la conclusione di Yang Jisheng sul perdurante tabù in Cina riguardante la grande carestia del 1958-1962:

“ Sono convinto che una nazione incapace di affrontare la propria storia non abbia futuro.”

ADDENDUM  ultima ora:  il 20 ottobre 2016, la RAI/TV torna ad occuparsi della Cina nella trasmissione: Il Tempo e la Storia, con lo storico e politologo Giovanni ANDORNINO , che abbiamo già incontrato sempre nella stessa trasmissione, dove era stata chiaramente descritta la grande carestia (Mao Tsedong e “ il Grande Balzo”:  PARTE PRIMA nota 4). Ora viene raccontato il seguito della storia: il dopo Mao e “Le  Riforme di Deng Xiao Ping” (nota 12). Sono riportati gli eventi che  portarono alla vittoria della politica di Deng, ovvero le Quattro Modernizzazioni delle quali la prima è quella dell’ Agricoltura (seguono Industria, Ricerca ed Esercito) ed il suo clamoroso successo che porta ad uno strepitoso aumento del  PIL (+7%) per varia anni di seguito; e la Cina diventa la seconda potenza economica del mondo. Ma c’e anche il rovescio della medaglia: la modernizzazione dell’agricoltura (che era al secondo posto già nell’era imperiale), ora scende all’ultimo posto,  e allo sviluppo economico non corrisponde un parallelo sviluppo democratico e dei diritti civili. Al contrario Deng si assume  la responsabilità della strage di Tien An Men e rivendica la supremazia del PCC su tutte le questioni riguardanti  democrazia e diritti civili. A questo punto mi sarei aspettato almeno un accenno alla strage  da HIV/AIDS dovuta al commercio del sangue/plasma che certamente non contribuì  alla modernizzazione delle zone rurali.  La trasmissione si conclude con la trionfalistica esaltazione della modernissima città di Shenzhen, voluta da Deng per eguagliare, se non superare New York, e dall’altrettanto trionfalistica e megalomanica coreografia delle Olimpiadi cinesi del 2008, che superarono in dispendio e cattivo gusto anche le peggiori  “carnevalate” di Hollywood e Las Vegas.

NOTE

  1. Vedi Parte prima 2a
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  3. Li Zhensheng, un giornalista fotografo che scattò di nascosto migliaia di fotografie che documentano i crimini commessi dalle guardie rosse. Egli riuscì a trafugare quelle immagini ed a pubblicarle all’estero nel 2003 nel libro “ Red Color New Soldier” vedi  Li_Zhensheng_(photojournalist) in Internet.
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  5. Vedi INSERTO 4 Parte ii,3;
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  7. Lu Guang, fotografo e attivista di Greenpeace: 2003 portraits from the AIDS village in Henan.   Le immagini produssero un drammatico impatto in Cina, forzando le autorità locali e regionali a fornire cure e trattamenti che avevano rifiutato in precedenza. http://www.archive.worldpressphoto.org/search/layout/result/indeling/detailwpp/form/wpp/q/ishoofdafbeelding/true/trefwoord/photographer_formal/Lu%20Guang?id=wpp%3Acol1%3Adat2270  FORBIDDEN!
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  9. PCC regime totalitario e violento. Vedi le testimonianze dei giornalisti “cani da guardia” (Parte terza 2, nota4). Per quanto riguarda la violenza, basta l’agghiacciante testimonianza di alcune donne di mezza età (non certo pericolose sovversive), colpevoli di aver inviato petizioni (shangfangzhe) alle autorità locali e nazionali che denunciavano : “ad es. un torto subito, una demolizione forzata, un reato impunito un abuso nella pianificazione familiare e così via …” Le donne sono internate nel campo di rieducazione (laojiao) di Masanjia  a Shenyang nella regione del Liaoning  per periodi di tempo fino a tre anni. Qui sono costrette a turni di lavoro massacranti e se si oppongono vengono seviziate con punizioni corporali atroci. Una inchiesta con le denunce delle donne viene pubblicata  all’inizio di aprile del 2013, in un servizio giornalistico del mensile cinese Lens  “censurata e costata alla rivista la sospensione dalla pubblicazione”. Nei campi, ne esisterebbero 350, convivono diverse categorie di “delinquenti” (tra cui tossicodipendenti, prostitute e i seguaci della setta religiosa  Falun gong). Tutti sono obbligati al lavoro forzato in varie imprese: “ A Masanjia ci sono una fabbrica di lenzuola, uno stabilimento di trasformazione, uno stabilimento tessile  un allevamento di suini meccanizzato …. Nei momenti di maggiore affollamento a Masanjia erano rinchiuse più di cinquemila persone, il cui lavoro non retribuito produceva enormi guadagni”, guadagni che, secondo un ex Direttore del centro potevano arrivare a 100 milioni di yuan ( 12,2 milioni di euro) nell’anno. Brice Pedroletti, Le Monde riportato da:  Internazionale : Rieducazione cinese. 21/27 giugno 2013 pagg. 32-39.
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  11. Illuminante è la testimonianza del giornalista Pierre sui suoi contatti con una giovane editor di una casa editrice di Stato che, avendo letto i suoi reportages  gli aveva proposto, nel 2004 di scrivere un saggio sulla catastrofe dell’AIDS.  Ma arriva il Direttore ed il clima cambia,  ed ecco come: “L’uomo, con l’aspetto austero dei dirigenti cinesi della generazione dei cinquantenni, la cui gioventù era stata segnata  dalla rivoluzione culturale, si schiarì la voce prima di parlare: ‘ In Cina esistono dei tabù che vanno rispettati. L’AIDS  è uno di questi. Non penso che si debba pubblicare un libro sull’AIDS nell’Henan’”. E ancora più illuminante è il seguito ma non voglio togliervi il piacere di leggere tutto il saggio.  P. Haski op cit. pagg. 1-3.
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  13. La Regione più estesa della RPC è quella “Autonoma” dello Xinjiang nel nord-ovest del paese, dove vivono 20,5 milioni di persone, per il 60% appartenenti a   minoranze nazionali, soprattutto  Uyghuri (9,5 milioni) ma anche Huis, Mongoli, Kazaki, Xibos,Kirghisi, Uzbechi, Manchus, Tartari, Tagiki, Daguri e Russi. Il governo  centrale sta favorendo una forte immigrazione di cinesi Han che vengono privilegiati nei posti di lavoro e nelle cariche politiche e amministrative (8,12 milioni nel 2007). Pertanto, le minoranze vivono in condizioni economiche e sociali svantaggiate e queste disparità alimentano risentimento e rivendicazioni separatiste. Frequenti episodi di rivolte anche sanguinose sono in aumento dagli anni ’90 : “gli esempi più recenti di conflitti razziali avvennero nel luglio 2009 nell Urumqui … dove 197 persone persero la vita per le violenze. 1.600  persone furono ferite e 1.434 persone furono detenute” ( op. cit. sotto, pag.82). Ma a sbilanciare ancora di più la situazione arriva l’HIV/AIDS  via tossicodipendenza endovena (IDU). E’ ben noto che la povertà e la marginalizzazione sono le principali condizioni di vulnerabilità per contrarre  l’infezione, ed è altrettanto ben noto che: “ … i provvedimenti più efficace per prevenire la diffusione del virus da IDU sono di evitare lo scambio degli aghi e programmi con metadone. Sebbene l’IDU era la fonte principale della trasmissione dell’HIV nello Xinjiang nei primi anni dell’epidemia, invece che implementare programmi di aghi e metadone, per molti anni gli IDU cinesi vennero imprigionati  nel tentativo malposto di sopprimere il vizio” (ibidem pag.84). Il Governo prese successivamente ma tardivamente, i suddetti provvedimenti ma intanto l’epidemia dilagava per le consuete  vie sessuali (principalmente prostituzione e omosessualità, ma anche madre-figlio),ed  anche in questo caso con inefficaci provvedimenti (informazione, preservativo). In proposito va ricordato che il materiale informativo per la prevenzione dell’infezione era stampato solo in lingua cinese incomprensibile per la maggior parte degli Uyghuri, che pertanto rimanevano vulnerabili alla continua trasmissione del virus. In conclusione il numero totale di persone che vivono con l’HIV /AIDS nello XinJiang è ufficialmente stimato essere nel 2010 di circa 60.000, quasi il  10% delle infezioni totali HIV in Cina.  Vedi : Anna Hayes  HIV/AIDS IN XINJIANG: A SERIOUS “ILL” IN AN “AUTONOMOUS” REGION. IJAPS, Vol. 8, No. 1 (January 2012), 77–102 pdf
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  15. Dall’Archivio di Radio 3 Scienza 2005-2006    Andato in onda il 12. 07.2006  Visualizzazioni : undefined : Cina. anche il virus corre veloce. L’HIV si diffonde in Cina in maniera “preoccupante” come ammettono ormai anche le autorità cinesi. Più del 20% dei contagi si trasmette per trasfusioni illegali. Circa il 40% da tossicodipendenti e l’8% per via sessuale. Secondo il governo gli infetti sono meno di un milione, ma le stime internazionali  parlano di cifre molto più elevate” (evidenze mie). Si parla di “trasfusioni illegali” ma non di donazioni di plasma. Le percentuali: 20 + 40 + 8 = 68% … e l‘altro 32% ? Dati ufficiali (percentuali) 2005: Contatti sessuali: 41,6 (eterosessuali 36,3 – omosessuali 7,3) Tossicodipendenti: 44,3 – Trasmissione madre-figlio 1,4 Plasma/sangue 18,7 (vedi PARTE SECONDA 3, INSERTO 7 Tabella 1).
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  17. Dalla presentazione della serie: Buongiorno Cina le Storie del secolo cinese è un viaggio attraverso un Paese estremamente complesso, protagonista di una straordinaria crescita economica che si manifesta nella nascita di nuove metropoli, nell’emergere di una classe di nuovi ricchi e di un numero consistente di potenziali consumatori, prezioso obiettivo per gli investitori e per i capitali stranieri. È un viaggio nel Paese dei primati, il luogo dove l’esplosione del libero mercato e la sua messa in pratica convivono con la politica del Partito Comunista.
    Il programma visita metropoli cinesi come Pechino e Shanghai, città che secondo alcuni erediteranno da New York il titolo di simbolo del nuovo secolo; un viaggio attraverso le nuove mode e i nuovi stili di vita metropolitani, le nuove libertà acquisite e le aspettative concesse dallo sviluppo. Le Storie del secolo cinese è il tentativo di riflettere, attraverso frammenti di storie di vita, sulla realtà attuale della Cina e di offrire elementi per la comprensione di un paese che, in un futuro prossimo, avrà un ruolo da protagonista”.
    Buongiorno Cina
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  19. RAI TV  12/06/16 – Tg2 – Dossier – Rai 2   “Lo storico settimanale di approfondimento della testata; rappresenta la migliore tradizione Rai per reportage ed inchieste. È la trasmissione che vanta la più lunga durata dalla riforma della Rai. La sua … TV. Noi di RAI facciamo di tutto per renderti la vita più facile ecco perchè …. LA CINA DI FRONTIERA https://www.youtube.com/watch?v=wUAWM4_sgPc 
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  21. Simone Pieranni: Xi come Mao. La nuova rivoluzione culturale. https://ilmanifesto.info/login 13/01(2015 Simone Pieranni, laureato in Scienze Politiche, nel 2009 ha fondato China Files, agenzia editoriale con sede a Pechino che collabora con media italiani con reportage e articoli sulla Cina  http://www.festivaldelgiornalismo.com/speaker/simone-pieranni
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  23. TV 3 Il Tempo e la Storia 20 ottobre 2016 Le Riforme di Deng Xiao Ping
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INSERTO CINA E RAI TV
La serie dei Documentari sulla Cina prodotti negli ultimi 40 anni:1)  Michelangelo ANTONIONI, Andrea BARBATO e Luciano BERIO: CHUNG-KUO – Cina  1972  Il documentario commissionato dal governo cinese (Ciu En Lai) in piena Rivoluzione Culturale non fu gradito dalla moglie di Mao (Banda dei Quattro), che lo definì “contrrorivoluzionario” per cui fu vietato in Cina e proiettato solo nel 2002  http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-3e4d61e2-2d15-4423-8eae-794b0ed2c655.html

prima-partePrima Parte

terza-parte Terza Parte

2) Michele SANTORO: Samarcanda 1991  C:\Users\utente\ICONE VARIE\Desktop\CINA\RAI TV CINA\Samarcanda – Puntata del 04_04_1991 – RaiPlay.html  Presentazione: A due anni dalla protesta di piazza Tienanmen, due troupe di Samarcanda percorrono per un mese la Cina alla ricerca del cambiamento cui la rivoluzione si sperava avrebbe dato vita, fra le dicotomie della parte contadina e di quella urbana e industrializzata. Particolarmente suggestivo il viaggio di 1500 km tra le gole dello Yangtze, il grande fiume azzurro”. Il documentario non nasconde la sua simpatia, malgrado tutto per la Cina (Santoro ex maoista aveva debuttato come direttore del giornale “Servire il Popolo”. Sulla strage di Tien An Men si attribuisce la responsabilità anche agli studenti che non sono stati troppo diplomatici (!).

3)  Francesco CONVERSANO e Nene GRIGNAFFINI : Buongiorno Cina, 2005  http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/page/Page-45b43ec1-b1b2-432f-8127-6931206cb23d.html?set=ContentSet-e23aee72-7d1e-409c-8f68-2196bda05f8f&type=V  

1       2 2

3    4 4   5 5

1) Prima parte  Le aree rurali della Provincia dello Shanxi :19/05/2005
2) Seconda parte     Verso l’economia di mercato 25/05/2005
3)Terza parte  L’anniversario della nascita delle Repubblica Popolare Cinese  2/06/2005
4) Quarta parte  La campagna cinese   09/06/2005
5)Quinta parte La città di Shanghai  15/06/2005

4) 20 anni da Tien An Men 2008    http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/page/Page-5873ec7d-f361-41f3-8dda-6aa4515016ba.html  Finalmente la realtà del massacro di Tien An Men  è descritta in tutta la sua tragica evidenza. Vi è anche un servizio sulla città di Shenzhen, che si vedrà anche 7 anni dopo nel successivo servizio n.6).

shenzhen
Shenzhen 6/2/2008

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Piazza Tien An Men 30/5/2008

5)  Il massacro di Tien An Men  2015  www.raistoria.rai.it/articoli/il-massacro-di-tien-anmen/13248/default.aspx
Presentazione: “3 giugno 1989 Il governo cinese ordina all’esercito di reprimere con la forza le proteste studentesche che ormai dilagano in tutta la Cina.Nella notte del 3 giugno, i carri armati cominciano a muoversi dalla periferia verso la piazza Tien An Men, dove si svolge il cuore della protesta. L’esercito ha l’ordine di aprire il fuoco ovunque trovi resistenza. È un massacro. La foto dello studente disarmato davanti a un carro armato fa il giro del mondo diventando il simbolo della resistenza giovanile al regime di Pechino”.

6)  Claudio PAGLIARA : La Cina di Frontiera   Tg2 Dossier 30/07/2016  https://www.youtube.com/watch?v=wUAWM4_sgPc Presentazione:”Shenzhen, Wuhan, Chongqing, Weifang: four fast developing cities where four Italians are fulfilling their dreams”.
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PARTE TERZA 2 – Pubblicazioni varie

In questa parte vengono riportati ampi stralci di Saggi pubblicati  da vari Autori:  giornalisti, attivisti  e ricercatori universitari (in particolare sociologi), che descrivono le caratteristiche dell’epidemia di AIDS dovuta al commercio di sangue e plasma.  Vengono riportate  anche  diverse analisi riguardanti  il contesto politico e sociale  che fu alla base della vicenda, contesto conseguente agli  eventi storici della rivoluzione comunista riferiti nella Prima Parte, e  le testimonianze dei molti personaggi coraggiosi che , pagando di persona, combatterono per  informare e prestare cure e sostegno alle vittime della tragedia.

Verranno riassunte, in ordine cronologico, quattro pubblicazioni

1) “Una indagine sui Contadini Cinesi”, “Può la barca affondare l’acqua?” (nota 1)

L’indagine,  già citata (vedi PARTE II 2, NOTA 11 ), condotta nel 2001  fu pubblicata nel 2003 (tradotta in inglese nel 2006 e parzialmente in italiano nel 2007)  da due giovani giornalisti cinesi, i coniugi Wu Chuntao e  Chen Guidi. Essi effettuarono un Reportage nell’Anhui,  Provincia attaccata all’Henan, una di quelle che venne coinvolta nella  plasmaferesi all’HIV. E’una testimonianza  importante che  dimostra come il Governo locale, lungi dal farsi carico della tragedia dovuta all’epidemia di AIDS, continuò a martoriare la popolazione.

Dopo la pubblicazione della loro “Indagine”, Chen e Wu sono stati censurati, portati in giudizio e assaliti fisicamente. Sono stati tenuti sotto controllo per mesi, con la richiesta di non parlare con gli stranieri.

2)AIDS and Social Policy in China (nota 2)

La pubblicazione, edita da  Joan KAUFMAN, Arthur KLEINMAN e Toy SAICH (Harvard University Asia Center Cambridge, Massachusetts, 2006), riporta numerosi saggi di sociologi, antropologi e attivisti anti AIDS, e documenta  alcune essenziali questioni sull’argomento. Si tratta di un  volume di quasi 300 pagine, che contiene 13 articoli suddivisi in 4 Capitoli:  I)  Situazione di Base (Background) e Politica,  II) Trattamento,  III) Prevenzione e, IV) Mitigare l’Impatto (Impact Mitigation).

Assai  interessanti sono 2 Articoli nel II) Capitolo, che trattano una cruciale questioni riguardante la diffusione dell’HIV/AIDS in particolare tra i contadini poveri infettati a causa della  plasmaferesi commerciale nella Cina centrale:

2 a) Lo Stigma e le Prospettive per combatterlo. “Le Origini Sociali del PanicoAIDS in Cina”  (pagg. 152-169), L’articolo esamina un fenomeno che si diffuse ampiamente, tra il 2001 e il 2005, in varie città cinesi: false dicerie (rumors) intese a criminalizzare le persone con infezione da HIV/AIDS. Il primo caso avvenne nel 2001, proprio poco dopo l’”International AIDS Day” organizzato con grande evidenza per informare la popolazione e stimolare la solidarietà verso le persone colpite dall’epidemia. (INSERTO 1)

2 b)   “Prospettive  sullo Stigma e  le necessità delle Persone che Vivono con l’AIDS in Cina” (pagg. 171-174).Secondo l’Autore Thomas CAI: ”L’HIV/AIDS è molto  più di una questione medica – è anche una questione sociale e politica. A confronto del rapido tasso di di sviluppo economico avvenuto in Cina nell’ultimo decennio, lo sviluppo delle società civile è molto lento. La società cinese manca di senso democratico e di una tradizione di società civile. Inoltre, la Rivoluzione Culturale (1966-1976) ha creato una crisi di fiducia nella società. Le riforme dei sistemi economici e sociali fin dal 1980 hanno creato il miracoloso sviluppo economico cinese, ma i problemi sociali sono anche aumentati. il grande e crescente divario tra ricchi e poveri …… Queste questioni che aumentano, prodotte dalle recenti politiche economiche, debbono essere affrontate dal governo ma anche dalla società nel suo complesso per poter raggiungere una risposta più efficace. Questo è cruciale ….. per contenere l’HIV, che è innescato dalla povertà e da altri problemi sociali. …….La registrazione delle ONG è estremamente difficile in Cina ……. La precedente negazione  (dell’AIDS)  ….  lo stigma e la discriminazione ……. La  scarsa consapevolezza dell’HIV/AIDS nella popolazione generale che è essa stessa massivamente vulnerabile …..   favoriscono  la diffusione dell’epidemia invece che contribuire a tenerla sotto controllo ……”

INSERTO 1  
da: “The Social Origin of AIDS  Panics in China”

Nella città portuale di Tianjin, con circa nove milioni di abitanti, venne diffusa via Internet e Messaggi su cellulari, una sensazionale diceria  secondo la quale un gruppo di pazienti con l’AIDS provenienti dalla Provincia dell’Henan era  venuto nella città per fare danni usando siringhe per iniettare il loro sangue  infetto nella gente che prendeva gli autobus, faceva shopping nelle strade o ballava nei night-clubs.

Le indagini della  Polizia, sebbene con ritardo,trovarono che la diceria non aveva alcun fondamento. Ma nel 2005, sempre in coincidenza con l’AIDS Day, supportato da Artisti, Celebrità  ed in gran numero  Ministri del Governo centrale (segno che il Partito Comunista e il Consiglio di Stato prestavano grande attenzione  ed incoraggiamento alla campagna), vennero nuovamente diffuse dicerie che pazienti con l’AIDS usavano aghi infetti per danneggiare il popolo innocente. Questa volta molte dicerie circolarono in grandi città come Shanghai e molte altre. Le dicerie parlavano di aghi infetti piantati in sedie e panchine nei luoghi pubblici (a Jinan); un messaggio via cellulare avvertiva che pazienti pungevano a caso la gente con siringhe contenenti il loro sangue (a Nanjing); ancora voci allarmistiche parlavano di “aghi AIDS” usati da criminali per attaccare le scuole e due studenti erano stati infettati ( a Shenzhen); infine a Shanghai si diffuse la diceria che pazienti con AIDS usavano “aghi avvelenati” per pungere la gente nelle stazioni ferroviarie.

Anche in questi casi la Polizia smentì le dicerie attraverso i media, tuttavia, il panico tra la gente si diffuse  e contribuì ad alimentare lo stigma verso i sieropositivi e  soprattutto verso i contadini poveri infettati dalla vendita del plasma.Ci furono malviventi che sfruttarono le dicerie minacciando la gente con aghi (non infetti) per derubarle, ma in nessun caso si trattava di contadini provenienti dall’Henan.

Lo stigma riguardò ampiamente i drogati, gli omosessuali e le “lavoratrici del sesso”, ma anche  la povertà e la scarsa consapevolezza dei rischi, vale a dire l’eccessivo mercato del sangue dei contadini poveri ed ignoranti della Cina centrale.  E si arrivò ad attribuire parte della colpa della diffusione del virus,  avvenuta per le   procedure ad alto rischio impiegate nei centri di plasmaferesi, alle vittime stesse. Queste ultime infatti vennero percepite come gente che aveva scelto una strada rapida e facile, invece del duro lavoro ,  per ottenere denaro extra.  E benché  il largo pubblico  Cinese percepì i contadini infettati come “vittime innocenti”, tuttavia vennero anche considerati così ignoranti da continuare a vendere il loro sangue anche dopo che il governo aveva ordinato la chiusura dei centri di raccolta del plasma e continuò  la vendita clandestina del plasma a metà anni ’90.

Si riconoscono i positivi cambiamenti  avvenuti negli ultimi anni da parte del Governo centrale (una buona politica da parte di Pechino), che ha implementato molte attività e pianificato un maggior numero di programmi per rispondere all’HIV/AIDS: “ Ma tutti questi sforzi incontrano ancora la resistenza dei funzionaridi medio- e basso-livello.  Alcuni Attivisti AIDS sono stati supportati … ma pochi gruppi di HIV positivi sono stati formati. … lo sviluppo di  questi gruppi è come coltivare dei semi sulle rocce. ……. In Cina, il problema HIV/AIDS potrebbe essere un disastro  – oppure potrebbe rappresentare una grande opportunità per  realizzare l’ assai necessario cambiamento sociale”.
3)HIV in China: Understanding the Social Aspects of the Epidemic(nota 3)

Il volume edito da due sociologi, un cinese Jing JUN, ed un’australiana Eather WORTH, raccoglie in oltre 200 pagine, 9 saggi che rivelano le verità nascoste sulla diffusione dell’HIV e analizzano i suoi impatti sociali. I saggi sono opera di giovani Autori Cinesi (antropologi,  sociologi, economisti, psicologi, giuristi….)  Il Quarto Saggio  porta il seguente titolo: “ ‘Oro Rosso’. Sangue ed il  ruolo di una macchina nella epidemia dell’ HIV nella Cina centrale”.

Nell’Introduzione  di Jun e Worth, a pag.5  si legge: “ …l’epidemia di HIV in Cina – fino in tempi recenti – ha seguito strettamente  due vie socio-economiche . Da un lato l’epidemia fu indotta  da tre principali spinte   (drivers) economiche – il commercio del sangue,  il commercio della droga e il commercio del sesso. Dall’altro lato, l’epidemia si propagò a spese di  tre popolazioni socialmente emarginate: i residenti rurali  impoveriti della Cina centrale, le minoranze etniche  delle zone di confine, e le donne lavoratrici migranti  in molte città cinesi”.

E riassumendo il Quarto Capitolo, apag. 6 e 7 si legge ancora:

“ Nel Quarto Capitolo, Su Chunyan affronta la questione di come la plasmaferesi ebbe un ruolo devastante nella diffusione dell’HIV nella Cina centrale alla fine del 1990 ed inizio 2000. Adottata  per un mercato di vendita del sangue nei primi anni ’90, questa  macchina fu utilizzata in modo rischioso e portò l’infezione HIV  tra i residenti rurali che cercavano di ottenere un reddito extra con le donazioni di plasma a pagamento. Su Chunyan osserva che i rischi tecnici inerenti all’uso della plasmaferesi furono amplificati dai rischi sociali.  Questi ultimi includevano una situazione di mercato in cui la vendita del sangue e del plasma era ampiamente diffusa, una situazione politica in cui le carriere delle autorità politiche dipendeva dal raggiungimento degli obbiettivi (PIL) locali, e dall’atmosfera sociale  in cui l’attitudine  alla vendita del sangue tra la popolazione rurale cambiò da qualcosa di vergognoso (shameful) ad un modo per poter accedere a beni di consumo.

4)INVESTIGATIVE JOURNALISM IN CHINA Eight Cases in Chinese Watchdog Journalism (nota 4)

Il Volume riporta una serie di Storie redatte da alcuni Giornalisti che hanno partecipato ai Programmi di Studio (Fellowship) del Centro Studi di Giornalismo e Media (JMSC), nell’Unità di Insegnamento e Ricerca presso l’Università DI Hong Kong.

L’Introduzione descrive la situazione del Giornalismo nella Cina Popolare negli ultimi 30 anni e l’attuale “controllata” liberalizzazione .

Vengono quindi riassunte le otto Storie Investigative, che vanno dalla fine del 1990 al 2003.

Del Secondo Capitolo: Rompere il Silenzio – La Storia non raccontata dell’Epidemia di AIDS nell’Henan, Il web ci regala le prime 10 pagine che, data la particolare rilevanza dell’argomento, è stato scritto collettivamente da  vari giornalisti, con ricca documentazione bibliografica.    L’articolo inizia ricordando che la prima segnalazione giornalistica dell’epidemia di AIDS nei villaggi rurali dell’ Henan, venne fatta da un coraggioso giornalista: Zhang JICHENG (vedi PARTE II 2, INSERTO 3 ),  che identificò la causa dell’epidemia nell’attività dei centri di raccolta del plasma che mescolavano e reiniettavano nei donatori i globuli rossi “di scarto”.

NOTE

  1. CHEN GUIDI, WU CHANTAO “Will the Boat Sink the Water?”.  http://www.lettre-ulysses-award.org/authors04/chen_wu.html  (versione itliana Marsilio 2007) Il Reportage venne così definito: “….. un monumentale lavoro di  reportage letterario …… In un periodo di tre anni la coppia viaggiò per più di cinquanta città attraverso la Provincia dell’Anhui nella Cina centrale e intervistò migliaia di contadini …… L’indagine rivela  l’ineguaglianza e l’ingiustizia imposta ai contadini, che riguarda tasse ingiuste, autorità arbitrarie, ed anche violenza estrema ……. Il libro, pubblicato nel 2003,  venne poi bandito, ma copie pirata circolarono ampiamente per tutta la Cina”. Vedi anche: http://www.agichina24.it mercoledi 15 marzo 2015
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  2. Joan KAUFMAN, Arthur KLEINMAN e Toy SAICH AIDS and Social Policy  in China
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  3. HIV in China: Understanding the Social Aspects of the Epidemic Edited by Jing Jun & Eather Worth UNSW  Press  University of South Wales  Sidney AUSTRALIA 2010 http://www.amazon.com/HIV-China-Understanding-Aspects-Epidemic/dp/1742231691 Recensita da: HILLER Sheila Sociology of Health & Illness  Book Rewiew: pagg. 969-70 Blackwell 2011  a)  PanicoAIDS in Cina: L’Autore è un sociologo, il Prof. Jun JING, che incontreremo ancora  più Avanti. b) Prospettive  sullo Stigma:  L’ autore,  Thomas  CAI  è  un  personaggio straordinario   ben descritto da Pierre Haski (op. cit.) : contagiato dall’ HIV in una “vita precedente” ( lo scopre nel 2000), resiste alla tentazione di suicidarsi e con l’aiuto del padre si cura con gli ARV ( i Farmaci Anti-Retro-Virali) importati e costosissimi. Dal 2001 si dedica all’informazione, alla prevenzione,  al sostegno al conforto ed alla  cura delle vittime HIV/AIDS.  Nel 2002 fonda la sua  ONG, AIDS Care, ma la casa dove ospita i  pazienti viene chiusa per l’intervento dei vicini e della polizia. E’ costretto a nascondere la sua identità con lo pseudonimo di Thomas per poter agire più liberamente. Nel 2003 rischia di morire per un ascesso che nessun chirurgo vuole operare ma viene salvato per l’intervento del Ministro della Sanità, Signora Wu Li. Benchè ancora discriminato in Cina, la sua attività continua e  viene supportato da  Organizzazioni internazionali.  Nel 2006  riceve  il “Keith D Cylar International AIDS Activist Award from Housing” (vedi anche: https://www.bond.org.uk/person/thomas-cai
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  4. INVESTIGATIVE JOURNALISM IN CHINA Eight Cases in Chinese Watchdog Journalism Gli Autori: Giornalisti che passarono nel Centro diverso tempo, tennero Relazioni e Seminari, confrontarono la loro esperienza con studenti e altri giornalisti, e infine furono invitati a fornire i  loro elaborati (Case Reports), che vennero pubblicati dopo essere stati supervisionati da un Giornalista veterano di Shanghai (Zhai Minglei), e tradotti in inglese da un ricercatore e scrittore dell’JMSC  (David Bandurski). Questi  Giornalisti Cinesi: “Fornirono inoltre  ricchi e vivaci (poignant) dettagli di come essi rischiarono il licenziamento e cause per diffamazione (libel suits) per aver riportato le ingiustizie e aver dato voce al popolo dei più bassi livelli della società – contadini, taxisti e minatori”.

    Introduzione: La Tradizione del Giornalismo di Ying Chan: 1978, la politica di “Riforma e Apertura”, 2003 punto di svolta quando per la prima volta in Cina avvenne un passaggio pacifico del  potere nel Partito-Stato (Presidente Hu Jintao e Premier Wen Jiabao) e si aprì un maggiore spazio per la pratica di un “Buon Giornalismo”. Una nuova generazione di Giornalisti cinesi è venuta alla ribalta a dispetto di scoraggiamento (harassment), licenziamenti e incarcerazioni. Il Volume è: “un tributo agli uomini e alle donne Cinesi che hanno tenuto fede all’ arte di dire la verità nel riportare integralmente (i risultati del) le loro indagini.” Anche se  ……..” In definitiva molti ritengono che i giornalisti Cinesi siano meri strumenti del partito, succubi della sua propaganda.” È peraltro vero che: “Il Partito Comunista Cinese continua a mantenere uno stretto controllo sui suoi mezzi di informazione con strumenti legislativi, amministrativi ed extralegali. Tutti i Giornali e le Riviste sono proprietà dello Stato ……..   Editori e Reporters  licenziati arbitrariamente (at  will) …. pubblicazioni  soppresse senza motivazioni…….” Tuttavia: “  I migliori Giornalisti Cinesi qui riportati …. sono sopravvissuti che hanno saputo abilmente esercitare l’arte suprema di riuscire a navigare nel sistema di controllo Cinese dei media “.

    Otto Storie Investigative: Riportiamo per esteso questi riassunti  perché  mettono a nudo alcune delle vicende più scottanti della Cina contemporanea, che fanno da sottofondo all’ epidemia. Quest’ultima  viene  riportata per esteso, e  ne citeremo ampi stralci. Le Storie, in ordine cronologico, sono le seguenti:   Capitolo 1) La Saga di Wu Fang, una contadina sfigurata e stuprata da ufficiali locali e dai familiari del marito.  Il Giornalista Lu Yuegang , che denunciò i fatti, fu accusato di diffamazione  e dovette sostenere per otto anni una battaglia legale.   Capitolo 2)  “La storia non raccontata dell’Epidemia di AIDS nell’Henan” ( vedi testo).  Capitolo 3)  Riguarda i “Demoni della Carità” : l’ inchiesta di un giovane Reporter  circa la possibile sottrazione di fondi donati per i bambini di una scuola da parte di una delle maggiori  Organizzazioni Caritative del Paese a Shanghai. Un importante caso di corruzione locale con implicazioni nazionali.  Capitolo  4)   L’Incubo di Ah Wen: la storia di alcuni ufficiali di un Centro  di Riabilitazione per tossicodipendenti che hanno venduto, per prostituirsi, alcune donne sotto la loro cura (protezione?). Capitolo 5)  Un decano  “Investigative Reporter”, conduce per  un anno una indagine  vecchio stile (old fashioned) sullo sfruttamento dei taxisti da parte di compagnie senza scrupoli , con la tacita approvazione delle Autorità Governative municipali di Pechino.    Capitolo 6)  Riguarda giornalisti corrotti  del Youth China Daily ,dell’Agenzia di informazioni di Stato Xinhua, che intascarono tangenti per nascondere una tragica esplosione in una miniera dove furono uccisi molti minatori. Capitolo 7)  E’ un resoconto di come Li Honggu,  Editor del settimanale  di punta  Lifeweek , inviò i suoi reporters per scoprire la rete di relazioni che consentirono ad un modesto ufficiale provinciale di intascare più di un milione di Dollari USA , cifra astronomica per gli standards locali.  Infine, il Capitolo  8)  riporta come Hu Shuli, giornalista ed Editor fondatrice dell’ influente  settimanale economico Caijing, inviò le sue truppe per un Report sulla SARS, l’Epidemia Killer, mentre il Governo occultava  il fatto che la gente moriva negli Ospedali cittadini.
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PARTE TERZA 1 – Pietre Miliari

In questa parte verranno riportati i lavori nei quali sono stati via via revisionati i dati scientifici disponibili nel corso del tempo, dal 2005 al 2014, e si possono considerare come PIETRE MILIARI, nel cammino percorso dall’Epidemia di HIV/AIDS in particolare nei donatori di sangue e plasma.

I dati più strettamente medico/sanitari sono desunti dalle relative Riviste Scientifiche, corredati anche da quelli riguardanti i provvedimenti via via adottati dalle autorità politiche e amministrative. Altri dati, riguardanti le condizioni politiche, sociali ed economiche   sono riportati da saggi di giornalisti, sociologi, esperti di politica sanitaria ed anche attivisti. Alcuni di questi lavori sono stati citati nei precedenti capitoli: in questa sede verranno riportati maggiori dettagli anche con testimonianze più “libere”, ovvero meno soggette al controllo politico, evidente nelle Relazioni ufficiali.

Per non appesantire troppo la trattazione, per ogni Lavoro verranno illustrati i dati essenziali: citazioni più ampie verranno riportate nelle NOTE e illustrate negli INSERTI.

  1. Riviste Scientifiche

Anche in questa rassegna seguiremo il criterio cronologico iniziando dal 2005, anno che presenta una serie di lavori che seguono la pubblicazione del “Titanic Peril”.

Nel maggio 2005, la ricercatrice australiana Anna HAYES (nota 1) riassume con ampia documentazione l’epidemia di HIV/AIDS nei donatori dell’Henan, e ribadisce le indicazioni dll’UNAIDS: “Calcolando che circa 500.000/700.000 persone vivono con l’HIV/AIDS, la Provincia dell’Henan ha un ardua situazione da fronteggiare. Come il Governo nazionale, le autorità dell’Henan dovrebbero capire che coprire (cover-up) e negare, specialmente in periodi di grave crisi sanitaria serve solo a peggiorare la situazione”.

Sempre in maggio dello stesso anno, viene pubblicata una approfondita Revisione della letteratura  (nota 2) da studiosi di varie Università (Giappone, Australia e Cina), che precisa alcune questioni cruciali:
a) i numeri delle persone colpite dall’HIV, ampiamente sottovalutato nei dati ufficiali;
b) La massiccia trasmissione dell’HIV nei donatori a pagamento;
c) lo smantellamento della Sanità rurale e i costi proibitivi per le cure;
d) L’inadeguata identificazione dei casi.
Conclusione : ”Quel che è certo, è che la Cina si trova ora a dover fronteggiare, nel nuovo millennio, una grave epidemia tale da presentare numerose sfide per la salute pubblica e la medicina preventiva”.

Sei mesi dopo un’altra revisione Cino-USA (nota 3), che abbiamo già citato per quanto riguarda i dati socio/economici (nota 11 parte II,2), è pubblicata in un numero speciale, dedicato a: HIV/AIDS in Cina, nella Rivista Cell Research dell’Accademia Cinese delle Scienze. L’articolo precisa ulteriormente i numeri dell’epidemia e, per quanto riguarda gli Ex Donatori di Plasma (FPD), denuncia l’insufficiente Sorveglianza e la mancanza di personale addestrato per implementare efficacemente i programmi di intervento e trattamento, soprattutto a livello rurale. E, tra gli altri, vi è anche l’ articolo citato con il Prof. Yi ZENG in difesa delle NGO (nota 20 parte II, 2).

Nel 2007 abbiamo due importanti “Pietre Miliari”.

1) La prima è una Revisione (nota 4) effettuata da una équipe internazionale, che coinvolge i massimi esperti sull’argomento, dai CDC di Pechino alle Università di Perth (Australia) e Los Angeles (USA), ed è pubblicata con grande evidenza su Lancet (con Editoriale a pag.616, e Commento a pag.621). Sempre in prima fila WU e DETELS, quelli della famosa “lettera al Lancet” del 1995, che ora ritornano nella stessa Rivista quali leaders principali degli studi sull’epidemia e tra gli ispiratori dei provvedimenti del governo cinese per combattere e prevenire l’epidemia (vedi nota 4 parte II, 2).

Gli AA descrivono come condussero il loro lavoro: “un lungo e non sistematico processo che riguardò piccoli-passi iniziali, notevoli programmi educativi domestici ed internazionali, dibattiti, apprendimenti interattivi ‘trial-and error’, e studi scientifici.” , e riportano in una serie di figure gli Eventi più rilevanti, i Provvedimenti legislativi ed i Programmi di intervento per fronteggiare e prevenire l’ulteriore diffondersi dell’ Epidemia dal 1985 al 2006 (INSERTO 1 Figura 1).

INSERTO 1
WU Z. e al. Lancet 2007inserto1Figura 1 Sono illustrati gli Eventi più rilevanti nella storia dell’epidemia HIV/AIDS: le quattro tappe:
a) 1985: primo caso di AIDS in uno “straniero”
b) 1989: prima Epidemia “domestica” nei Tossicodipendenti
c) 1995 seconda Epidemia nei Donatori di plasma ed infine dal 1998: diffusione in tutte le 31 Province cinesi. Provvedimenti legislativi ed i Programmi di intervento per fronteggiare e prevenire l’ulteriore diffondersi dell’Epidemia 1995, istituzione delle Sentinelle di Sorveglianza (prevalentemente per i Tossicodipendenti), e chiusura delle Stazioni di Raccolta (commerciali) di Sangue e Plasma; 1996, Primi trials sui preservativi; 1997, Primo Convegno di Lavoro (Workshop) sulle Efficaci Strategie di Intervento; Novembre 1998, Piano a Medio-Lungo Termine sulla Prevenzione e Controllo dell’HIV/AIDS (1998-2010); Ottobre 1999, Primo trial del Programma Scambio di Aghi per i Tossicodipendenti; Giugno 2001, Piano di Azione per la Prevenzione e il Contenimento dell’HIV/AIDS (2001-2005); Dicembre 2002, Primo trial di Terapia Anti-Retrovirale; Dicembre 2003, Programma “Four Frees One Care”; Febbraio 2004, istituzione del Comitato di Lavoro sull’AIDS del Consiglio di Stato; e finalmente nel Marzo 2006 Regolamentazione sull’AIDS (“Prima legislazione direttamente dedicata al controllo dell’HIV/AIDS”).fig2ins1

Figura 2 Questa figura ricalca quella dell’UNAIDS del Dicembre 2007 con numeri lievemente discordanti per il 2005. La questione verrà affrontata più specificamente in un lavoro successivo (Wang 2010), riportato più avanti. Qui va ribadito il gravissimo ritardo nel programma di ampio screening (active testing), che parte solo dal 2004. E riferiscono le cifre ufficiali di 840.000 nel 2004, e 650.000 nel 2005

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FIGURA 3 che illustra il vertiginoso (rispetto al passato) aumento delle somme di denaro destinate all’HIV/AIDS dal 2003 in poi.

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TABELLA che illustra il Provvedimento: QUATTRO GRATUITI ED UNA CURA; il primo punto riguarda l’offerta gratuita dei Farmaci Anti-Virali per i Pazienti con AIDS Residenti nelle Aree Rurali o i Residenti nelle aree Urbane, privi di Assicurazione.

Sono di seguito discusse varie questioni:
a) Il Piano di intervento 2006-2010 in rapporto alle misure adottate negli anni precedenti
b) La spinosa questione del numero delle infezioni (INSERTO 1 Figura 2), ed in particolare per quanto riguarda le infezioni nei Donatori di Plasma.
c) La svolta del 2003 con il nuovo Governo (INSERTO 1: Tabella 1 e Figura 3)
d) Non vengono tuttavia taciute le difficoltà ad attuare ed estendere i Programmi di intervento.
e) Un altro grosso problema riguarda la necessità di disporre di personale qualificato (sanitari ed educatori) e di strutture/ attrezzature adeguate per la diagnosi ed il monitoraggio dei pazienti (tests di laboratorio), che richiedono adeguate risorse finanziarie. Anche in questo caso i più svantaggiati sono gli abitanti delle aree rurali.
f) La promozione da parte del Governo Centrale delle Organizzazioni Non Governative (ONG)
In ConclusioneDopo un lento avvio ed una riluttanza a riconoscere l’esistenza di attività a rischio nella sua popolazione e della epidemia da HIV, la Cina ha risposto alle risultanze internazionali, alle informazioni dei media, ed alle evidenze scientifiche, adottando provvedimenti incisivi per controllare l’epidemia , impiegando strategie scientificamente validate. Il paese si trova ora difronte alla sfida di estendere questi programmi e convincere tutti i livelli governativi ad implementare queste innovative strategie e politiche innovative”.  

2) La seconda Pietra Miliare del settembre 2007, è un Rapporto di Ricerca pubblicato da “Asia Catalyst, “una Organizzazione Indipendente per rafforzare la società civile e far progredire il diritto alla salute dei gruppi emarginati in Asia” dal titolo: “ Scandali AIDS del Sangue . Quello che la Cina può imparare dagli errori del Mondo” (nota 5).

Il Rapporto inizia affermando che: “…la disponibilità di sangue in Cina rimane pericolosamente non sicura. … La Cina non è la sola; molti altri paesi hanno avuto simili disastri” e vengono riportati degli esempi in diversi continenti: USA, Giappone, Francia e Canada dove, negli anni ’80, “migliaia di persone hanno contratto l’HIV/AIDS da trasfusione di sangue contaminato”. Questi paesi hanno combattuto per fronteggiare questa calamità mediante indagini, indennizzi per le vittime e la regolamentazione della gestione del sangue.

In Cina si è creata una situazione molto più complessa e quella minaccia persiste tuttora (FIGURA 4 INSERTO 2).

INSERTO 2
FIGURA 4 asia catalyst: AIDS blood scandals (2007) Xinhua     SUN e coll 2010fig4ins2Nei quattro paesi economicamente sviluppati l’epidemia dovuta alla trasmissione con il sangue fu identificata a metà del 1980 e si svolse in un periodo di tempo chiaramente demarcato e relativamente breve, e fu bloccata dagli efficaci interventi dei Governi (*). Per contro in Cina l’epidemia fu identificata solo dalla metà del 1990 e la minaccia persiste tuttora.
—————-

(*) Il Canada e gli USA fanno la più bella figura, in realtà negli USA si ebbe la più pesante contaminazione degli emofilici e la Francia fu ingiustamente penalizzata. Inoltre la maggior parte delle infezioni da HIV/AIDS negli emofilici europei (francesi compresi), giapponesi e canadesi fu dovuta ai concentrati antiemofilici prodotti dalle multinazionali USA e importati nei paesi stessi (nota 7)

Il Rapporto analizza quelle esperienze e suggerisce alcune strade che la Cina potrebbe percorrere, imparando dagli errori avvenuti nel mondo: “Le persone che vivono con l’HIV/AIDS hanno urgenti necessità mediche e finanziarie, e ulteriori ritardi potrebbero solo metterli in una situazione ancor più precaria.

Le questioni chiave che riguardano la Cina sono:
a) il precedente dell’Henan
b) Le pressioni economiche
c) L’ ineguale accesso alla Giustizia
la conclusione è che : “Oggi, anche se le autorità sanitarie centrali lavorano per sviluppare ed implementare un programma nazionale coordinato per il trattamento e la prevenzione, casi di infezioni HIV attraverso trasfusioni di sangue in ospedale, continuano a venire alla luce”.

Raccomandazioni per la POLITICA: Assistenza Internazionale, Controllo delle scorte di sangue, Compensazione e Accesso alla Giustizia, Società Civile

Anche nel 2008 abbiamo due Pietre miliari:

1) Una Revisione della letteratura scientifica ricavata da Pub Med dal 1997 al 2006 con le parole chiave ‘HIV ‘AIDS’,‘Epidemia’, ‘Prevenzione’ e ‘Cina’, effettuata da due infettivologi cinesi dell’Ospedale Tianjin.(nota 6)
Vengono riassunte le quattro fasi dell’epidemia (o meglio delle due epidemie: una dovuta alla droga e l’altra al sangue, e gli interventi del governo per venirne a capo. Sono sintetizzate tutte le questioni abbondantemente riportate nei lavori precedenti, in particolare sugli Ex Donatori di Plasma commerciali si riportano le elevatissime percentuali di infezion e l’ elevata mortalità fin dal 2003.

2) Un articolo sulla Terapia Antivirale per gli Ex Donatori di Plasma Cinesi di due Infettivologi (uno dei CDC cinesi e uno dei CDC USA) dall’Università Vanderbilt di Nashville Tennessee – USA. (nota7) Questo lavoro illustra la profonda trasformazione del sistema sanitario cinese con le riforme degli anni ’80 e le conseguenze che tale trasformazione comportò sia nel creare le condizioni per lo scoppio dell’epidemia nei donatori di sangue/plasma, che per ostacolare poi l’adozione di efficaci provvedimenti per la prevenzione, l’assistenza e il trattamento dei malati. Dopo aver riassunto ancora gli eventi che portarono alla massiccia diffusione dell’HIV/AIDS nei donatori, gli AA riportano la risposta del Governo centrale alla tragedia per quanto riguarda il programma di Terapia Antivirale negli ex donatori. Si conclude con una nota ottimistica e la speranza che i programmi di ART possano espandersi grazie alla ricchezza accumulata negli ultimi tre decenni per il boom economico, sia a livello centrale che provinciale “ sebbene il sistema sanitario rurale, ancora ben funzionante, sia economicamente inaccessibile a troppe persone”.

Nel 2010 abbiamo altri tre articoli:

1) Un lavoro, sulla Evoluzione delle Politiche per l’HIV/AIDS in Cina, (nota 8) ancora opera degli scienziati dalle Istituzioni governative centrali della Cina (Pechino), con il Professsor Zunyou WU sempre in prima fila.

Gli A.A. aggiungono   maggiori dettagli ed aggiornamenti rispetto all’ articolo precedente del 2007: viene descritta l’attività di Coordinamento Nazionale delle Risposte all’AIDS in Cina, e la Cronistoria degli eventi dal 1985 al presente (2010). Nella FIGURA 5 / INSERTO 3 , vengono aggiornati i dati riguardanti i casi di HIV/AIDS riportati annualmente con i modi di trasmissione (Tossicodipendenza, Omosessualità tra maschi, Eterosessualità, Donazione di Plasma, Trasmissione Madre-Feto e Ignota). Inoltre sono riportate le politiche basilari effettuate nei diversi stadi in Cina dal 1985 al 2010 , in particolare sull’argomento che ci interessa: il commercio di sangue/plasma.

Dopo aver ricordato che il primo piano di azione quinquennale (2001-2005) ebbe un debole impatto, in particolare nei primi 3 anni (2001-2003), perchè non adeguatamente finanziato poi, con il nuovo Governo ed il varo del secondo piano quinquennale (2006-2010), si pone l’obbiettivo di trattare almeno l’80% dei pazienti in AIDS che soddisfino i criteri per ricevere l’ART.
Conclusione: “ … rimangono carenze nell’implementazione delle politiche, e sono necessarie nuove politiche per affrontare le sfide emergenti”.

Viene poi illustrata la Legge Nazionale per la Regolamentazione dell’AIDS emanata all’inizio del 2006, i suoi importanti provvedimenti, ma anche le difficoltà per la sua realizzazione.

Nella Dicussione finale sono elencate le più importanti carenze per l’implementazione delle politiche HIV/AIDS in Cina.

2) Il secondo lavoro (nota 9), il più ampio mai condotto prima, è effettuato da Autori cinesi, dai Centri Nazionali di Pechino (Controllo Prevenzione e Programmi per l’AIDS) e dai vari CDC delle Province colpite dall’Epidemia relativo ai dati   ottenuti dal 1985 al 2008 nei donatori di   plasma : in prima fila l’Henan, e poi le Province circostanti (Anhui, Hubei, Shanxi, Shandong, Jilin). Dopo aver ricordato ancora una volta la causa dell’Epidemia avvenuta nella Cina centrale all’ inizio ed alla metà del 1990, e cioè le pratiche “sanitariamente scorrette” di raccolta del plasma da parte delle stazioni commerciali, viene  illustrato lo scopo del Lavoro: valutare il tempo e la distribuzione geografica dell’epidemia, nonché dimostrare l’impatto della terapia antivirale sulla sopravvivenza dei malati. A questo scopo vengono analizzati i dati esistenti in due Database Prospettivi Nazionali. Il primo , Epidemiologico, instaurato nel 1997 raccoglie i dati di tutti i pazienti infettati con l’HIV riportati al CDC attraverso il Sistema di Sorveglianza Nazionale :  Il secondo Database riguarda i Pazienti in Trattamento Antivirale, e raccoglie prospettivamente i dati dal 2004. Le informazioni dei 2 Database includono i dati demografici, la sospetta via di infezione, data e metodica di diagnosi dell’HIV, data della diagnosi di AIDS , data della morte ed altre informazioni.

INSERTO 3
FIGURA 5 Xinhua SUN e coll. 2010ins3fig5Dalla figura emergono chiaramente alcuni elementi cruciali:
a) dal 1989 ( inizio dell’ epidemia da Droga) al 2002 sono riportati quasi esclusivamente i Tossicodipendenti (puntini neri ), che aumentano progressivamente fino al 2004 per poi calare fino al 2006, ma con un “rebound” dal 2007 in poi.
b) gli ex Donatori di Plasma (righe verticali) la cui epidemia va dal 1992 fino al 1998 (culmine 1994/95) sono rappresentati in piccolissime percentuali fino al 2002 e solo nel 2003 e 2004 si ha il grande balzo, quando arrivano a superare tutte le altre categorie. Poi c’è il calo, ma si continua ad identificarne fino al 2010.
c) Omosessuali maschi (bianco) ed Eterosessuali (puntini bianchi) compaiono successivamente fino soppiantare tutti gli altri dal 2008.
d) sono presenti elevate percentuali di Ignoti (piccole croci bianche) che calano solo dal 2008, ma che arrivano addirittura a superare tutte le altre categorie nel 2005. Con tutta probabilità molti di questi possono essere ex Donatori che non desiderano essere identificati.

I risultati dello studio sono illustrati dettagliatamente nelle FIGURE 6,7 e 8 INSERTO 4.

INSERTO 4
FIGURA 6cartegeo Distribuzione dell’infezione da HIV per regione tra i ‘ Former Plasma Donors (FPD) inclusi nell’ analisi.
A) Mappa della Repubblica Popolare cinese che mostra la distribuzione geografica di tutti I 36.110 FPD HIV-infettati, inclusi in questa analisi, per località. Ogni puntino rappresenta 20 persone.
B) Mappa ingrandita della Provincia dell’HENAN e delle Province circostanti che mostrano la distribuzione geografica di tutti I FPD inclusi in questa analisi da questa regione
C) Come la precedente, che mostra la distribuzione geografica di solo 16.038 soggetti con una finestra di donazione di plasma di 2 anni. Il picco medio dell’anno in cui si ebbe l’infezione è indicato per le single Contee (con diversi colori).OSSERVAZIONI FIGURA 6
Circa il 95% di tutti i FPD erano concentrati in aree focali dell’Henan e delle Province adiacenti, il picco medio globale delle infezioni si ebbe nel 1994 ma in alcune Contee dell’Henan e dell’Anhui del nord avvenne addirittura nel 1992. Vale la pena di riportare estesamente le considerazioni che in proposito esprimono gli A.A:

“La concentrazione di questa Epidemia da HIV nella Provincia dell’HENAN è impressionante, ed i motivi per i quali avvenne sono complessi. La fonte primaria di plasma impiegato dall’industria proviene dai paesi in via di sviluppo ed i donatori dei paesi poveri sono meno probabilmente dediti all’uso di droga     endovena (IDU). Perciò si ritenne che queste popolazioni soprattutto rurali, come nella Provincia dell’ Henan, fossero “più sicure”, senza molti fattori di rischio per la trasmissione delle infezioni con il sangue. quali l’HBV, e meno ancora l’HIV. Nei primi anni del 1990, l’Henan consentì alle stazioni di raccolta commerciali di raccogliere plasma a pagamento, che si considerò essere, nelle zone rurali,   un mezzo relativamente facile di   guadagno supplementare.   Donare rapidamente il plasma divenne popolare appena il popolo si rese conto che era meno dannoso della donazione di sangue intero poiché ricevevano indietro i globuli rossi e potevano facilmente rimpiazzare il plasma bevendo più liquidi. Non appena il governo realizzò che l’HIV era entrato nel pool del plasma, agì rapidamente per bloccare le stazioni di raccolta. Tuttavia, a quell’epoca, decine di migliaia si erano già infettati. Questa epidemia dei FPD non fu causata dall’uso di droga endovena come è dimostrato dai distinti patterns epidemiologici molecolari tra FPD e IDU . Studi precedenti si focalizzarono nel determinare le prevalenze ed i fattori di rischio tra le comunità dei FPD e trovarono prevalenze dal 7,2 al 25,9% tra coloro che avevano donato il plasma in precedenza. Le infezioni da Virus Epatite B (HBV) erano rare nei FPD perché gli infettati erano scrinati prima della donazione. I tests per l’infezione da Virus Epatite C non erano ancora disponibili a quel tempo e perciò i tassi di coinfezione con l’HIV sono risultati abbastanza elevati. Nel nostro studio i FPD infettati non erano omogeneamente distribuiti attraverso l’Henan, ma erano localizzati in aree focali (Figura 2c). E’ probabile che se avessimo potuto usare i dati a livello dei villaggi (invece che delle contee), le aree focali avrebbero potuto essere ancora più distintamente definite. Si ipotizza che queste aree focali risultino dove erano localizzate le stazioni     commerciali di raccolta del plasma. La maggior parte delle infezioni furono nell’Henan centrale, vicino al confine con l’Anhui, e l’HIV sembra sia entrato in certe contee dell’Henan e nell’Anhui settentrionale fin dal 1992. Negli anni successivi le infezioni raggiunsero un picco nelle contee circostanti, il che suggerisce che le stazioni commerciali di raccolta di plasma si ramificarono da queste aree. In alternativa, è possibile che le stazioni erano già ampiamente diffuse ma che l’HIV entrò prima in quelle che aderivano nel modo meno scrupoloso alle precauzioni per i patogeni trasmissibili con il sangue”.

FIGURA 7
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Distribuzione del tempo dell’infezione HIV. La distribuzione del tempo stimato dell’infezione HIV tra il subset dei 25.960 FPD con date note delle donazioni di plasma iniziale e finale, usando il punto medio della finestra di donazione come data dell’infezione, e stratificata per la durata della finestra di donazione del plasma, da quelli che donarono solo una volta (stessa data della prima ed ultima donazione) a quelli che donarono per più di tre anni. Sono mostrati anche i dati della conferma in Western Blot =WB (metodo specifico per la diagnosi di infezione HIV)  e l’inizio della Terapia Anti Virale Altamente Attiva (HAART).

OSSERVAZIONI FIGURA 7
a) le donazioni di plasma iniziano fin dal 1987, hanno poi l’impennata dal 1991-92 ed il picco nel 1995, ma c’è una coda fino al 1997.
b) I tests per l’HIV sono limitati a poche centinaia dal 1995 al 2002 e poi c’è l’escalation dal 2003 con il picco nel 2004-05; ma numerosi sono ancora i casi identificati negli anni successivi 2008 e oltre.
c) il trattamento antivirale (HAART) inizia nel 2002-03 con picco nel 2005, ma i numeri sono irrisori rispetto a quello degli infettati già in AIDS e deceduti.

FIGURA 8
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Sopravvivenza dall’ infezione HIV e dall’ AIDS alla morte.negli ex donatori di plasma     con finestra di donazione di 2 anni (A N= 15.030) e dall’AIDS alla morte tra la stessa coorte di soggetti diagnosticati con AIDS ( N= 12.242), stratificati a seconda del trattamento antivirale o meno. ( B*)

* Le didascalie delle due linee sono invertite: linea continua: Non in HAART, linea tratteggiata: In HAART.

OSSERVAZIONI FIGURA 8

Affermano gli A.A.: “ Tra i nostri FPD il tempo medio dalla sieroconversione alla morte fu lievemente più lungo, di 13,1 anni (rispetto agli studi precedenti di 7,5 – 12,6 anni in diverse popolazioni), dovuto al bias di sopravvivenza nella nostra coorte. Lo screening di massa avvenne nel 2004-2005 quando venne raccolta la maggioranza dei dati demografici nei Database. Ciò avvenne probabilmente almeno dieci anni dopo che l’infezione HIV era avvenuta per la maggior parte. Perciò mancarono allo screening coloro che avevano già sviluppato l’AIDS ed erano morti, con tempi più brevi di mortalità, o quelli con tempi tipici di mortalità ma che si erano infettati prima. Il bias per i tempi più brevi di mortalità può essere ampio, perché molte persone donarono ripetutamente e ricevettero un inoculo di HIV più elevato che è stato correlato con una più rapida progressione in AIDS. Pertanto,     il vero tempo medio dall’infezione alla morte è più breve di quello stimato di 13,4 anni. Il bias dovuto a coloro     infettati prima influenza le nostre datazioni dell’infezione HIV in quanto coloro che si infettarono prima (e perciò morirono prima) non furono inclusi. Pertanto il vero tempo del picco dell’infezione è possibilmente anteriore al 1994. A causa dei dati insufficienti sull’infezione HIV e la mortalità dal 1990 ai primi anni 2000 l’entità di questi bias di sopravvivenza sui nostri risultati, è incerto”.

 La storia naturale dell’infezione HIV, viene analizzata in questa numerosissima coorte, che supera tutti gli studi effettuati in precedenza. Ma ci sono diverse condizioni pregiudizievoli (bias), che vengono chiaramente descritte dagli A.A. stessi.

Per quanto riguarda l’impatto dell’ HAART illustrato nella figura 8 B, sebbene anche in questa casistica pesino i bias sopra ricordati, i risultati furono senz’ altro importanti : … la mortalità tra i pazienti con AIDS   trattati (con HAART), precipitò da 22,6 a 4/5% persone/anno …   i pazienti FPD con AIDS trattati sopravvivevano per il 70% dopo 5 anni.”

Va sempre sottolineato   che il numero dei pazienti trattati fu estremamente ridotto rispetto agli infettati, molti dei quali deceduti ed i supersiti trattati quando la malattia era ormai in stadio avanzato.

3)Il terzo lavoro
, sempre del gruppo di Pechino (nota 10),  si propone di valutare il numero di persone con HIV/AIDS in Cina sulla base dei dati raccolti dal 2003 al 2009 nelle varie zone della Nazione (a livello di Province, Prefetture e Contee) e nei vari gruppi a maggiore o minore rischio di infezione. I dati sono riportati nelle TABELLE 2,3 e 4  INSERTO 5.

INSERTO 5
TABELLA 2
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TABELL A 3
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TABELLA 4
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Nella Tabella 2 si vede come nel 2003, il “Range” dei valori per i Soggetti che vivono con l’HIV/AIDS (PLWHA) sia molto ampio ( addirittura 550.000), e la stima dei casi di AIDS non presenta alcun Range. La situazione migliora negli anni successivi ma i Range restano comunque elevati.

Per quanto riguarda i siti di sorveglianza sentinella (Tabella 3), la situazione migliora negli anni successivi ma molto lentamente da 148 a 248 tra 2003 e 2005 ed una impennata a 929 nel 2007.

Anche i numeri di PLWHA (Tabella 4) valutati a seconda della via di trasmissione sono assenti nel 2003, ed è il periodo in cui c’è il massiccio screening degli ex Donatori di plasma. Negli anni successivi la via Plasma/Sangue rimane comunque elevata anche se in calo da 10,7 nel 2005, a 9,3 nel 2007 e 7,8 nel 2009.

Infine la Figura 9 /INSERTO 6, illustra i dati che riguardano la qualità (attendibilità) delle stime sull’entità (size) delle varie popolazioni (A) e delle stime di prevalenza dell’HIV nelle popolazioni medesime (B).

INSERTO 6
FIGURA 9
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Viene fatto il confronto tra i dati del 2007 e quelli del 2009. Per quanto riguarda gli ex Donatori (FPDs), la stima del “size” è eccellente nel 50%, ma quella della prevalenza di HIV è molto bassa: 30,7 nel 2007 e 36,6 nel 2009, e le percentuali di dati solo “accettabili” è assai elevata, rispettivamente del 43,0 e 34,1. Comunque, non si può fare a meno di chiedersi: e la qualità dei dati dal 2003 al 2007 ?

E la conclusione è che:

“ Per i futuri “Estimation Exercises” HIV/AIDS, sono ancora necessari dei miglioramenti. Vi sono ancora molte carenze nei dati che debbono essere colmate. … Il Workbook Method (utilizzato per le Valutazioni), rappresenta un buon punto di partenza ma può non riflettere accuratamente le ampie differenze regionali dell’ epidemia da HIV/AIDS in Cina. …. E non può fornire stime per una serie di popolazioni (tra le quali) ….. coloro che sono stati infettati da sangue e/o prodotti del sangue…“.  

E arriviamo al 2011

Uno studio, (nota 11) prodotto da sociologi cinesi dell’ Università di Pechino in collaborazione con sociologi canadesi dell’Università di Toronto, riporta i risultati di una indagine condotta su un gruppo di persone che vivono con l’HIV/AIDS (PLWHA = People Living With HIV AIDS) nella Cina rurale.

Viene sintetizzata la situazione riguardante l’impatto sociale dell’ epidemia. I sociologi hanno ampiamente documentato lo stigma e la discriminazione verso i PLWHA da parte della popolazione generale, del personale sanitario, e degli ufficiali governativi, ma pochi hanno indagato sull’impatto dell’HIV/ AIDS sulle più strette relazioni personali ( partners intimi, amici, familiari, compagni di lavoro, e personale che presta le cure sanitarie). L’importanza del supporto sociale per far fronte all’HIV/AIDS è pure stato documentato (migliori difese immunitarie, migliore aderenza ai protocolli  terapeutici, migliore benessere psicologico e di salute mentale in coloro che possono godere di una robusta rete di supporti sociali).

Lo studio, condotto tra il Novembre 2006 e il Febbraio 2007,riguarda 866 PLWHA. In una dettagliata Tabella, sono illustrati i dati raccolti, analizzati con rigorosi metodi statistici.

Nel discutere tali risultati, gli AA osservano che le persone più anziane sono maggiormente soggette a stigma e discriminazione rispetto a quelle più giovani (tra 20 e 29 anni), perché infettatesi molto prima, a metà anni ’90 nella Cina Centrale, ovvero i famosi FPD. E ciò trova conferma in quanto viene successivamente riferito: … il nostro campione venne ottenuto principalmente dai villaggi con la più alta prevalenza di HIV/AIDS, dove la via di trasmissione era primariamente quella delle donazioni di sangue e plasma.”

In conclusione gli AA auspicano maggiori interventi del Governo per offrire assistenza anche economica alle famiglie più povere (assistenza attualmente troppo modesta), e sottolineano le sostanziali disparità economiche e le differenze culturali tra le regioni urbane e quelle rurali della Cina.

2014
L’ ultimo lavoro è anch’esso frutto di un’ampia collaborazione tra numerosi Centri di ricerca Universitari ed Ospedalieri sia cinesi (con Hong Kong) che di altre nazioni (Giappone, USA, UK). Si tratta di uno studio che impiega le più sofisticate tecnologie di biologia molecolare e dei programmi di analisi statistica più complessi (softwares),   per la determinazione dei diversi genotipi del Virus Epatite C (HCV). (nota 12)

Lo scopo dei ricercatori è quello di ricostruire la storia epidemiologica e le tendenze migratorie dell’HCV in Cina, che si ritengono essere uniche e complesse, ma variabili tra le diverse regioni del paese: il loro studio supera i limiti di quelli precedenti in quanto analizza un ampia casistica di donatori di sangue volontari. raccolta in numerose località della Cina.

Seguendo il discorso degli A.A., è possibile rendersi conto del valore di quanto viene documentato soprattutto riguardo all’argomento che più ci interessa, ovvero l ’epidemia da HCV , strettamente legata a quella da HIV/AIDS nei donatori commerciali. L’indagine è effettuata sui donatori volontari, tuttavia significative informazioni sono estrapolabili anche ai donatori ed al la popolazione della Cina centrale rurale

Vengono riassunte le caratteristiche dell’HCV che presenta diversi Genotipi , Sottotipi e Varietà evidenziabili con le moderne tecniche della Biologia Molecolare. I genotipi predominanti globalmente in Cina (al 95%) sono 5 , denominati, in ordine di prevalenza : 1b (45%), 2a (20%) , 3a – 3b ( 18%) , e 6a ( 13%).

Tuttavia, vi sono spiccate differenze regionali e nelle diverse popolazioni. Ad esempio nella Provincia dello Yunnan (sudovest) il genotipo 3 sta crescendo ed in quella del Guandong (sud) il 6a è in netta prevalenza tra i tossicodipendenti endovena (51%) ed i donatori volontari (49,7%). Il genotipo 6a, la cui origine ancestrale viene fatta risalire al Vietnam, si diffonde poi alle altre Province, ma solo al sud.

I dati ottenuti dalle indagini molecolari sono illustrati in diverse figure assai complesse che non starò ad illustrare nei dettagli. In sintesi i dati sono illustrati come come Alberi Filogenetici, analoghi a quelli impiegati per descrivere l’evoluzione di tutti i vari organismi viventi sulla terra, uomo compreso. Ogni Genotipo, e Sottotipo viene riportato singolarmente in tale albero filogenetico, nel quale, con diversi colori sono riportate le diverse Regioni della Cina dove sono stati rilevati i vari Genotipi e Sottotipi stessi. Per ogni linea evolutiva sono poi riportate le Ramificazioni corrispondenti alle numerosissime   Varietà Alla base del grafico, c’è l’intervallo di tempo nel corso del quale è avvenuta la diversificazione dei vari Genotipi, Sottotipi e Varietà. Pertanto,gli alberi sono definiti più esattamente come Alberi Filogeografici.

Come esempio che permetterà di capire più chiaramente quanto ho cercato di esporre sopra è,illustrato nella FIGURA 10 INSERTO 7.

Quello che salta subito all’occhio è l’intervallo di tempo nel corso del quale è stata ricostruita la storia evolutiva dei due Sottotipi: 50 anni (1960-2010). Per avere l’idea della velocità evolutiva del virus, basti pensare all’intervallo di tempo trascorso per l’evoluzione della nostra Specie (Homo Sapiens) dal Progenitore Comune con lo Scimpanzè: circa 7 milioni di anni ! E la nostra linea evolutiva è l’unica sopravvissuta tra tutte le ramificazioni successive di Ominini.

Il Sottotipo HCV 2a, già incontrato come marcatore di trasmissione per la “via del plasma” da YIN e al. nel 2003, confermato da HUANG e al. nel 2009 citato dai nostri AA, (vedi ADDENDUM), viene ancora riconfermato in questo lavoro con i metodi biotecnologici più sofisticati.

Per concludere, non si può fare a meno di citare per esteso e in grassetto le considerazioni degli A.A. stessi:

“ La crescita esplosiva di questi 5 sottotipi dell’HCV in Cina, fu dimostrata, in modo consistente, essere avvenuta dal 1993 al 2000. Questo corrisponde al periodo durante il quale erano comuni le trasfusioni di sangue contaminato , dovute ad errate procedure, nel corso di una campagna (per la raccolta) del plasma, promossa ufficialmente.   Usando un modello parametrico, noi stimammo   i tassi di crescita delle popolazioni di HCV durante questo periodo e suggerimmo che certe barriere contro una efficiente trasmissione del virus vennero rimosse, consentendone la disseminazione in tutta la nazione. Sebbene questi dati supportino il concetto che la campagna per il plasma fu alla base dell’elevata prevalenza dell’HCV in Cina, gli attuali patterns di distribuzione dei genotipi HCV vennero anche determinati dalle successive migrazioni umane. . Ad esempio, recentemente c’è stata una ondata migratoria verso le regioni costiere, dove il rapido sviluppo economico ha portato da decenni alla crescita economica, e perciò attrasse milioni di migranti ed immigrati. Noi proponemmo l’ipotesi che tali cambiamenti nella distribuzione dei patterns dei genotipi HCV può essere riflessa consistentemente negli Alberi Filogeografici ricostruiti usando le sequenze dei principali 5 Sottotipi HCV campionati nelle diverse Province”.

ULTIMA CONSIDERAZIONE (mia) : Questo studio dimostra quale potenza abbiano i metodi biotecnologici, non solo per diagnosticare malattie genetiche e per incastrare criminali, ma anche per ricostruire la Storia di una Epidemia Virale (magari anch’essa con risvolti criminosi).

 

INSERTO 7
FIGURA 10
Due Alberi Filogeografici riguardanti i Sottotipi HCV 3b e 6a.
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il Sottotipo 3b è largamente diffuso a Sudovest (colore blu), e molto meno a Nordovest (giallo) e Centrosud (verde). Per contro, il Sottotipo 6a è largamente diffuso al Centrosud (verde), molto più raramente nelle altre zone del sud (blu e azzurro) e rarissimo al Nord (giallo e rosso). Per non complicare troppo le cose, non riporto le altre numerose Figure del testo (e 3 “Supplementari” di estrema complessità) relative agli altri Sottotipi, ma è importante riferire quanto viene rilevato per il Sottotipo 2a, che: “…evidenziò due gruppi statisticamente ben differenziati: il più ampio presentò sequenze quasi esclusivamente rilevate nel Nordest, mentre il più piccolo mostrò sequenze con una mescolanza di origini geografiche. Il primo può suggerire una fonte comune dei ceppi 2a che sono stati selezionati ed ampiamente disseminati nel Nordovest per degli eventi storici. Tuttavia, dovuti probabilmente a restrizioni temporali e spaziali, questi ceppi non sono stati trasmessi in tutta la Nazione. Per contro, il gruppo più piccolo può riguardare i discendenti di una singola linea che è evolutivamente più giovane ma si è diffusa più ampiamente ad una bassa densità. L’inclusione delle sequenze 2 a da uno studio precedente indicava che questo gruppo più piccolo è strettamente correlato ad una collezione di isolati     ottenuti da ex donatori di plasma commerciali che ebbero un ruolo attivo in una campagna per il plasma commerciale negli anni ’90. Quegli isolati 2 a potevano rappresentare i discendenti di quell’ episodio epidemico”. (evidenze mie)

 

NOTE

  1. HAYES A. AIDS Bloodheads and Cover-ups: the “ABC” of Henan’s AIDS Epidemic AQ: Australian Quarterly Vol. 77, No.3, May – Jun., 2005
    L’Autrice ricorda che il tema comune tra quelle vittime era che tutti avevano venduto il loro sangue; riporta che nel settembre del 2002, un rapporto sanitario, sfuggito dal Dipartimento Provinciale Sanitario dell’Henan, denunciava che dal 35 al 45% dei donatori di sangue in alcune aree della Provincia aveva contratto l’HIV a causa delle inadeguate precauzioni per la sicurezza (il sistema chiamato delle “teste di sangue” = blood-heads”). Il documento, diffuso in Internet, fu ottenuto dall’attivista Wan Yanhai. Wan fu poi arrestato dalla polizia di stato a Pechino ed imprigionato con l’accusa di aver divulgato “un segreto di stato”. Una svolta positiva avvenne nel 2003, quando fu nominata Ministro della Sanità la Signora Wu Yi, e la destituzione del precedente Ministro che aveva tentato di “coprire” la crisi della SARS. Vedi anche: nota 19 Parte II,2
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  2. %.: SMITH DR, WEI N, LEGGAT PA, WANG R-S: HIV/AIDS Prevention in China: A Challenge for the New Millennium Environmental Health and Preventive Medicine 10: 125-129, May 2005
    a) I numeri: “ Nel 1966 fu stimato che vi erano probabilmente tra 150.000 e 200.000 persone affette nella nazione. Tuttavia secondo il Ministero della Salute Cinese, all’ Ottobre 1997 vi erano solamente 8.303 casi ufficialmente registrati. Al Settembre 2001, questo numero ufficiale era salito a 28.133, sebbene le stime suggerissero che molto probabilmente superava i 600.000. Fino al 2002 il Governo cinese insistette che c’erano solamente circa 30.000 casi di HIV nella nazione, sebbene i loro conteggi ufficiali furono successivamente riscontrati essere 25 volte superiori: 840.000. Al 2003 le Nazioni Unite avevano stimato che il numero di casi era vicino a 1,5 milioni. Solo nella prima metà del 2001, il tasso di incidenza dell’HIV in Cina aumentò del 67% e almeno 80.000 persone erano in AIDS conclamata. L’Accademia Cinese di Medicina Preventiva riconobbe finalmente nel 2001 che presto si sarebbe potuto avere la popolazione più alta al mondo di infettati HIV, possibilmente 6 milioni di casi al 2005”. b) i Donatori a pagamento: “ Negli anni ’90 fu stimato che dal 70 al 90% del sangue cinese era ottenuto da persone che vendevano il loro sangue commercialmente. Circa un milione di contadini poveri … donavano regolarmente il loro sangue nella Provincia dell’Henan … Si stimò che fino a 250.000 donatori di sangue divennero HIV positivi “. c) Smantellamento della Sanità rurale : “ … in seguito all’introduzione del libero mercato nel 1978 …. Le cooperative sanitarie rurali che prima fornivano una assicurazione per la salute e cure sanitarie affidabili sono state ora effettivamente abolite … i numeri crescenti di ospedali Cinesi ora richiedono il pagamento per i servizi, escludendo così i meno abbienti”. d) Inadeguata identificazione dei casi: “ Ad esempio, sebbene si stimi che 80.000 pazienti HIV positivi siano ora in AIDS sintomatica, ne sono stati identificati meno del 5%.
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  3. HE N. DETELS R: The HIV epidemic in China: history, response, and challenge www.cell-research.com. Cell Research 15(11-12): 825-832, Nov-Dec 2005 I numeri : “ L’80% dei casi di HIV/AIDS sono tra i residenti rurali. Sono infettati più maschi (74%) che femmine e tre quarti degli infettati sono tra i 29 e i 39 anni di età ”. Gli ex donatori di plasma : “ Gli Ex Donatori di Plasma (FPD) furono oggetto di sorveglianza da parte delle Sentinelle nel 1998 e 1999, ma non negli anni successivi … I centri di raccolta del plasma furono chiusi nel 1995, tuttavia molti operavano ancora illegalmente. … Fino a poco tempo fa molti FPD che hanno potuto essere infettati HIV non sono mai stati testati ”. . Conclusione : “… l’attuale entità dell’ epidemia HIV tra i FPD può essere molto maggiore di quella indicata dalle statistiche correnti. Non sono disponibili statistiche sul numero di riceventi che possono essere stati infettati da prodotti del sangue contaminati”. E: “ La maggior parte della trasmissione HIV ha avuto origine e continua ad avvenire nelle aree rurali dove le disponibilità di trattamento ed i meccanismi di rilevazione sono più scarsi”.
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  4. WU Z, Sullivan SG, Wang Y, Rotheram-Borus MJ, Detels R: Evolution of China’s response to HIV/AIDS. Lancet www.thelancet.com Vol 369 : 679- 690, February 24, 2007
    a) La legislazione (2006) ed il Piano di intervento (2006 – 2010), si osserva: “ … sono passi importanti nello sviluppo della politica governativa relativa alla Cura ed alla Prevenzione dell’HIV/AIDS. Sebbene robusti (bold), questi Regolamenti furono introdotti più di 20 anni dopo che venne identificato il primo caso di infezione da HIV”. Oltre che in notevole ritardo. Le misure adottate inizialmente dal governo risultarono inefficaci : “ Queste politiche iniziali fecero ben poco per fermare la trasmissione dell’HIV; di fatto esse probabilmente promossero l’ occultamento (concealment) delle attività a rischio e resero più difficile l’identificazione dei serbatoi (rerservoires) dell’HIV”. b) Il numero delle infezioni: alla data del 2004, commentando l’aumentata identificazione di soggetti HIV positivi (60.000) in seguito alla campagna di screening esteso nei gruppi a rischio, iniziata nel 2004, gli AA osservano : “Questa aumentata identificazione spiega, almeno in parte il rapido incremento dei casi di HIV riportati nei primi anni del 21 ° secolo (figura 2). Tuttavia anche con questo sforzo, circa il 22% dei 650.000 individui HIV-infetti viventi in Cina alla fine del 2005 sono stati identificati”. c) La svolta del 2003 : Determinante fu il drastico cambiamento nel 2003 dei Responsabili Politici nel Governo : il Presidente HU JINTAO, il Premier WEN JIBAO, ed il Vice Premier e Ministro della Sanità, la Signora WU YI. Quest’ ultima fu eletta dopo le dimissioni del precedente ministro, implicato nello scandalo SARS , come è già stato ricordato ( dichiarazione di Wu Yi: “ Noi dovremmo incrementare la gestione delle banche del sangue , decisamente sopprimere la raccolta illegale del sangue, e bloccare le infezioni ospedaliere, allo scopo di fermare la diffusione di virus mediante la trasfusione di sangue” Ed è dal 2003 che partono le iniziative più importanti ed efficaci come la Politica denominata : FOUR FREES AND ONE CARE (QUATTRO GRATUITI ED UNA CURA) Altro fondamentale provvedimento , è il vertiginoso (rispetto al passato) aumento delle somme di denaro destinate all’HIV/AIDS dal 2003 in poi. d) Le difficoltà“ Sebbene la Cina abbia un forte Governo Centrale, i governi provinciali ed i governanti di livello inferiore, godono di un ampio grado di autonomia , che è risultato in risposte variabili ed inconsistenti rafforzamenti della politica per l’HIV/AIDS”. In proposito si cita l’esempio virtuoso della Provincia dell’YUNNAN che ha vigorosamente supportato e implementato le strategie preventive rivolte ai numerosi tossicodipendenti, mentre: “ …. La Provincia dell’HENAN è stata lenta nel rispondere ai bisogni degli ex Donatori di Plasma, nei primi stadi dell’epidemia”. : e) Le aree rurali “…. dove risiede il maggior numero dei Cinesi HIV positivi …. Nelle zone rurali, a tutti i livelli ed in tutti i settori, vi è scarso personale tecnico e manageriale adeguatamente istruito. La combinazione di staff insufficientemente addestrate, risorse tecniche inadeguate ed una popolazione rurale largamente remota e scarsamente informata, rappresentano una sfida per l’implementazione di Programmi efficaci”. f) Le Organizzazioni Non Governative (ONG) un nuovo concetto per la Cina, incontra difficoltà e si ammette che : “ (le ONG) sono obbligate a sottostare ad una complessa procedura di registrazione per poter essere ufficialmente autorizzate, sebbene vi potrà essere un rilassamento di queste politiche in futuro”.
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  5. Asia Catalyst AIDS Blood Scandals: What China Can Learn from the World’s Mistakes http://asiacatalyst.org/
    a) Il problema della trasmissione dell’HIV/AIDS con il sangue, ha la radice ne: il Precedente dell’Henan. Viene riassunta tutta la vicenda della raccolta del plasma, sottolineando che : ” alcuni centri erano gestiti con la partecipazione degli Uffici della Sanità, ma nessun funzionario venne inquisito. Oggi, nuove infezioni dovute a trasfusioni ospedaliere continuano a venire alla luce in tutto il paese. … centri illegali di raccolta nascosti hanno continuato a fare il loro lavoro nelle campagne ,indotte in parte dal profitto che si può ottenere grazie alla elevata richiesta e la scarsa disponibilità nel mercato del sangue”. ”. Le Autorità Centrali sono state informate che la maggior parte delle Province cinesi hanno avuto problemi simili di infezioni HIV attraverso il sangue . La questione del numero delle persone infettate con l’HIV nella provincia dell’ Henan e in tutto il paese rimane un punto politicamente sensibile. Il numero ufficiale di 650.000 rappresenta “ solo una stima, poiché mentre la Cina continua ad incrementare ed espandere i suoi test con le sentinelle di sorveglianza, il sistema non è sufficientemente in grado di ottenere un numero attendibile. Tuttavia altri esperti sostengono che il numero reale può superare il milione …” Attivisti nell’Henan hanno fornito in modo consistente numeri ben superiori a quelli ufficiali. Gao Yaojie ha stimato un milione di infezioni solo nell’Henan. I provvedimenti presi dal Governo (chiusura dei centri commerciali, regolamentazione della raccolta del sangue e dell’industria, punizione di chi violava la legge, promozione della donazione volontaria con la collaborazione della Croce Rossa, e l’obbligo di testare il sangue per l’HIV) rappresentano un significativo progresso, tuttavia i problemi continuano nell’applicazione dei provvedimenti nelle regioni rurali “ dove lucrosi guadagni potevano ancora essere ottenuti dal commercio sotterraneo del sangue”.
    b) Pressioni economiche. “L’elevata domanda di sangue e dei prodotti del sangue, come è avvenuto in altri paesi, crea una pressione per ottenere sangue da ogni parte e in ogni modo. Una addizionale pressione economica è rappresentata dal sistema sanitario pubblico estensivo, ma sotto finanziato. Gli Ospedali cinesi soprattutto nelle aree rurali impoverite, devono trovare continuamente dei modi per supplementare i loro introiti con trasfusioni di sangue a caro prezzo, che possono fare cassa per un Ospedale in difficoltà o una Clinica di una piccola città. Ma l’approvvigionamento con sangue e suoi prodotti legali è insufficiente a soddisfare la domanda e così ospedali e cliniche si rivolgono alle “teste di sangue” (brockers) sotterranee illegali che non testano i donatori per l’HIV”.
    c) L’ineguale accesso alla Giustizia attraverso la nazione Le richieste di indennizzi e contributi per pagare le crescenti spese mediche da parte delle persone infettate con l’HIV da trasfusione di sangue hanno portato a vertenze giudiziarie con gli Ospedali in diverse Province. In alcune di queste le vertenze hanno avuto corso e portato ad indennizzi relativamente elevati, in altre province ogni caso riguardante l’HIV è stato rifiutato lasciando molte persone senza protezione legale. Come in altri paesi, gli emofilici sono stati in prima linea per le cause di compensazione. Gli Emofilici. E’ interessante quanto il Rapporto riferisce in proposito: “ la Cina ha approssimativamente 130.000 emofilici … ben presto (essi) risultarono tra le prime vittime del sangue HIV-positivo”, Si ricordano i casi dovuti ai prodotti importati dagli USA ( NOTA 2 pag. 24 ), importazioni poi vietate. Ma anche i prodotti domestici di fattore VIII ottenuti in parte con il plasma dei donatori delle province centrali, trasmisero l’HIV a molti emofilici: “Oggi, il Direttore della Casa dell’Emofilia in Cina a Shanghai stima che più di 1.000 emofilici sono HIV positivi a causa dei prodotti del sangue. Secondo Wan Yanhai, nel 1998 64 emofilici nella regione di Shanghai furono infettati con l’HIV dopo aver ricevuto trasfusioni di fattore VIII prodotto dal Shanghai Bioproducts Research Institute . L’Istituto è gestito dal Ministero della Salute. Essi avrebbero dovuto giovarsi dei loro esperti sull’AIDS per prevenire la diffusione dell’HIV, o almeno avvertire gli emofilici del danno potenziale delle trasfusioni . Da allora, quattro degli emofilici di Shanghai sono morti per complicazioni dovute all’AIDS, mentre altri hanno infettato inconsciamente i loro bambini per trasmissione madre-figlio”. Dal 2000 questo gruppo di emofilici ha tentato di ottenere una compensazione dall’Istituto, ma inizialmente i tribunali rifiutarono di esaminare i loro casi, e sia la compagnia che i funzionari della sanità municipale hanno persistentemente negato ogni responsabilità. Il Direttore della Divisione di Ispezione Sanitaria dell’Ufficio Municipale di Sanità ha dichiarato ad un reporter: “ Non esiste una diretta relazione tra il fatto che i pazienti emofilici vennero contaminati con l’AIDS e che i pazienti hanno usato una medicina prodotta dalla compagnia. Se io vado fuori e prendo un raffreddore, chi dovrebbe essere responsabile del mio raffreddore?”. Ne 2002 una corte di Shanghai stabilì un fondo di compensazione per gli emofilici di Shanghai. Tuttavia l’Istituto fu ancora ritenuto non responsabile e il fondo riguarda solo gli emofilici della città di Shanghai e non quelli di altre province pure infettati con i prodotti dell’Istituto. Sono in corso azioni giudiziarie in diverse province.
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  6. SHENG L., CAO W. : HIV/AIDS epidemiology and prevention in China Chinese Medical Journal 121 (13): 1230-1236, 2008 L’epidemia tra i Donatori di Plasma (FPD) : “Dal 1995 venne alla luce il problema della diffusione dell’HIV tra i FPD soprattutto nelle province dell’Henan, Hebei, Hubei, Anhui, Shanxi e Jilin. Il tasso di FPD infettati con l’HIV era del 10% (il più basso) e del 60% (il più alto). Nel 2003, il 24% dei casi di HIV/AIDS riportati in Cina erano attribuibili alla donazione di sangue/plasma commerciale. …. Questo gruppo sta ora raggiungendo uno stadio di alta mortalità. Si stima che solo nel 2005 vi furono almeno 10.000 morti”.
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  7. QUIAN H-Z, Veremund S.H. : Antiretroviral Therapy for Former Plasma Donors in China: Saving Lives When HIV Prevention Fails. CID (Clinical Infectious Diseases) 2008, 47 : 834-836 . EDITORIAL COMMENTARY: Riforme del Sistema Sanitario e Commercio del sangue “ Dagli anni ‘50 agli anni ’70 la Cina aveva instaurato un sistema integrato di 3 infrastrutture per le cure sanitarie, inclusi i medici “a piedi nudi” del villaggio, i centri di cura sanitari cittadini e gli ospedali di contea, e un Sistema Medico Cooperativo a basso- costo che forniva una assicurazione sanitaria di base. …. In quel periodo oltre l’80% della popolazione viveva nelle zone rurali. …. La mortalità infantile diminuì da circa 200 su 1.000 nati vivi nel 1949 a 47 per 1.000 nel 1975, e l’aspettativa di vita aumentò da 35 anni nel 1949 a 65 anni nel 1975”. La transizione dal sistema di Pianificazione Centralizzato all’Economia di Mercato nel 1979, con la riforma dell’agricoltura che instaurò il “Sistema di Responsabilità Domestica”, i “medici a piedi nudi” vennero rimpiazzati da piccole imprese sanitarie che includevano servizi medici a pagamento, ed anche i servizi degli Ospedali governativi richiedevano parcelle molto più alte. “Medici di villaggio” con training di 3 anni erano pure a pagamento. Infine, anche i Programmi di Salute Pubblica che prima erano su base volontaria, furono gestiti da Organizzazioni basate sulla Comunità con operatori a pagamento. E fu in questo contesto che: “ emersero le attività illegali di raccolta del sangue nelle comunità rurali più povere alla fine degli anni ’80 e inizio anni ’90, spesso gestite da leaders locali corrotti e funzionari sanitari”. Terapia Antivirale nei FPD : gli AA riportano: “l’impatto del programma nazionale che che fornisce l’ ART (Antiretro Viral Therapy) gratuitamente ad un sottogruppo di 4093 FPD. Un’ analisi approfondita dimostra che il rischio di mortalità di coloro che non ricevono l’ART è di 2,8 volte superiore rispetto alle persone trattate con ART”. Questi dati dimostrano che è possibile salvare milioni di anni vita in Cina, come è avvenuto in altri paesi ampiamente colpiti dall’AIDS: USA, Brasile, Africa sub-sahariana e Centro-America. Dopo aver ricordato che: “ Sempre più FPD infettati svilupperanno l’AIDS sintomatica nei prossimi pochi anni e la domanda per la cura aumenterà”, gli AA riferiscono sulla Riforma effettuata dal Governo per le cure sanitarie nelle campagne: il “Nuovo Schema Cooperativo Medico”, “…un programma volontario di assicurazione gestito dal governo per assicurare i residenti rurali contro spese sanitarie catastrofiche e proteggerli dall’impoverimento dovuto a malattie”. Ma finora il nuovo schema non ha preso in considerazione l’HIV/AIDS in quanto il limitato ammontare dei fondi esaurirebbe le riserve nelle comunità con un elevato numero di pazienti con l’AIDS. Un altro grave problema è rappresentato dalla Resistenza alla Terapia “Una pubblicazione del 2005 dall’Henan indica che dal 18% al 62% dei pazienti in trattamento da otre 6 mesi hanno sviluppato infezioni resistenti ai farmaci”.
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  8. SUN X, Lu F, Wu Z, Poundstone K, Zeng G, Xu P, Zhang D, Liu K, Liau A : Evolution of information-driven HIV/AIDS policies in China. Int J Epidemiol. 2010 Dec;39 Suppl 2:ii4-13. doi: 10.1093/ije/dyq217. Coordinamento Nazionale delle Risposte all’AIDS in Cina “ In Aprile 2010, il Consiglio di Stato del Popolo della Repubblica Popolare Cinese ha ufficialmente annunciato la soppressione del bando di viaggio per le persone con HIV/AIDS che desiderano entrare nel paese”. …… “La Cina è attualmente in procinto di preparare il terzo piano di azione quinquennale che entrerà in vigore dal 2011 al 2015”. ….. “L’emanazione della Legge nazionale sulla Donazione di Sangue entrò in vigore nel 1998, riguardo alle pratiche non sicure di raccolta del sangue”. …….. “Alla fine del 2009, un totale cumulativo di 79.946 adulti e 1793 bambini ricevettero l’ ART in 1821 contee cinesi”. Leggi riguardanti il sangue: “Legge sulla Donazione di Sangue. Tra la fine del 1994 e l’inizio del 1996, vennero identificate epidemie di infezione da HIV tra i donatori di plasma commerciali nelle regioni centrali ed orientali della Cina. L’entità della trasmissione e la risultante devastazione produsse una delle peggiori tragedie della pandemia globale da HIV. I primi rilevamenti su piccola scala indicavano che l’epidemia era grave, ma l’entità della trasmissione era ampiamente ignota fino al 1996, quando venne condotto uno studio su larga scala tra i donatori di plasma di Fuyuan nella Provincia dell’ Anhui, che evidenziò una prevalenza del 12,5% In risposta a questa crisi venne redatta nel 1966 la Legge della Cina sulla Donazione di Sangue che entrò in vigore nel 1998. Le più importanti componenti della Legge mettono in primo piano (highlight) la donazione di sangue volontaria e proibiscono le ripetute donazioni commerciali. Allo stesso tempo vengono istituiti in tutta la nazione servizi per la raccolta di sangue e viene proibita la raccolta manuale di sangue e plasma. Dalla promulgazione della Legge sulla Donazione del Sangue nel 1998, avvennero 18 casi di infezione da HIV causati da trasfusione che furono riportati nel 2008 ; questi casi furono dovuti a donatori ripetuti a pagamento. Non è chiaro se vi siano stati altri casi di infezione HIV provocati da trasfusione”. ART: “La massiva epidemia di infezioni da HIV che avvenne nella Cina centrale tra i donatori di plasma pagati a metà anni ’90, portò ad una fortissima domanda per il trattamento ed i servizi per la cura dell’HIV/AIDS man mano che sempre più persone si ammalavano e morivano. … La politica ‘Four Frees and One Care’ (Tre Gratuiti ed Una Cura) ha aumentato il numero di persone che vivono con l’AIDS in trattamento anti-retrovirale , da circa 100 pazienti nel 2003 a oltre 80.000 nel 2009. Tuttavia stigma e discriminazione rimangono i maggiori ostacoli per le persone con l’ HIV/AIDS, che cercano l’accesso ai servizi”. Legge Nazionale per la Regolamentazione dell’AIDS “ … La prima legge in Cina che afferma la protezione dei diritti umani delle persone che vivono con l’HIV/AIDS, inclusi il diritto a sposarsi, all’accesso ai servizi di cure sanitarie, al godimento di pari opportunità di lavoro e di ricevere l’istruzione scolastica. Tuttavia, l’implementazione della Regolamentazione per l’HIV/AIDS, varia nei diversi articoli e nelle diverse zone. Il problema più significativo riguarda i diritti per ottenere i servizi sanitari e l’impiego. Nell’ Agosto 2010, fu riportato il primo caso di vertenza giudiziaria riguardante lo stigma dovuto all’HIV per l’impiego ed ha prodotto grande discussione e preoccupazione. I casi più frequenti di discriminazione che devono affrontare le persone che vivono con l’HIV/AIDS avvengono quando cercano di ottenere le cure mediche in ambito clinico … Sebbene la regolamentazione HIV/AIDS sia in vigore, la strada è lunga per raggiungere l’obbiettivo di stigma zero nella società cinese. Discussione finale : a) “ Malgrado l’aumentata copertura dei servizi per effettuare i tests per l’HIV, troppe persone rimangono ignare del loro stato HIV. Alla fine del 2009, furono riportati 326.000 casi cumulativi di HIV/AIDS e un numero di 740.000 di persone ritenute viventi con l’HIV/AIDSin Cina. Ciò significa che meno della metà delle persone che vivono con l’HIV/AIDS sono consapevoli del loro stato HIV e quindi non sono in grado di ricevere i servzi di prevenzione, trattamento e cura di cui hanno bisogno”. b) “ La mortalità dovuta all’AIDS rimane uno dei maggiori problemi malgrado l’espansione dei programmi ART perché molte persone ottengono i servizi per i tests dopo che sono già progrediti in AIDS. Le morti HIV/AIDS correlate aumentarono da 5544 nel 2007 a 9748 nel 2008 a 12.287 nel 2009. La maggior parte dei casi di morte riportati avvennero tra le persone che erano già progredite all’AIDS nel momento in cui vennero testate per l’HIV e quindi molti persero l’opportunità di ottenere l’ART salvavita”. c) “ Molte persone continuano a non voler essere testate per l’HIV. Dopo che la Cina lanciò la campagna di screening di massa nel 2004-2005, si ritenne che la maggior parte delle persone infettate con l’HIV da donazione di plasma o trasfusione fossero già state identificate. Tuttavia, sono stati identificati e riportati ogni anno, tra il 2007 ed il 2009, tra i 1136 e 1614 casi di HIV ed i 2295-3003 casi di AIDS”. ….. d) “ Permangono gravi carenze sull’implementazione delle politiche nazionali ai livelli provinciale e sub-provinciale. Alcuni governi locali non implementano pienamente le politiche nazionali. Gli interventi tra i gruppi ad alto rischio spesso mancano di sufficiente copertura, intensità e frequenza per incidere sul decorso dell’ epidemia”. . e) “ In alcune zone l’entità dell’ uso consistente di preservativi da parte delle lavoratrici del sesso e dei loro clienti è bassa”. f) La copertura dei servizi e dei programmi ART rimane troppo bassa, e la qualità dei servizi deve essere migliorata”.
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  9. DOU Z, Chen RY, Wang Z, Ji G, Peng G, Qiao X, Fu J, Meng X, Bulterys M, Ma Y, Zhao Y, Wang N, Zhang F. : HIV-infected former plasma donors in rural Central China: from infection to survival outcomes, 1985-2008. PLoS One. 2010 Oct 29;5(10):e13737. doi: 10.1371/journal.pone.0013737.
    Epidemia AIDS nei FPD “ …. in contrasto con le regolamentazioni del Ministero della Salute … risultarono in numeri indicibili (untold) di infezioni dai virus HIV ed HCV tra gli Ex Donatori di plasma (FPD = Former Plasma Donors), finchè non vennero interrotte nel 1996. L’ entità dell’ epidemia HIV tra gli FPD non venne riconosciuta fino a quando essi non cominciarono a sviluppare l’AIDS ed a morire in gran numero nei primi anni 2000. Lo screening di massa nelle note zone degli FPD venne condotta primariamente nel 2004, e furono identificate decine di migliaia di FPD. … La coorte di FPD infettati dall’HIV in Cina è unica, poiché essa è la più ampia coorte conosciuta nel mondo di infezioni-HIV, correlata alla donazione commerciale di plasma. Quasi tutte le infezioni HIV avvennero in un periodo di tempo relativamente breve, nei primi e a metà degli anni ’90. Gli FPD erano soprattutto contadini poveri delle campagne, quasi completamente non utilizzatori di droga o di pratica di lavoro commerciale del sesso nelle loro comunità e, dopo che anche le mogli a rischio ed i loro neonati vennero infettati, nuove infezioni vennero essenzialmente eliminate. Poiché le infezioni da HIV avvennero “en masse”, anche la progressione in AIDS e la morte avvennero circa negli stessi periodi di tempo. Sono stati pubblicati piccoli studi sugli FPD HIV-infettati, ma nessuno studio precedente ha esaminato l’intera coorte o valutato con precisione quando e come avvennero le infezioni. Identificare quando e come le infezioni avvennero è essenziale per comprendere la storia naturale e la diffusione geografica dell’infezione HIV in questa coorte”.
    Scopo del lavoro e Metodi (2 Database): “Gli Ex Donatori di plasma ancora viventi durante lo screening di massa attorno al 2004, completarono un questionario sulle loro attività di donazione del plasma dai primi anni ed alla metà del 1990. I dati dei FPD che erano già morti non furono ottenuti”.
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  10. WANG N, Wang L, Wu Z, Guo W, Sun X, Poundstone K, Wang Y; National Expert Group on HIV/AIDS Estimation. Collaborators (65) : Estimating the number of people living with HIV/AIDS in China: 2003-09. Int J Epidemiol. 2010 Dec;39 Suppl 2:ii21. Metodi di studio Allo scopo di ottenere una stima il più possibile attendibile, gli A.A. hanno consultato le fonti ufficiali valutandone l’attendibilità e la qualità. Il Gruppo delle Nazioni Unite sul Tema dell’HIV/AIDS in Cina aveva stimato nei 2001 un numero di persone infettate pari ad 1 milione ed una proiezione di 10 milioni nel 2010, qualora non fossero state adottate contromisure . I dati ufficiali fornivano stime di 300.000 casi nel 1997, che balzavano a 1 milione nel 2002. Le stime degli A.A. ricavate con scrupolosi metodi ed in collaborazione con l’UNAIDS e la WHO , ed ottenute in quattro rounds (Estimation Exercises) dal 2003 al 2009. Tuttavia gli AA stessi osservano che: “Questa valutazione (del 2003) rivelò una serie di carenze : dati limitati o assenti a livello di Contea, un piccolo numero di studi epidemiologici …. e limitati dati di sorveglianza dai siti nelle aree ad alta prevalenza“.
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  11. ZHANG Y, Zhang X, Hanko Aleong T, Fuller-Thomson E. Impact of HIV/AIDS on Social Relationships in Rural China. Open AIDS J. 2011; 5:67-73. doi: 10.2174/1874613601105010067. Epub 2011 Jul 15. l’impatto sociale dell’ epidemia : “Il numero di PLWHA in Cina (740.000 secondo le stime ufficiali) indica che 1 su 50 di questi soggetti nel mondo è in Cina; il costo economico dell’HIV/AIDS in Cina è stato calcolato essere tra i 2,8 ed i 5 miliardi di Dollari USA; i migranti dalle campagne alle città sono stimati essere 130 milioni – la più grande migrazione interna nella storia del mondo . I migranti lasciano moglie e figli al paese, dove ritornano periodicamente e rappresentano un emergente gruppo a rischio di trasmissione dell’HIV”. 866 PLWHA : sono identificate le caratteristiche socio-demografiche; tutti sono residenti nelle Province più colpite dall’epidemia (Henan Anhui e Yunnan), e viene riportata la percezione dell’impatto HIV/AIDS nelle persone a loro stretto contatto. La pregressa donazione di sangue e plasma commerciale era la principale via di trasmissione nelle province dell’Henan e dell’ Anhui e l’uso di Droga Endovena (IDU) nello Yunnan. Tabella : alcuni tra i più significativi.: “ La maggioranza dei partecipanti: – era di sesso femminile, coniugata e con scolarità elementare (ma con oltre il 30% di analfabeti) – era di età tra i 30 e 49 anni – la diagnosi di positività per l’ HIV risaliva a 3 a 6 anni prima (nel 76%) – Un quarto era affetto da AIDS conclamata. L’impatto dello stato di PLWHA nelle relazioni sociali viene distinto in 2 categorie: “sostanziale” o “limitato”. Metà (50,9%) degli intervistati percepiva l’impatto con familiari e/o amici ed un terzo (37,3%) quello con i vicini, come sostanziale. Le persone più povere e di età tra i 50 e i 59 anni percepivano maggiormente l’impatto come sostanziale. e così pure coloro con diagnosi di AIDS conclamata”.
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  12. LU L, Wang M, Xia W, Tian L, Xu R, Li C, Wang J, Rong X, Xiong H, Huang K, Huang J, Nakano T, Bennett P, Zhang Y, Zhang L, Fu Y. : Migration patterns of hepatitis C virus in China characterized for five major subtypes based on samples from 411 volunteer blood donors from 17 provinces and municipalities. J Virol. 2014 Jul;88(13):7120-9. doi: 10.1128/JVI.00414-14. Epub 2014 Apr 9. la storia epidemiologica e le tendenze migratorie dell’HCV in Cina: la Cina, con la sua popolazione di un miliardo e trecentomila persone, presenta una prevalenza globale di infezioni da HCV del 3,2%, corrispondente ad oltre 40 milioni di soggetti (nel mondo sono 170 milioni).. caratteristiche dell’HCV L’HCV, come anche l’HIV, è un virus a RNA altamente variabile, per cui il suo genoma evolve rapidamente nel tempo dando luogo a molti diversi “Genotipi” ( 6 confermati ed uno provvisorio), che si suddividono in altrettanti “Sottotipi” (18 confermati), i quali a loro volta danno origine a numerosissime “Varietà”.
    ADDENDUM: citato dagli A.A. HUANG. CH, Zhou JK, Liu L, Jiang RM, Cao YQ, Mu ZY, Zhang Y. Investigating genotype of HCV distribution among residents in a “blood donation” village in Hebei Province. Zhonghua Shi Yan He Lin Chuang Bing Du Xue Za Zhi 2009, 23:8–10. (In Chinese.)
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PARTE SECONDA 3 – L’epidemia di HIV/AIDS “con caratteristiche cinesi” – dal 2002 al 2014

  1. Storia dell’epidemia 2002 -2014
    3. a) Pubblicazioni scientifiche
    I lavori scientifici pubblicati in questo arco di tempo, anche limitandoci a quelli più rilevanti, sono molto numerosi, e riassumerli anche il più succintamente possibile, ha occupato parecchio spazio. Il lettore meno paziente può limitarsi a scorrere solo le parti scritte in grassetto, guardando magari la documentazione di quelle che ritiene più interessanti o coinvolgenti.

Segue la cronistoria delle pubblicazioni che forniscono i dati più significativi riguardanti l’epidemia nei donatori a pagamento, con brevi citazioni,per confronto anche sui dati riguardanti i donatori volontari, i tossicodipendenti endovena ed i pazienti trasfusi.

Infine, in un intero capitolo (PIETRE MILIARI), verranno riportati più estesamente i lavori scientifici (articoli di riviste e saggi in interi volumi) che forniscono una visione generale della vicenda nei suoi vari aspetti medici, economici e politico/sociali. (Parte TERZA)
Nel 2004, la realtà dei “Villaggi del plasma” nella Cina rurale viene descritta in tutta le sua estensione e gravità.
Scienziati dell’ Università Fudan di Shanghai pubblicano i risultati di uno studio condotto tra i   residenti di un villaggio rurale della Cina centrale (il villaggio è indicato dalla sigla “ZY”). È uno studio molto ampio e documentato, dove vengono riportati i casi di persone contagiate dall’HIV compresi i morti di AIDS. Queste le CONCLUSIONI: “Alcuni villaggi nelle regioni rurali della Cina Centrale evidenziarono una elevata prevalenza di HIV. Gli ex donatori di sangue pagati erano responsabili della principale via di trasmissione in questi villaggi. Tuttavia, la trasmissione sessuale e da madre-a-figlio stavano diventando le vie dominanti nella popolazione generale che richiedeva l’adozione di azioni efficaci per contenere la diffusione dell’HIV”. (nota 1)

L’anno successivo, compare una serie di pubblicazioni che culminerà nel 2010. Infatti, L’esplosione dell’AIDS avvenne nei donatori circa un decennio dopo la massiccia diffusione del contagio, quando non era più possibile sottovalutare o addirittura cercare di nascondere la tragedia.

Questa serie di lavori fornisce informazioni sempre più ampie e dettagliate anche sulla clinica, la storia naturale, la coinfezione con il Virus Epatite C (HCV) e la trasmissione dell’ infezione HIV alle mogli ed ai figli nelle Province più colpite (Henan, Anhui, Shandong, Shanxi e altre).

Il primo studio, dai Centri di Controllo e Prevenzione delle Malattie (CDC) di Pechino,riguarda la trasmissione dell’infezione dai donatori sieropositivi alle loro mogli, che poi infettano, a loro volta i propri figli.(nota 2)

Sempre dal gruppo di Pechino, viene effettuato uno STUDIO RETROSPETTIVO di COORTE, per valutare il tempo intercorso tra il momento dell’infezione, l’insorgenza dell’AIDS e la morte, ovvero la STORIA NATURALE della MALATTIA.
Entrano nello studio 178 pazienti, ex donatori di plasma, di 2 Contee della Cina Centrale che non erano stati trattati con ARV (farmaci Anti Retro Virali).
RISULTATI: “ Il periodo di incubazione fu mediamente di 8,31 anni… la sopravvivenza fu di 9,90 mesi dopo l’insorgenza dell’AIDS .” (nota 3)
Nello stesso numero della Rivista cinese, viene subito dopo pubblicato un altro studio epidemiologico sui donatori pagati della Provincia di SHANDONG. Lo studio risale all’Agosto 2003 e conferma l’elevata prevalenza di sieropositivi soprattutto tra i donatori di plasma:
Vennero esaminati 661 residenti tra i 20 e 60 anni. Tra gli ex donatori la prevalenza di sieropositivi fu del 3,98% rispetto ai non donatori (0,48%), e più elevata in coloro che avevano donato solo plasma (7,24%), rispetto a coloro che avevano donato sia plasma che sangue intero (2,90%). Nessun infetto tra i donatori di solo sangue intero. Quasi tutte le infezioni erano avvenute tra il 1993 e il 1995. (nota 4)

Nel 2006 Ancora diversi studi epidemiologici,

DETELS e WU dalla California con G. JI e coll., pubblicano uno studio “CROSS SECTIONAL” sulla prevalenza di HIV sieropositività nei residenti di villaggi contaminati dell’ANHUI: CONCLUSIONI: “La prevalenza di infezione HIV è elevata tra i residenti rurali in villaggi con precedente business del plasma commerciale. L’infezione   era associata con le donazioni di plasma, ma non con quelle di sangue, L’epidemia HIV/AIDS si è diffusa tra i non donatori soprattutto mediante la trasmissione sessuale. Per evitare l’ ulteriore trasmissione necessitano: Educazione, Tests, e Preservativi”. (nota 5)

Ritorna il gruppo pechinese con uno studio Cross- Sectional del 2004 sulla prevalenza della coinfezione HIV/HCV in tutti i residenti adulti di 4 villaggi contaminati nello SHANXI: CONCLUSIONI: “Le infezioni HIV ed HCV sono ora prevalenti in queste comunità cinesi. I progetti HIV devono considerare Screening e Cure per la coinfezione HCV”. (nota 6)

Dall’Università Zhengzhou nell’Henan, si riferiscono i dati sulla diffusione del virus HIV nei donatori, con elevata prevalenza di AIDS in un villaggio (siglato WY) nella Provincia epicentro dell’epidemia (l’HENAN) dove si riscontrano le prevalenze di infezioni più elevate. (nota 7)

Ancora dai CDC di Pechino uno studio epidemiologico, clinico e di laboratorio effettuato su 294 ex donatori della Provincia dell’ANHUI, infettati con l’HIV, attualmente viventi , e non trattati con Antivirali. Scopo del lavoro è di studiare le caratteristiche associate con la progressione della malattia per programmare gli interventi futuri e sviluppare un vaccino (nota 8).
Alla fine del 2006 ancora un lavoro del CDC pechinese: riferisce altri i risultati sempre dello stesso studio epidemiologico “cross-sectional” nella Provincia dello SHANXI. CONCLUSIONE: “Attualmente l’epidemia HIV nella comunità degli ex donatori commerciali di sangue presenta una bassa prevalenza nella Provincia dello Shanxi e la maggior parte delle infezioni va correlata alla donazione di sangue e plasma”. (nota 9)

Nei lavori finora citati si conferma l’enorme diffusione dell’infezione HIV negli ex donatori, va ribadito sopravvissuti, nelle zone della plasmaferesi commerciale “non regolata”, e la trasmissione a coniugi e figli. Vengono anche fornite informazioni sulle manifestazioni cliniche (pre-AIDS e AIDS conclamata aggravate dalla coinfezione con l’HCV. Per confronto, vengono riportati i dati epidemiologici riguardanti donatori di sangue volontari esaminati nel decennio 1993- 2004, che mettono in evidenza la grandissima sproporzione tra le prevalenze di HIV negli ex donatori pagati da quelli volontari: da un massimo di 40 su 100 nei primi ad un massimo di 1 su 37.000 nei secondi:
Risultati di un Centro Trasfusionale della provincia dello ZEIJANG (zona costiera a metà strada tra Henan e Yunnan) (nota 10):
2007 – 2009. In questi 3 anni si registra un numero più limitato di lavori, ma che esaminano casistiche più ampie e approfondiscono altri aspetti cruciali quali : prevenzione, trattamento con farmaci Anti Retro Virali (ARV), difficoltà ad ottenere le cure, conseguenze sulle condizioni psicologiche, cognitive e sociali (stigma) dei malati…

Dal CDC di Pechino, si documentano i problemi che l’emergente epidemia di AIDS comporta per i contadini poveri delle campagne: “Per questo gruppo, i costi necessari per mantenere la salute sono spesso al di sopra dei loro mezzi”.  Lo studio riguarda 20 malati di AIDS, “ infettati con le procedure commerciali contaminate di raccolta di sangue e plasma”, nella zona rurale dell’ANHUI, e di altrettanti soggetti (familiari, operatori sanitari, e residenti sani), come controlli… (nota 11).

Sull’argomento interviene in dicembre anche il Ministero della Salute Cinese, che pur riconoscendo il peculiare (unique) pattern dell’epidemia HIV/AIDS in Cina, rivendica i provvedimenti che vengono elencati di seguito e conclude: “Le rimarchevoli realizzazioni conseguite in un così breve periodo di tempo, indicano che la Cina è fortemente impegnata a limitare l’epidemia ed a mantenere una bassa prevalenza dell’HIV in futuro” (nota 12).
Nel 2008, seguono tre ampi studi retrospettivi, tutti del Centro Nazionale CDC di Pechino. sul decorso della malattia (incubazione, comparsa dell’AIDS e sopravvivenza) negli ex donatori infettati in passato, trattati e non trattati con la terapia anti retrovirale (HAART = High Active Antiretroviral Therapy).

Il primo studio fu condotto su tutti i soggetti, infettati dal 1992, in 10 Contee di 6 Province, fortemente contaminate (l’87% dell’HENAN), nel periodo 1993 – 2006. Su 4093 soggetti, la mortalità risultava nel 2001 pari a 22,7 / 100 persone/anno per diminuire al 4,6 nel 2006. Il trattamento HAART risultò molto efficace (nota 13).
Il secondo studio discute la storia naturale ed i fattori che influenzano l’infezione HIV. Vengono analizzati 7551 casi, di cui 4865 (86,52%) progrediti in AIDS. Il periodo medio di incubazione per la progressione in AIDS fu di 9 anni. Dei 1157 casi di AIDS non trattati con ARV, la sopravvivenza media fu di 6 mesi (nota 14).
Il terzo studio, condotto su 8 contee in 4 Province, fornisce ulteriori conferme a quanto rilevato nei precedenti due studi. Furono studiati 530 casi di infezione HIV: dei 334 (63%) progrediti in AIDS, 166 non trattati con ART sopravvissero mediamente 9,1 anni, 168 furono trattati con ART e sopravvissero mediamente 12,1 anni (nota 15).

Infine, ancora uno studio retrospettivo di coorte dall’Università di Shagquiu (HENAN), sull’incidenza e la morte tra gli ex donatori pagati sofferenti di AIDS. Il tasso di infezione nel gruppo dei donatori fu del 35,87% (373/1040), il periodo medio di incubazione dell’AIDS fu di 8,87 anni. L’incidenza cumulativa di AIDS a 10 anni, fu del 92,23% (344/373). Il periodo medio di sopravvivenza fu di 5 anni, correlato soprattutto al trattamento antivirale (nota 16).

Nel 2009 uno studio condotto nella Provincia dell’ ANHUI, affronta una questione scottante riguardante gli ex donatori infettati delle aree rurali cinesi: lo stigma.

Interviste effettuate a 79 soggetti residenti con HIV/AIDS e rilevano: “…stigma diffuso (81,%), abbandono e lo scansare (avoidance), stigma e discriminazione nell’ambito degli ambienti sanitari (47,4%), mancanza di supporto sociale (33,3%). Il livello di stigma era inferiore nei villaggi dove vi era un maggior numero di abitanti HIV-positivi e vice versa. Le ragioni dello stigma e discriminazione includeva: ignoranza o fraintendimento sull’HIV/AIDS (57,5%), paura (32,5%) e giudizio morale verso i soggetti infettati. La maggioranza dei partecipanti HIV positivi non voleva rivelare il proprio stato agli altri per proteggere i membri della loro famiglia ed i bambini”. (nota 17)

2010 Quest’anno presenta numerosi lavori scientifici che forniscono informazioni sempre più ampie e dettagliate sulla epidemia HIV/AIDS da donazione di sangue/plasma, a scopo di lucro, nelle zone rurali della Cina centrale.

Apre la serie un ampio e rigoroso studio del Dipartimento di Psichiatria dell’Università della California, che ha studiato il declino cognitivo   in un gruppo di ex donatori di plasma infettati con l’HIV. Nel corso del periodo di osservazione (un anno), è risultato che, malgrado il trattamento antivirale in atto, il declino cognitivo nelle persone HIV positive è comune (27% dei casi rispetto al 5% nei controlli) (nota 18).

Sempre sulle condizioni psicologiche degli ex donatori di sangue e plasma infettati con l’HIV e delle loro mogli, uno studio dell’Università di Hong Kong, riscontra una prevalenza di ideazioni suicide e un tentativo di suicidio nell’ultimo anno, del 34% nei donatori e dell’8% nelle loro mogli. Molti soffrivano di depressione, fattore di rischio di suicidio. Sono necessari servizi di assistenza al riguardo, non disponibili nella Cina rurale (nota 19).

Infine, uno studio condotto in 3 Contee nell’HENAN, dalla Scuola Infermieri di Pechino, rivela che 100 malati terminali di AIDS in 3 Province dell’HENAN (ex donatori di plasma commerciali), in trattamento antivirale dal 2003, indagati: “…per le loro condizioni, inclusa qualità di vita e felicità… globalmente la qualità di vita era moderata. Livelli più elevati corrispondevano a spiritualità/religione/credenze personali (personal beliefs), superiori alla media della popolazione Cinese” (nota 20).

Il lavoro successivo, sempre dai CDC di Pechino, è un altro studio sulla storia naturale dell’HIV tra gli ex donatori di plasma commerciali in 7 villaggi della Contea di Shangkai nella Provincia dell’HENAN. Ecco i conclusivi dati   relativi al periodo 1995 – 2008, che riguardano 2569 casi di infezione da HIV, inclusi 483 morti sospette di AIDS: il periodo medio di incubazione dell’infezione prima dell’ insorgenza dell’ AIDS fu di 8,8 anni, e la sopravvivenza media dei pazienti dall’insorgenza dell’AIDS alla morte fu di 1,2 anni. Solo 337 pazienti risultavano con malattia a lungo termine non-progressiva, evidentemente i pochi trattati con anti-retrovirali (nota 21).

Il successivo lavoro dal CDC dello Yunnan aggiorna al 2007, sulla situazione dell’Epidemia HIV nella Provincia dello YUNNAN (quella della droga).

Vengono riportati 57.323 casi di infezione HIV che dilaga soprattutto per la droga endovena, per via sessuale omo- ed etero-, con percentuali che mediamente crescono di 10 volte dal 1992/1995. Ma anche i Donatori di sangue (volontari) sono interessati: dallo 0,0075% nel 1992 allo 0,084 % nel 2007 (nota 22).

Va osservato che lo Yunnan, Provincia dalla quale partì l’Epidemia HIV, che colpì principalmente gli utilizzatori di droga endovena, nel 1992 vedeva coinvolta in minima misura la popolazione di soggetti con minimi “comportamenti a rischio”, vale a dire i donatori di sangue volontari, sieropositivi solo nella misura di 7,5 per 100.000. Nell’Henan e nelle altre Province rurali centro cinesi quest’ ultima prevalenza doveva senz’altro essere ancora minore quando partì la plasmaferesi commerciale (1992-1996). Perché potesse venir infettato un numero così elevato di contadini poveri, fino al 40% in alcune zone, occorreva impiegare metodi capaci di moltiplicare le infezioni in modo esponenziale per centinaia di migliaia. Ed ecco, subito dopo per confronto, quattro ampi lavori, tutti riguardanti la Provincia dell’HENAN.

Il primo lavoro, compare in febbraio, affiancato al precedente nella Rivista internazionale Journal of Acquired Immunodeficiency Syndrome Dal CDC dell’Henan, vengono riportati i dati sull’infezione   tra il 2004 ed il 2006 in 35.232 soggetti, residenti in 159 contee dell’HENAN. Si conclude: “L’epidemia HIV/AIDS nell’Henan è primariamente incentrata tra gli ex Donatori di Plasma infettati prima del 1996. La trasmissione sessuale di HIV è in aumento tra gli altri gruppi a rischio” (nota 23).

In settembre, il secondo lavoro della Università di Shenyang, è un ulteriore studio sulla storia naturale dell’infezione negli ex Donatori, sempre della Contea di Shangkai nell’HENAN, su di un numero maggiore di soggetti infettati (5484), rispetto allo studio sopracitato. Si confermano i dati agghiaccianti: durata media della fase asintomatica 9,21 anni e durata media di vita dopo la comparsa dei sintomi dell’AIDS 9,91 mesi (nota 24).

Sempre in settembre, dal CDC di Pechino, si riferiscono i dati sulla mortalità in 7 villaggi sempre nella Contea di Shangkai nell’HENAN. I dati riguardano il periodo dal Gennaio 1995 all’ Ottobre 2007: i numeri della tragedia sono veramente impressionanti, non si può far altro che definirli una strage, e vengono riportati per esteso in grassetto nella nota (nota 25).

Nel quarto lavoro, sempre dal CDC dell’HENAN, vengono riportati i nuovi casi di HIV/AIDS e le relative morti nella Provincia dell’HENAN, dal 2008 al 2009. I dati sono stati rilevati dal Sistema Nazionale online di “Case Reporting”. Sono dati aggiornati che confermano il persistere della tragedia a circa 15 anni dopo lo scoppio dell’epidemia (nota 26).
Leggendo questi freddi dati non si può evitare di immaginare le indicibili sofferenze di ciascuna vittima di questa assurda strage, comprese quelle dei familiari (una moglie ed un figlio pure infettati), aggravate dalla discriminazione, la mancanza di terapie e cure adeguate e pensare a quanti casi analoghi, non registrati nelle statistiche, siano avvenuti nelle altre Contee dell’HENAN e, anche se come vedremo in misura minore, nelle altre Province dove era avvenuto l’abominevole commercio. E va sempre aggiunto anche il numero di vittime non identificate perché morte prima dell’avvio dello screening allargato (2004), e quelle che si erano sottratte al test per evitare la discriminazione.

2011 – 2014 L’ultima serie bibliografica comprende una decina di lavori che riassumerò brevemente perché confermano quanto già abbondantemente documentato in precedenza. Alcuni dati vanno però evidenziati perché forniscono importanti informazioni sull’entità della strage.

2011, Dal CDC Pechino, uno studio retrospettivo   in un gruppo di ex Donatori di sangue pagati, si calcolano i periodi medi di incubazione dell’AIDS, che risultano poco inferiori a 10 anni (nota 27).

2012, un altro studio retrospettivo di coorte dal CDC della Provincia dell HEBEI, condotto su 142 casi di AIDS in Ex Donatori Commerciali di Plasma (FCPD) seguiti dal 1995 al 2010 riporta una mortalità cumulativa = 100%, Sopravvivenza dall’infezione alla morte = 115 mesi (9,6 anni) (nota 28).

Due altri lavori rilevano l’elevata prevalenza di infezioni da HIV/AIDS in Riceventi di Sangue. L’uno, sempre del precedente Autore, riporta il numero cumulativo di infezioni nella Provincia dell’HEBEI al Dicembre 2010: di 354 casi, 142 erano Fx Donatori di Plasma e 212 Riceventi Sangue (nota 29). L’altro, dall’Università della Provincia di SHANDONG, rileva in 2087 soggetti HIV positivi appartenenti a diverse categorie ad alto rischio di infezione, che le prime due di queste categorie sono gli ex Donatori di sangue pagati ed i Riceventi di Sangue. Tutti presentano inoltre elevata coinfezione con HCV, HBV e Sifilide (nota 30).

I dati riportati dagli ultimi due lavori citati, vanno messi in forte evidenza perché forniscono cifre elevatissime di infezioni HIV/AIDS in riceventi di sangue in due Province, contigue a quella più contaminata dell’HENAN, ma meno implicate nel commercio del sangue, come vedremo in seguito.

2013, uno studio socio-epidemiologico condotto in un villaggio dell’HENAN scelto a caso tra i 38 più colpiti dalla pandemia HIV/AIDS, fornisce cifre indicative per poter avere una idea almeno approssimativa sull’entità della strage da donazione commerciale di sangue, avvenuta nella prima metà degli anni ’90, e definita dagli Autori come: “La più ampia coorte conosciuta nel mondo correlata alla donazione di sangue, ma non ancora descritta in modo completo”. Si conclude che: “…la donazione di sangue commerciale e l’epidemia HIV/AIDS nell’area del villaggio sono correlate simbioticamente. L’epidemia è temporalmente e socialmente determinata” (nota 31).

2014,  In un lavoro da vari CDC nell’HENAN, si riferiscono i dati di una indagine Caso-Controllo sui fattori di rischio per l’infezione HCV in degenti di 7 Ospedali della Provincia: i due principali fattori di rischio risultarono essere: la Donazione di Sangue (27,6% contro il 2,2% nei controlli) e la Trasfusione di Sangue (27,6% contro 5,2%) (nota 32).

Si conferma l’elevatissima trasmissione dell’HCV con la con la donazione, ma anche con la trasfusione dei sangue nell’HENAN.

E concludiamo con un lavoro dal Centro Trasfusionale di NANJING nella Provincia di JIANGSU (Provincia ricca sulla costa dove c’è SHANGHAI) che riporta la prevalenza dei marcatori HIV, HBV ed HCV nei Donatori Volontari in quella zona. I test sono eseguiti con i metodi più avanzati (determinazione degli Acidi Nucleici dei virus : NAT). Le prevalenze sono molto basse, sotto l’1.0% per HBV ed HCV e dell’8,9 per 100.000 per l’HIV. Quest’ultimo dato si riferisce a 641.401 determinazioni dal 2003 al 2013. Si conferma la bassissima diffusione dei principali   virus trasmissibili con il sangue nei Donatori Volontari cinesi nelle zone più ricche, come già avevamo visto nella Provincia limitrofa dello ZHEIJANG (nota 33).

3. b) Pubblicazioni, Saggi, Reportages su Riviste, Stampa popolare, Tv e web

Dopo la clamorosa pubblicazione del “Titanic Peril”, le informazioni sull’epidemia da HIV/AIDS nei donatori cinesi dilagano nei media, sia quelli più specialistici che quelli ad ampia diffusione popolare. In occidente le informazioni sono più documentate anche con drammatiche testimonianze e servizi fotografici e video molto crudi (INSERTO 4), in Cina vige sempre una ferrea censura quando le questioni tirano in ballo le innegabili responsabilità dei governanti e dei funzionari politici. Pertanto le informazioni sono “addomesticate” in modo da far risaltare il pure innegabile impegno del Governo Centrale di Pechino e far ricadere tutta la responsabilità della tragedia alle “pratiche non corrette” e “illegali” delle stazioni di raccolta “commerciali” (molte, come si è visto gestite da rappresentanti politici e anche militari: esercito e marina).

Dal 2002 al 2007 l’epidemia viene riportata da varie fonti: il Rapporto “Titanic Peril” rappresenta la fonte principale di informazioni, arricchite da altre testimonianze e inchieste: riportiamo qui quelle più note e significative. In un saggio/reportage, il giornalista francese Pierre HASKI (2005), venuto a conoscenza dai media fin dal 2000, che una allarmante epidemia di AIDS è ampiamente diffusa tra i contadini poveri della popolosa Regione dell’Henan nella Cina centrale, non esita a recarsi di persona in loco nell’arco di tre anni (2001 – 2004), ed è testimone diretto della tragedia che documenta avvalendosi di una sconvolgente documentazione fotografica, effettuata da Bertrand MEUNIER. Questo rapporto è molto ben documentato ed è una fonte preziosa di informazioni e testimonianze dirette confermate anche da molti altri (nota 34 e INSERTO 4).

Anche la Relazione presentata sul web di un medico francese Michel RAFFA (2006), è ampiamente documentata e puntuale nel riportare le tre fasi della storia dell’epidemia e nella descrizione della criminale plasmaferesi, che abbiamo sopra riportato (INSERTO 1).

Ma il resoconto più coinvolgente e sconvolgente sull’epidemia nei contadini dell’Henan è uno straordinario Romanzo, che può essere paragonato per qualità letteraria a “La Peste” di Camus. Ma qui la peste non è un luogo della fantasia per descrivere situazioni umane e condizioni psicologiche paradigmatiche, ma è la tragica realtà descritta con grande vigore poetico e diretta partecipazione umana dallo scrittore Yan LIANKE (2005) (nota 35).

Infine vi è anche un saggio italiano, pubblicato nel 2004, da Pino PIGNATTA e Stefano BERTONE, un giornalista ed un avvocato, che dedicano un intero capitolo alla questione con il titolo: “L’ultimo inferno: lo scandalo delle trasfusioni in Cina” (nota 36).

Tra i media occidentali, il 28 Novembre 2001, la BBC è tra le prime a riferire sul Rapporto delle Nazioni Unite relativo al Programma per l’AIDS, e ancora. Il 9 febbraio 2003, il quotidiano la Repubblica” pubblica un articolo dal titolo: “Cina, la città che muore di AIDS . Vendevamo il sangue per fame”. Nel Science, Jon COHEN, uno dei più autorevoli collaboratori scientifici pubblica tre articoli: “HIV/AIDS in Cina.
1)Uno scoop di proporzioni internazionali
2) Una pratica non sicura ha trasformato i donatori di sangue in vittime
3) Pronti per il Decollo?”
Infine nel 1996, l’autorevolissima rivista medica The Lancet (in prima fila ad occuparsi dell’epidemia fin dal 1995), affronta il gravissimo problema degli orfani cinesi dell’AIDS nelle zone rurali “China’s AIDS orphans” (2006) (nota 37).

Dal 2007 al 2015 vengono pubblicate quattro Relazioni: 3 del Governo Cinese e l’UNAIDS Cina e una della “Charity” internazionale AVERT (nota 38).

1) A Joint Assessment (2007) è la Relazione datata Dicembre 2007, redatta dall’Ufficio del Comitato di Lavoro sull’AIDS del Consiglio di Stato (Cinese), congiuntamente (Joint) con il Gruppo delle Nazioni Unite sul Tema dell’AIDS in Cina, riassume in tre capitoli:
a) La situazione AIDS in Cina
b) i Risultati ottenuti dalle Risposte all’AIDS
c) le Sfide e le Raccomandazioni. L’obbiettivo è quello di “… raggiungere l’obbiettivo globale del Piano di Azione della Cina per Ridurre e Prevenire la Diffusione dell’ HIV/AIDS   (2006 – 2010”). Ne riassumo qui i dati più significativi per la nostra storia (sempre in grassetto le informazioni essenziali):

Innanzitutto si riportano le cifre riguardanti l’infezione:

“ Il numero cumulativo di HIV positivi riportati alla fine di Ottobre 2007 era di 223.501, inclusi 62.838 casi di AIDS e 22.205 morti registrate. Nel 2007 il Ministero della Salute, l’UNAIDS e la WHO hanno fornito questa valutazione aggiornata dell’ epidemia AIDS in Cina. I risultati di questa stima mostravano che, alla fine del 2007, approssimativamente 700.000 sono ora HIV positivi (range 550.000 – 850,000)…”

Come si vede, sono numeri molto discrepanti. Ciò si spiega esaminando l’allegata Figura   che riporta i dati ufficiali sul numero annuale di HIV positivi e di AIDS 1985-2007, messa a confronto con quella dal 1985 al 2001 riportata dal “Titanic Peril” (FIGURA 1 e FIGURA 2: INSERTO 5). Il testo che illustra la figura dice testualmente: “Il notevole incremento degli HIV positivi riscontrato nel 2004 è dovuto principalmente allo screening intensivo degli ex donatori di sangue ed alla diffusa e rafforzata sorveglianza e testing”.

Si ammette dunque   che solo dal 2004, vale a dire dopo ben 12 anni da quando era partito il programma di plasmaferesi intensiva nelle campagne (1992), e ben nove anni da quando era stata documentata la sieropositività per l’HIV in numerosi donatori (dati comunicati sia alle Autorità Sanitarie Regionali che a quelle Governative), si iniziò lo screening su larga scala dei donatori stessi. Anzi, degli ex donatori sopravvissuti, dal momento che , come risulterà dai dati relativi alla storia naturale dell’epidemia , un gran numero di essi erano già morti di AIDS.
La Relazione continua riportando quanto segue:

“Il numero cumulativo delle persone che vivono con l’HIV/AIDS nello Yunnan, Henan, Guanxi, Xinjiang, Guandong e Sichuan rende conto dell’ 80,5% dei numeri totali riportati in Cina (vedi FIGURA 3 INSERTO 6)”.
E’ ben evidente dalla Figura3, come gli epicentri dell’Epidemia sono lo YUNNAN (e Regioni confinanti: Guanxi, Guangdong …), da dove entrò la droga, e lo HENAN (e Regioni confinanti: Hubei, Anhui, Hebei…), dove avvenne la Plasmaferesi commerciale.

Per quanto riguarda le vie di trasmissione, vengono riportati i dati relativi al periodo Gennaio – Ottobre 2007, relativi ai soggetti viventi con l’HIV. Risulta che le due vie prevalenti sono quella Eterosessuale (37,9%) e l’uso di droga endovena (29,4%). Ma c’è ancora un 6,1% dovuto a raccolta di Sangue e Plasma e un 4,2% per “Trasfusione di Sangue e Prodotti del Sangue”. Infine, in un ulteriore 17,5% di casi, la causa della trasmissione è “ignota”.

Vengono elencati i numerosi provvedimenti del Consiglio di Stato per la Prevenzione ed il Controllo dell’Epidemia : un Piano di Azione a questo scopo per il periodo 2006 – 2010, che promuove Campagne di informazione dirette a Lavoratori migranti dalle campagne, bambini e giovani, studenti universitari e la Campagna anti Discriminazione. Allo scopo vengono coinvolte le Organizzazioni di massa (come i Sindacati), e quelle della Società civile (anche le ONG ) nonché anche le Religioni: Cristiani, Buddisti e Islamici. Si propone il contenimento della trasmissione del Virus mediante Sangue e Plasma l’espansione dell’ accesso al trattamento con farmaci antivirali (ART) e con la Medicina Tradizionale Cinese.

Tutti questi Provvedimenti arrivano sempre con grandissimo ritardo. Informazione sull’AIDS e suo trattamento viene avviata   nell’Henan dal 2006.
Sull’argomento che più ci interessa, il Sangue, si dice:
“Le donazioni di sangue volontarie erano il 5,5% nel 1998 e raggiunsero il 95% a metà 2007”.
Riguardo alla espansione del programma di trattamento con farmaci Anti Retro Virali (ARV) nei sieropositivi :
“Alla fine di ottobre 2007 la fornitura di ARV fu estesa a 1,190 contee in 31 province (regioni autonome e municipalità). Il numero cumulativo di persone dai 15 anni in su che iniziarono il trattamento fu di 39,298 con 31,849 attualmente in terapia”.

Se il numero di sieropositivi   si aggira sui 200,000 mila soggetti e 62.000 in AIDS (ed è anche molto sottostimato), si vede come queste cifre siano solo una goccia nel mare.
Si sottolinea l’impegno del Governo:
“ Il Governo Cinese ha attivamente dimostrato il suo impegno alla società internazionale ed ha implementato il pricipio “Tre in Uno”. I leaders nazionali, inclusi il Premier Wen Jiabao ed il Vice Premier Wu Yi, fornirono ripetutamente esempi di supporto alle persone che vivono con l’HIV/AIDS ed ai bambini affetti dall’AIDS con azioni personali”.  

Tuttavia gli Autori della Relazione, ben consapevoli dell’enormità dei problemi sul tappeto, aggravati dai mancati tempestivi interventi, e addirittura dalla negazione, censura e persecuzione da parte di irresponsabili “Autorità Sanitarie”, rilevano come l’implementazione dei Programmi anti AIDS rimane debole in alcuni settori, soprattutto a livello locale. Non sono definite chiaramente le Responsabilità ed il Rendiconto delle attività programmate. Pertanto vengono fatte delle dettagliate Raccomandazioni per affrontare la numerose Sfide:

2) HIV and AIDS in China – HIV and AIDS Information from AVERT (2013)

AVERT è’ una Organizzazione internazionale non-profit a scopo Caritativo (Charity), con sede in Gran Bretagna, impegnata a prevenire (AVERTing) l’ HIV e l’AIDS nel mondo con l’ educazione, il trattamento e l’assistenza. Questo Documento è corredato da un’ampia bibliografia: 114 voci in gran parte relative ai Rapporti delle Nazioni Unite : UNAIDS (United Nations Programme on HIV/AIDS ) e UNGASS ( United Nations General Assembly Special Sessions), che vanno dal 2002 al 2012, e quindi aggiorna la situazione della Cina che era stata riportata fino al 2007 nel Documento N.1.

Iniziamo dai dati complessivi degli HIV positivi: dai (circa) 700.000 nel 2007, si passa ai 780.000 nel 2011. Ci sono “sacche di infezioni elevate in specifiche sottopopolazioni: “La maggior parte di quasi un milione di persone che vivono con l’HIV, il 70-80% del totale nazionale, vivono in in 6 delle 33 Province della Cina”. Tra queste spiccano sempre, con le massime prevalenze, lo Yunan, lo Henan e Province limitrofe, Ma vi è il pericolo che l’infezione si diffonda ulteriormente nella popolazione generale. Nel 2009 l’AIDS rappresentò, per la prima volta, la principale (leading) causa di morte tra le malattie infettive, superando sia la tubercolosi che la rabbia.

Il Documento aggiorna poi sui risultati ottenuti dai vari Provvedimenti adottati dal Governo cinese negli ultimi anni. “Nei primi anni del nuovo millennio, la Cina si svegliò sulla assai reale prospettiva di una epidemia generalizzata di AIDS nel paese. Da allora il Governo ha radicalmente cambiato la sua risposta all’HIV/AIDS, ed ha implementato un’ ampia serie di strategie indirizzate ai gruppi ad alto rischio, come pure all’ educazione della popolazione generale sulla prevenzione dell’HIV … Sebbene sia in atto uno sforzo concertato per affrontare l’epidemia, la battaglia non è per nulla vinta. Data l’ampiezza e la complessità dell’epidemia nel paese, molte sfide rimangono, e saranno necessari sforzi ben coordinati per continuare a fare progressi”.

Tra queste sfide viene elencato il Trattamento dell’HIV/AIDS: Malgrado gli innegabili progressi al riguardo: “Gli ostacoli, che impediscono a migliaia di persone l’accesso al trattamento, includono stigma e discriminazione, scarsità di fondi per il sistema sanitario e le caratteristiche del lavoro dei migranti. In particolare i lavoratori migranti risultano essere una popolazione sotto-servita dai programmi di trattamento, in quanto solitamente sono coperti dall’assistenza sanitaria solo nelle loro rispettive aree di residenza ufficiale”. Per quanto riguarda le NGO (Organizzazioni N on Governative), Attivisti AIDS e Governo Cinese: “… c’è ancora una serie di problemi politici che intralciano la risposta all’epidemia. La persistente restrizione in Cina sulla società civile, la libertà di espressione e associazione comportano la repressione e la persecuzione delle ONG per l’AIDS da parte delle autorità Cinesi. Sebbene, negli ultimi anni, gli ufficiali Cinesi più anziani abbiano mostrato una crescente tolleranza per le Organizzazioni AIDS non Governative, gli ufficiali locali hanno vedute più repressive. Le Autorità nelle Province costiere più ricche tendono ad essere più morbide e disponibili a supportare gli sforzi degli attivisti AIDS, mentre le zone rurali dell’interno risultano essere più oppressive nei riguardi della discussione pubblica sull’AIDS. Le Autorità locali nelle regioni più remote non sempre implementano le politiche sull’AIDS programmate dal governo centrale. L’Osservatorio sui Diritti Umani (Human Rights Watch) ha riportato numerosi esempi di persecuzione e sorveglianza sugli attivisti AIDS ed i gruppi di supporto, inclusa la incarcerazione di eminenti attivisti sull’AIDS ed i diritti umani come Hu Jia”.

3)China AIDS Response Progress Report – June, 2014 National Health and Family Planning Commission of The People’s Republic of China US-China Business Council
Si inizia con i numeri:
A fine 2013, furono riportati 437.000 casi di persone che vivono con l’HIV/AIDS (incluse 263.000 persone con HIV e 174.000 pazienti con AIDS) e 136.000 morti in tutto il paese”.
Le conclusioni: L’Epidemia di AIDS in Cina presenta le seguenti caratatteristiche e sfide:
Primo, il numero atteso di persone che vivono con l’HIV/AIDS continua ad aumentare. La situazione dell’epidemia è grave tra i gruppi a rischio ed in certe aree. Il carico di lavoro per il controllo dell’AIDS è in crescita.

Secondo, la trasmissione sessuale è stata la principale via di trasmissione. Questa via di trasmissione è nascosta e perciò difficile da controllare. Le tecniche ed i metodi di controllo esistenti hanno effetti limitati.  

Terzo, la copertura preventiva della trasmissione dell’AIDS da madre a figlio è ancora assai carente (insubstantial): una bassa percentuale di donne gravide viene esaminata per l’AIDS nel corso della gravidanza, all’inizio e/o a metà; le azioni per contrastarla (l’AIDS) devono essere implementate.

Quarto, man mano che aumentano i pazienti con l’AIDS, aumenta la pressione sulla disponibilità di farmaci e per il trattamento.

Quinto, le persone HIV positive ancora soffrono la discriminazione sociale per ottenere servizi medici, educazione e lavoro. Le politiche di supporto variano entro certi limiti nelle diverse aree, l’implementazione è sbilanciata.”

Come si vede, il Documento riconosce che l a situazione riguardante l’HIV/AIDS in Cina è   “grave”: l’epidemia è in aumento, i mezzi per contrastarla sono scarsi ed incontrano difficoltà ad essere implementati.

4) China AIDS Response Progress Report – May, 2015 National Health and Family Planning Commission of The People’s Republic of China US-China Business Council
A distanza di un anno sempre dall’UNAIDS Cina, ecco un nuovo Rapporto aggiornato al 2004: J numeri continuano a crescere: 501,000 infezioni, di cui 296.000 in AIDS, sempre con una elevata differenziazione nella prevalenza tra i diversi gruppi.
Vengono elencati i provvedimenti governativi ed i risultati ottenuti, ma la situazione generale rimane grave come risulta dalle caratteristiche e sfide riportate nei soliti cinque punti:
Primo: alcune persone che vivono con l’HIV/AIDS non sono state diagnosticate in Cina e la trasmissione sessuale è diventata la principale via di trasmissione dell’AIDS. Le misure di intervento diventano più difficili da implementare e la risposta è ancora impegnativa.
Secondo: la pubblicità sulla risposta all’AIDS non avviene regolarmente e non abbastanza. Non è sufficientemente pertinente verso i diversi gruppi ed è insufficiente nell’educazione, e ancora vi è discriminazione contro coloro che vivono con l’HIV/AIDS.
Terzo: con il continuo aumento dei casi riportati di persone che vivono con HIV/AIDS, il lavoro di testare, trattare e seguire con visite di controllo diventa più gravoso, in particolare nelle aree a prevalenza relativamente più elevata e nelle istituzioni di base, i problemi quali la scarsità e poca competenza del personale addetto sono particolarmente rilevanti.
Quarto: Il numero e il tasso di donne in età fertile infettate con HIV e sifilide cresce di anno in anno e il pressante lavoro di prevenire la trasmissione madre-bambino è in costante aumento; la fornitura di servizi è inadeguata in alcune aree e la qualità dei servizi non è elevata; e la gestione e l’intervento delle donne gravide migranti è difficoltosa.
Quinto: la comunicazione della situazione epidemica dell’AIDS e il lavoro di risposta tra i dipartimenti è insufficiente in alcune aree, le organizzazioni sociali implicate nella risposta sono distribuite irregolarmente, le loro competenze di lavoro non sono consistenti e la qualità e quantità del loro lavoro varia notevolmente”.

La situazione rimane quindi grave in particolare nelle zone rurali più colpite dall’epidemia.

Riportiamo infine dal Documento la FIGURA sulla diffusione dell’HIV/AIDS in Cina aggiornata al 2014 e la TABELLA sulle vie di trasmissione anno per anno dal 1985-2005 al 2014 (INSERTO 6 e INSERTO 7).

Per quanto riguarda i media e Tv nel periodo 2007 e 2015, vi sono notizie sporadiche riguardanti casi particolari.

INSERTO 4
DOCUMENTI FOTOGRAFICI E VIDEO
UN REPORTAGE FOTOGRAFICO
(Pierre HASKI IL SANGUE DELLA CINA 2005 op.cit.) ad opera del fotografo Bertrand Meunier. Una foto è riprodotta nella copertina del volume:pierre-haski-il-sangue-della-cinaLe immagini raccolte nei villaggi dell’Henan dal 2001 al 2004 mostrano le vittime dell’AIDS che vivono in condizioni di disperata miseria, come era avvenuto durante la grande carestia degli anni ‘70 e forse nemmeno per le carestie ed epidemie (non prodotte dall’uomo), nel corso della storia millenaria della Cina.UN FILM
VIVERE E’MEGLIO CHE MORIRE

Weijun ChenTo Live is Better than to Die – 2003 Peabody Award Acceptance Speech Pubblicato il 23 set 2015 Winner 2003 | A TV2 Denmark Production, Cinemax, HBO, BBC

Vivere è meglio che morire esamina la profondità della crescente epidemia focalizzandosi su di una famiglia nel villaggio di Wenlou nella provincia dell’Henan. Nel 2001 il cineasta/direttore/produttore WeiJun Chen viaggiò a Wenlou dove incontrò Ma Shengyi, un contadino povero, sua moglie Leimei, e i loro tre bambini. Circa tre anni prima, Shengyi e Leimei vendettero il loro sangue e contrassero il virus l’HIV. Essi lo hanno da allora trasmesso ai loro due figli più giovani.

vivere-è-meglio-che-morireUN FOTOGRAMMA DELLA MADRE LEIMEI

UN CORTOMETRAGGIO
The Blood of Yingzhou District (Chidren)
the-blood-of-yingzhou-district
un breve documentario diretto da Ruby Yang e prodotto da Thomas F. Lennon. Sugli effetti dell’AIDS sugi orfani     di Yingzhou nel Distretto di Fuyang, Anhui, Cina. Ha vinto nel 2007 l’Academy Award for Documentary Short Subject. https://en.wikipedia.org/wiki/The_Blood_of_Yingzhou_District
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INSERTO 5
FIGURA 1 (da : HIV/AIDS: China’s Titanic Peril 2001)hiv-cinaCasi di HIV/AIDS dal 1985 al 2001, forniti dal Ministero della Sanità (MOH) Cinese. L’impennata dei sieropositivi (colonne grigie) e dei casi di AIDS (colonne arancione) dal 1994 in poi è dovuta all’estensione dello screening soprattutto nei tossicodipendenti endovena. Lo screening esteso sugli ex donatori di plasma (sopravvissuti) partirà, molto dopo (2002). Notare i numeri sull’ordinata: migliaia.FIGURA 2 (da: A Joint Assessment, 2007)hiv-cina2007

Notare i numeri sull’ordinata: decine di migliaia.
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INSERTO 6
Diffusione dell’HIV in Cina e le Province più colpite:
FIGURA 3
diffusione-cina-2005 Crescita esponenziale dell’HIV (in Cina) da ATTANASIO GHEZZI, PIERANNI (2011)
FIGURA 4diffusione-cina-2011Distribuzione geografica in tutto il paese delle persone con HIV/AIDS nel 2014 (UNAIDS Cina 2015)
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INSERTO 7
TABELLA 1tabella1 Vie di trasmissione dei nuovi casi diagnosticati di HIV/AIDS per anno (UNAIDS Cina 2015)
IDU: Utilizzatori di CDroga Endovena FPD : Ex Donatori di Plasma MTCT: Trasmissione Madre-BambinoCome si vede dall’85 al 2005 i FPD rappresentano circa il 30% dei casi e sono quasi pari agli IDU. Va però notato che lo screening esteso dei donatori inizia solo dal 2004 (FIGURA 2), quando molti di essi erano già morti (probabilmente circa il 50% ). Dal 2005 al 2010 una elevata percentuale, 15/20%, di casi sono “sconosciuti”, verosimilmente appartenenti alle due categorie più numerose: IDU ed FPD.

Negli anni che seguono, le infezioni dovute al sangue (Donazione trasfusione)     diminuiscono, ma rimangono ancora significative negli anni 2009-2010 e si annullano solo dal 2013. Attualmente la trasmissione sessuale Omo- ed Etero- è quasi totalmente dominante.
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NOTE

  1. Lo studio fornisce i seguenti dati epidemiologici e demografici. “ Il villaggio viene scelto in quanto vi erano stati molti donatori di sangue a pagamento. Tutti i residenti al di sopra dei 16 anni furono invitati a partecipare allo studio. Di 2364 residenti, 1551 persone (527 famiglie) furono testati per l’HIV e 926 compilarono un questionario informativo (demografia, abitudini di vita, donazioni/trasfusioni di sangue). Vennero inclusi anche i nomi dei soggetti morti di AIDS o testati in precedenza per l’HIV dagli Ospedali e CDC locali. 115 residenti furono trovati essere HIV positivi, 29 esaminati in precedenza, dei quali 24 morti di AIDS. Prevalenza totale di HIV positivi nella popolazione: 9,1%, il 19% delle famiglie ospitava almeno un membro che viveva con l’HIV e di queste, il 25% ne ospitava più di due. Non vi era differenza nelle prevalenze di HIV positivi tra maschi e femmine ed i più significativamente numerosi erano tra i 40 e 50 anni di età. La prevalenza tra gli ex donatori pagati era del 22,4%. Tra i 115 residenti HIV positivi, le proporzioni di contrarre l’infezione HIV attraverso   -trasfusione di sangue, – rapporti sessuali, – e madre/figlio,   erano, rispettivamente: – 0,9% , -9,6% e -5,2%”. CHENG H, Qian X, Cao GH, Chen CK, Gao YN, Jiang QW. : Study on the seropositive prevalence of human immunodeficiency virus in a village residents living in rural region of central China. Zhonghua Liu Xing Bing Xue Za Zhi. 2004 Apr;25(4):317-21.
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  2. Lo studio: “… è effettuato negli anni 2000 – 2002), in una comunità rurale dove c’era un ampio numero di ex donatori “illegali” di plasma. Allo scopo di valutare la trasmissione secondaria del virus dai donatori alle loro spose ed ai figli, vennero esaminati per l’HIV, e seguiti per 3 anni, 337 bambini al di sotto dei 7 anni, figli di donatori sieropositivi. Complessivamente, il tasso di prevalenza fu del 5%. I bambini nati da madri sieropositive, erano infettati per il 28,9%. Tutte le infezioni erano da HIV-1 sottotiop B’ … Si stimò che la diffusione avvenne nel 1994 o anche prima, Molte persone infettate stanno ora sviluppando l’AIDS, trattamento e cure sono urgentemente indispensabili per questi malati”.
    WANG L, Zheng XW, Qian HZ, Lü F, Xing H. : Epidemiologic study on human immunodeficiency virus infection among children in a former paid plasma donating community in China.   Chin Med J (Engl). 2005 May 5;118(9):720-4.
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  3. Lu L , Jia MH , Zhang LF, Wang Z, Qiao XC, Li DM. : A retrospective cohort study on the natural history of human immunodeficiency virus among former plasma donors in central China. Zhonghua Liu Xing Bing Xue Za Zhi. 2005 May;26(5):311
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  4. ZHANG XF, Liu XZ, Tao XR, Huang T, Su SL, You XD, Qian YS, Fu JH, Wang N. : The epidemiological study on human immunodeficiency virus infection among paid blood donors living in Shandong provincial China Comprehensive Response Project. Zhonghua Liu Xing Bing Xue Za Zhi. 2005 May;26(5):314-6.
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  5. “ la prevalenza complessiva nella popolazione risultò del 10,8% , con valori del 15,1% negli ex donatori, e del 4,8% nei non donatori. In questi ultimi,la HIV positività era maggiormente correlata con un coniuge positivo o con partners sessuali multipli. JI G, Detels R, Wu Z, Yin Y. : Correlates of HIV infection among former blood/plasma donors in rural China. AIDS. 2006 Feb 28;20(4):585-91.
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  6. “ … 3062 partecipanti dei quali il 29,5% riportava una storia di vendita di sangue o plasma. La coinfezione HCV risultò nell’ 85% degli HIV positivi e nell’ 8,7% degli HIV negativi. QIAN HZ, Yang Z, Shi X, Gao J, Xu C, Wang L, Zhou K, Cui Y, Zheng X, Wu Z, Lu F, Lai S, See comment in PubMed Commons below:::: : Hepatitis C virus infection in former commercial plasma/blood donors in rural Shanxi Province, China: the China Integrated Programs for Research on AIDS. J Infect Dis. 2005 Nov 15; 192(10):1694-700. Epub 2005 Oct 6.
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  7. La prevalenza di HIV positività nei donatori pagati risultò del 40,6 %. I contagi per via sessuale e per trasmissione madre-figlio risultarono, rispettivamente, del 2,0% e del 3,6% . CONCLUSIONE : in passato, la trasmissione dell’HIV avvenne nei donatori pagati, in futuro sarà per via sessuale”. ZHANG W, Hu D, Xi Y, Zhang M, Duan G. : Spread of HIV in one village in central China with a high prevalence rate of blood-borne AIDS. Int J Infect Dis. 2006 – Nov;10(6):475-80.
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  8. La “ non regolata raccolta di sangue e plasma” , avvenuta tra 10,8 e 12,8 anni prima ,causò la diffusione dell’HIV-1 e della co-infezione con l’HCV nell’89,5% , ma solo nel 3,7% con l’HBV. Fu osservato un deterioramento sia delle manifestazioni cliniche che dei parametri di laboratorio e l’aumento della carica virale, in parallelo con la diminuzione dei linfociti T4,, dei livelli di Emoglobina (Hb) e la comparsa di dermatosi. XU JQ Wang JJ, Han LF ed altri 22 coll. : Epidemiology, clinical and laboratory characteristics of currently alive HIV-1 infected former blood donors naive to antiretroviral therapy in Anhui Province, China. Chin Med J (Engl). 2006 Dec 5;119(23):1941-8.
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  9. “… i dati socio-demografici, medici e informativi sui comportamenti a rischio. La prevalenza totale era dell’ 1,3% (4,1% negli ex donatori e 0,1% nei non donatori) ; negli ex donatori si andava dall’ 1,5% – sangue intero, all’ 8,8% – sangue e plasma, e infine 21,6% – solo plasma. SHI XM, Yang ZM, Qian HZ, Qiao XC, Gao JH, Zheng XW, Wang N. : A cross-sectional survey on human immunodeficiency virus infection in a former commercial blood donating community. Zhonghua Yu Fang Yi Xue Za Zhi. 2006 Nov;40(6):427-32.
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  10. “Su 6.600.000 donatori testati per HIV-1 e HIV-2 con metodi affidabili (ELISA e WESTERN BLOT), il tasso di infezione risultò dello 0,085% con una tendenza all’aumento da 1:600.000 nel 1995 all’1:37.000 nel 2004. Il tasso di infezione era più elevato nei maschi rispetto alle femmine”. MENG ZH, Yang J, Zhou HP, Yan LX. Retrospective study on HIV infection among blood donors in Zhejiang Province over 11-year period (1993 – 2004). Zhongguo Shi Yan Xue Ye Xue Za Zhi. 2006 Dec;14(6):1231-3
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  11. “ Una delle maggiori preoccupazioni per i malati del villaggio era l’insostenibile costo delle cure mediche, che li induceva a ritardare il ricorso ai servizi sanitari fino a quando i sintomi erano più gravi. Il ricorso al sistema delle cure sanitarie era anche influenzato dalla disponibilità delle medicine sovvenzionate, dalla distanza dal centro sanitario e dalla qualità dei servizi non gratuiti. Per contro, i partecipanti erano molto favorevoli ai servizi di trattamento antivirale, che sono ora gratuiti. Nell’area studiata, l’accesso alle cure sanitarie è ampiamente sovvenzionato, ma molti trovano questi servizi inaccessibili. Servono servizi più equi ed accessibili”. XU J, Sullivan SG, Dou Z, Wu Z; China CIPRA Project 2 Team: Economic stress and HIV-associated health care utilization in a rural region of China: a qualitative study. AIDS Patient Care STDS. 2007 Nov;21(11):787-98.
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  12. “…un, elevato tasso di infezione tra i tossicodipendenti endovena (IDUs) e gli ex donatori di plasma (FPDs)”, ma un “…tasso globale di infezione relativamente basso nel paese”, “grazie a vari progetti pilota condotti dagli scienziati Cinesi negli ultimi 10 anni, il Governo cinese ha compiuto passi importanti per la prevenzioneWANG L. Ministry of Health, the People’s Republic of China.: Overview of the HIV/AIDS epidemic, scientific research and government responses in China. AIDS. 2007 Dec;21 Suppl 8:S3-7. doi: 10.1097/01.aids.0000304690.24390.c2.
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  13. F. ZHANG e coll. ZHANG F, Dou Z, Yu L, Xu J, Jiao JH, Wang N, Ma Y, Zhao Y, Zhao H, Chen RY. The effect of highly active antiretroviral    therapy on mortality among HIV-infected former plasma donors in China. Clin Infect Dis. 2008 Sep 15;47(6):825-33. doi: 10.1086/590945.
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  14. ZHANG FJ, Dou ZH, Yu L, Ma Y, Wang N, Cao GH, Li CT, Zhao JX, Meng XD, Qiao XC, Huo W, Zhao HX, Liu ZF, Wang L, Shang H. An ambispective cohort study of the natural history of HIV infection among former unsafe commercial blood and plasma donors. Zhonghua Liu Xing Bing Xue Za Zhi. 2008 Jan;29(1):9-12.
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  15. DOU ZH, Yu L, Zhao HX, Ma Y, Peng GP, Lu LX, Li ZH, Fu JH, Zhang FJ. Survival analysis of 530 HIV infected former unsafe commercial blood and plasma donors. Zhonghua Yu Fang Yi Xue Za Zhi. 2008 Dec;42(12):879
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  16.  ZHU XY, Cui ZL, Huang ZJ, Zhu BJ, Wang N. : Study on AIDS incidence and death in previous paid blood-donated population, central China. Zhonghua Yu Fang Yi Xue Za Zhi. 2008 Dec;42(12):906-10.
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  17. CAO XB, Feng GZ, Xu J, Pang L, Zhang HB, Dou Z, Xu C, Rou KM, Wu ZY. [A study of HIV/AIDS-related stigma and discrimination among former plasma donors in rural areas]. Zhonghua Yu Fang Yi Xue Za Zhi. 2009 Nov;43(11):1022-5.
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  18. CYSIQUE LA, Letendre SL, Ake C, Jin H, Franklin DR, Gupta S, Shi C, Yu X, Wu Z, Abramson IS, Grant I, Heaton RK; HIV Neurobehavioral Research Center group. Collaborators (42) : Incidence and nature of cognitive decline over 1 year among HIV-infected former plasma donors in China.  AIDS. 2010 Apr 24;24(7):983-90. doi: 10.1097/QAD.0b013e32833336c8.
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  19. LAU JT Yu XN, Mak WW, Cheng YM, Lv YH, Zhang JX. Suicidal ideation among HIV+ former blood and/or plasma donors in rural China. AIDS Care. 2010 Aug;22(8):946-54. doi: 10.1080/09540120903511016.
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  20. SHENG Y, Qiu ZQ, He Y, Juniper N, Zhang Y. : L iving conditions and palliative care needs among end-of-life former commercial plasma donors affected with HIV/AIDS in rural Henan of China. Biomed Environ Sci. 2010 Aug;23(4):279-86. doi: 10.1016/S0895-3988(10)60064-5.
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  21. WANG L, Gao X, Wang Z, Cui ZL, Song LP, He WS, Wang SW, Chen CK, Wang N. :Study on the natural history of HIV among former commercial plasma donors caused by contaminated plasma donation in central China. Zhonghua Liu Xing Bing Xue Za Zhi. 2010 Jun;31(6):633-7.
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  22. JIA M, Luo H, Ma Y, Wang N, Smith K, Mei J, Lu R, Lu J, Fu L, Zhang Q, Wu Z, Lu L. The HIV epidemic in Yunnan Province, China, J Acquir Immune Defic Syndr. 2010 Feb;53 Suppl 1:S34-40. doi: 10.1097/QAI. 0b013e3181c7d6ff.
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  23. Lo studio è ricavato dalla revisione dei dati raccolti dai Centri di Sorveglianza Sentinella della Provincia: uno studio epidemiologico speciale dell’HIV tra gli ex Donatori di Plasma ed altri gruppi ad alto rischio. E qui la situazione è completamente invertita rispetto allo Yunnan: la prevalenza di sieropositività HIV più elevata riguarda gli ex Donatori (8,6%) e molto minori sono le prevalenze tra tossicodipendenti endovena, “lavoratrici” del sesso, omosessuali maschi ed altri LI N, Wang Z, Sun D, Zhu Q, Sun G, Yang W, Wang Q, Nie Y, Wu Z. HIV among plasma donors and other high-risk groups in Henan, China. See comment in PubMed Commons belowJ Acquir Immune Defic Syndr. 2010 Feb;53 Suppl 1:S41-7. doi: 10.1097/QAI.0b013e3181c7d717.
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  24. ZHANG M, Shang H, Wang Z, Cui WG, Hu QH.: Natural history of HIV infection in former plasma donors in rural China. Front Med China. 2010 Sep;4(3):346-50. doi: 10.1007/s11684-010-0102-x. Epub 2010 Aug 12.
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  25. Furono analizzate le cause di morte e le caratteristiche dei deceduti. Vi fu un totale di 2546 morti, delle quali 521 (20,5%) erano AIDS-correlate, 525 (20,6%) sospette di AIDS e 1500 (58,9%) non correlate ad HIV/AIDS. La proporzione di morti tra le persone di età tra 20 e 49 anni risultava inferiore al 20% dal 1995 al 1997 , ma salì al 27,4% nel 1998 e raggiunse il 49,2% nel 2001, con un calo negli anni successivi che arriva al 29,5% nel 2007. Le morti correlate o sospette di AIDS tra le persone di 20-49 anni erano, rispettivamente, del 63,9% e del 70,9%. Il tasso di mortalità totale risultava del 7 per mille dal 1995 al 1999 e del 14 per mille nel 2002. Il nostro studio mostra che le morti correlate o sospette da HIV/AIDS furono la principale causa di morte a livello locale dopo il 1998, in particolare tra coloro di età tra 20-49 anni”. Li D, Chen H, Gao X, Wang L, Wang Z, Cui Z, Song L, He W, Wang S, Chen C, Wang N. Mortality survey on HIV/AIDS-related deaths in HIV epidemic regions caused by contaminated plasma donation in central China. AIDS Care. 2010 Sep;22(9):1123-9. doi: 10.1080/09540121003615087
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  26. “Vi furono 6990 nuovi casi di di HIV/AIDS e 1214 morti. Furono analizzate le caratteristiche della popolazione, la sopravvivenza e le cause della morte. La quasi totalità dei morti (99.0%) era di nazionalità HAN (caratteristica della popolazione delle zone rurali della Cina centrale), i maschi erano il 62,0% , dei quali il 64% sposati, e nel 93,7% con basso livello di istruzione. I pazienti con AIDS rappresentavano il 93,2% e solo il 6.8% erano portatori di HIV. Il 65,5% dei casi erano ex donatori di plasma e riceventi di sangue o prodotti del sangue. La principale causa di morte erano le malattie AIDS-correlate nella proporzione del 71,9%. Il periodo di sopravvivenza medio dopo la conferma di HIV positività fu di 62 giorni ( Range=14-151 giorni). 436 persone (35,9%) morirono entro un mese e 959 (79,0%) entro sei mesi dopo essere stati confermati HIV positivi”. LI N, Sun DY, Ma YM, Zhu Q, Wang Z.: The newly reported HIV/AIDS cases and death of HIV cases from 2008 to 2009 in Henan province Zhonghua Yu Fang Yi Xue Za Zhi. 2010 Nov;44(11):999-1
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  27. LIU HX, Wang L, Qin QQ, Ding ZW, Wang N. Impact of delayed diagnoses bias on the estimation of AIDS incubation Zhonghua Liu Xing Bing Xue Za Zhi. 2011 Sep;32(9):892-5.
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  28. CHEN SL, Bai GY, Li QM, Li BJ, Hui YL, Liang L, Wang W, Chen ZQ, Lu XL, Wang XF, Zhang YQ, Zhao HR. Retrospective cohort study on period of incubation and survival among former commercial plasma donors infected with HIV in Hebei province. Zhonghua Yu Fang Yi Xue Za Zhi. 2012
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  29. CHEN SL, Zhao HR, Zhang YQ, Zhao CY, Li BJ, Bai GY, Liang L, Chen ZQ, Hui YL, Wang W, Lu XL. : A retrospective cohort study on the natural history of AIDS caused by blood transfusion. Zhonghua Liu Xing Bing Xue Za Zhi. 2012 Jul;33(7):658-62.
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  30. ZHAO YS, Su SI, Lv CX, Zhang XF, Lin L, Sun XG, Lin B, Fu JH Seroprevalence of hepatitis C, hepatitis B virus and syphilis in HIV-1 infected patients in Shandong, China. Int J STD AIDS. 2012 Sep;23(9):639-43. doi: 10.1258/ijsa. 2012.011411.Per quanto riguarda i test eseguiti nel sangue per la trasfusione nelle zone rurali, va citato un lavoro dal CDC di Pechino, dove si rivela che il sangue prelevato in 3 Centri di Raccolta nella Cina rurale dall’ Ottobre al Dicembre 2003,veniva testato per l’Antigene di superficie dell’ Epatite B (HBsAg) per il Virus Epatite C (HCV), e per la Sifilide con metodi poco sensibili. Vale a dire che molti positivi non venivano rilevati e ciò : “ poteva causare infezioni per un numero inaccettabile di riceventi quel sangue”. In proposito va rilevato che la data di pubblicazione del lavoro (2010) riporta dati ottenuti 7 anni prima (2003 !), inoltre non si parla di HIV, Dunque non si testava ancora per l’HIV dopo tutto quello che era emerso nei donatori commerciali, e ben 20 anni dopo l’introduzione dei tests (1984)? Vedi: LIU S, Figueroa P, Rou K, Wu Z, Chen X, Detels R. : Safety of the blood supply in a rural area of China. J Acquir Immune Defic Syndr. 2010 Feb;53 Suppl 1:S23-6. doi: 10.1097/QAI.0b013e3181c7d494.
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  31. “Venne selezionato a caso un villaggio dei 38 colpiti dalla pandemia da HIV/AIDS nella provincia dell’HENAN: vennero raccolti i dati demografici di ciascun residente (medici, soggetti con HIV/AIDS, insegnanti ed altri). Su 2335 residenti 484 (20,3%) erano ex donatori, 107 (4,6%) erano affetti da HIV/AIDS , il 93% dei quali si erano infettati mediante la donazione di sangue commerciale “. L’analisi epidemiologico sociale evidenziò quanto segue: individualmente i fattori di rischio furono il basso livello di istruzione e la donazione di plasma, socialmente l’epidemia era correlata a geografia, parentela e conformismo, strutturalmente il fattore macro strutturale correlato era la politica di sostegno (endorsement) dei prodotti nazionali del sangue; infine, fattori microstrutturali furono la povertà “. YAN J, Xiao S, Zhou L, Tang Y, Xu G, Luo D, Yi Q. : A social epidemiological study on HIV/AIDS in a village of Henan Province, China. AIDS Care. 2013;25(3):302-8. doi: 10.1080/09540121.2012.701724. Epub 2012 Jul 27.
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  32. LI J, Ma Y, Yang W, Sun D, Zhu Q2, Wang Z. Study on risk factors of hepatitis C virus infection among Han population in Henan province]. Zhonghua Yu Fang Yi Xue Za Zhi. 2014 Nov;48(11):985-9.
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  33. CAI LN, Zhu SW, Zhou C, Chen BA, Sun J.: Analysis on HIV Infection Status of Voluntary Blood Donors in Chinese Nanjing Area from 2003 to 2013 Zhongguo Shi Yan Xue Ye Xue Za Zhi. 2014 Sep;22(5):1422-7. doi: 10.7534/j.issn.1009-2137.2014.05.045.
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  34. Pierre HASKI “ex corrispondente all’estero per AFP e Liberation, a Johannesburg, Gerusalemme e Pechino. Cofondatore del sito web francese indipendente , Rue89.com. Haski si reca clandestinamente nei “villaggi dell’’AIDS” nell’Henan, eludendo i rigidi controlli della polizia. Infatti, i governanti della regione cercano in tutti i modi di nascondere la realtà, ostacolando l’accesso non solo ai giornalisti, ma anche ai medici ed agli attivisti anti AIDS, che accorrono per prestare assistenza e fornire informazioni preziose ai malati ed alla popolazione   In quei villaggi: “… all’orrore della malattia si aggiunge quello della miseria e dell’oppressione. Ma ancora più insopportabili sono il silenzio, l’ignoranza e il disprezzo che si incontrano una volta abbandonati quei posti”. Nel primo viaggio Pierre riesce ad intervistare decine di contadini in diversi villaggi, molti sono affetti i dalla misteriosa “febbre”. Tutti hanno venduto il sangue. Intere famiglie sono colpite: “ Tutti parlano della ventata di follia che si è abbattuta su questa regione dove, come per miracolo, per guadagnarsi da vivere bastava allungare il braccio. Molti contadini si recavano ogni giorno al centro di raccolta del prezioso liquido, qualcuno addirittura due volte al giorno. La spiegazione è sempre la stessa: ‘Senza quei soldi non potevamo costruirci una casa ed era impossibile trovare moglie’ Siamo molto poveri, la terra non ci basta’ ”. Cominciano comparire i primi orfani: tre bambini hanno perso entrambi i genitori. morti di AIDS, ed uno dei tre, la bimba più piccola, è sieropositiva. La situazione, resa nota fin dal 1995 al Governo centrale di Pechino, induce quest’ ultimo a prendere provvedimenti anche per la risonanza internazionale che   ne segue ( stampa,TV e soprattutto l’UNAIDS, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per la lotta all’AIDS). Viene vietata per legge la raccolta di sangue a pagamento (1995) e, con molto ritardo, il trattamento farmacologico dei malati (2002). Pure limitate o del tutto assenti sono le campagne di informazione alla popolazione e l’assistenza agli orfani. Si assiste invece ad un braccio di ferro tra Pechino e la Provincia che addirittura boicotta le direttive del Governo centrale. La situazione è paradossale, al punto che un consigliere del Governo di Pechino arriva a ringraziare Pierre per i suoi reportages su “Liberation” nel 2001. perchè, come quelli del “New York Times” nel 2000, hanno permesso “di mettere il governo dell’Henan di fronte alle sue responsabilità”. Nel 2001, il “Quotidiano del popolo”, organo del PCC, aveva dovuto ammettere per la prima volta che: “Negli anni Novanta alcuni individui hanno acquistato grosse quantità di plasma sanguigno dai contadini dell’HENAN, provocando la diffusione del virus dell’AIDS tra i donatori remunerati”. Bastano queste poche citazioni per capire quanto complessa e contraddittoria sia stata la vicenda, che si è arricchita di molte altri documenti più recenti che verranno citati più avanti.
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  35. Yan LIANKE , celebre in patria e nel mondo per aver vinto prestigiosi premi Letterari ( tra i quali i 2 più importanti della Cina ), pubblica un romanzo (censurato in Cina), a “Il sogno del villaggio dei Ding” .E’ la storia vera dell’ epidemia di AIDS che si abbatte nelle campagne cinesi dell’ Henan, epidemia diffusa nei donatori di plasma (e loro familiari), contadini poveri cui viene offerta questa opportunità di guadagnare denaro per migliorare la loro miserabili condizioni di vita e costruirsi una casa di mattoni. Yan Lianke è nato nel 1958 nell’Henan ed è un testimone diretto degli eventi che descrive con grande leggerezza, malgrado la loro terrificante tragicità. Usa infatti un geniale ed irreale espediente: quello di far raccontare la storia ad un bambino (peraltro morto), che vede le cose come in una favola, dove orchi e mostri sono la realtà, ma c’è anche un vecchio insegnante, nonno compassionevole e preveggente, nonché di personaggi che sanno riscattarsi dalla tragedia con l’amore. Il mostro più repellente è il capo villaggio, il funzionario del partito comunista che ha promosso il grande “business” della vendita del plasma e che   gestisce anche in proprio per arricchirsi ed accrescere il suo potere. Personaggio tutt’altro che di fantasia.
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  36. PIGNATTA P.BERTONE S. Sangue e affari. Uno scandalo internazionale nell’industria dei farmaci. Ed,F.lli Frilli Genova, 2004. Pagg. 229-242 Va senz’altro riconosciuto a questi due AA il merito di aver riportato tra i primi in Italia lo scandalo della trasmissione dell’HIV nei donatori di plasma, fornendo informazioni largamente corrette. Viene invece fornita una informazione del tutto erronea riguardante i CDC (Centers for Disease Control e Prevention) di Atalanta (USA), dei quali si afferma che: “tanta parte ha(nno) giocato nella vicenda delle infezioni da HIV e da HCV trasmesse con i concentrati di Fattore antiemofilia prodotti, negli anni Ottanta, dalle case farmaceutiche statunitensi”. I CDC di Atalanta non sono per nulla associati alle Multinazionali responsabili della diffusione dell’HIV negli emofilici. I CDC (USA) avevano invece documentato e lanciato per primi l’allarme sulla potenziale pericolosità di quei prodotti fin dal 1981, grazie al sagace lavoro di due lungimiranti epidemiologi : Bruce EVATT e Donald Francis (vedi Douglas STARR op cit: Cap.15 pagg.266-274). Infine i CDC di cui si parla nel saggio sono del tutto Cinesi, istituiti dal Ministero della Sanità Cinese, chiamati come quelli americani per svolgere analoghe funzioni di indagini epidemiologiche, ma che non hanno nulla a che fare con questi ultimi. I rapporti del Governo Centrale Cinese di Pechino e degli scienziati cinesi con i colleghi USA ( e non solo USA), come abbiamo ampiamente documentato, sono stati di fondamentale importanza per la scoperta, lo studio e l’adozione di provvedimenti per contrastare l’epidemia, (vedi NOTA 3 pag.14). Infine, è stato denunciato che parte del plasma ottenuto dalla plasmaferesi commerciale in Cina sia stato anche esportato all’estero (ne parleremo più avanti), ma a mia conoscenza, su questo punto non vi è una documentazione certa. Per quanto riguarda gli USA, il citato He AIFANG parla di contatti con Liu Quanxi che però non andarono in porto. He afferma che Liu lasciò perdere l’affare perché voleva gestire la cosa in proprio, ma è più probabile che gli americani, scottati dallo scandalo AIDS/Emofilia, pretendessero garanzie sulla qualità del plasma (almeno per i test per l’ HIV!).
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  37. MEDIA 2001 – 2207:
    BBC (2001) “ Un rapporto delle Nazioni Unite avverte che la Cina è sull’orlo di un’epidemia di AIDS di proporzioni catastrofiche….. alla fine dell’ultimo anno fino ad un milione e mezzo di persone in Cina erano infettati con l’HIV.  Se non verranno adottati efficaci provvedimenti il numero di persone infettate in Cina potrebbe arrivare a dieci milioni nel duemila e dieci ….. Decine di migliaia di contadini delle campagne vennero infettati dopo aver venduto il loro sangue in centri di raccolta che non usavano appropriate procedure di sicurezza.”.

    La Repubblica(2003)
    : scrive l’inviato Pietro DEL RE: “ Nella regione dello Henan un milione e mezzo di contadini sono stati contagiati dopo aver venduto plasma allo Stato” Il cronista era entrato clandestinamente nel villaggio di Shijun e riporta la testimonianza di un contadino di 43 anni in AIDS conclamata, il quale : “Tra il 1992 e il 1995, incoraggiato dalle autorità nella sua Provincia, e costretto dalla povertà, vendette il proprio sangue (Plasma) cinquecentocinquanta volte”.

    Science 200
    4 (Jun 4;304(5676): 1430-2, 1439). Vengono riportate le informazioni del Titanic Peril e le testimonianze di diversi personaggi come Sun Fuli, il sieropositivo (infettato da una trasfusione), al quale il Premier Wan Jibao strinse la mano; il vice ministro Wang Lodge che vanta un “grosso cambiamento” nella politica per l’AIDS delGoverno; l’infermiera Wei Jian Li che controlla giornalmente che i malati di AIDS in un villaggio assumano correttamente la terapia; ma intervista anche il giornalista Zhang Jicheng, licenziato per aver divulgato la storia del sangue nell’Henan (vedi INSERTO 3). Le gravi carenze del sistema sono riassumibili in un solo dato: i centri sentinella in Cina sono circa 200, in Thailandia,con una popolazione che è il 5% di quella cinese, sono 500.The Lancet ( Vol 168, 9 December 2006 page 2046) tratta dei bambini orfani per la morte dei genitori per AIDS contratta dalla donazione di sangue documentata da un documentario girato in un villaggio dell’Anhui: The Blood of Yingzhou District (Chidren). I bambini spesso non vengono curati nel loro villaggio perché molte persone hanno il terrore di poter essere infettate dal contatto con loro. (INSERTO 5) Molti articoli di Agenzie e Riviste occidentali e cinesi denunciano il persistere di raccolte illegali di sangue fino al 2007. Vedi: “Nation in Crucial Period for AIDS Prevention,” Xinhua News Agency, 8 April 2004; Zhang Feng, “Suppliers of Blood Under Investigation,” China Daily, 30 July 2004, p. 1;“China closes blood agencies to curb AIDS,” China Daily, March 28, 2005; “China Arrests 15 in AIDS Crackdown”, Washington Post, April 13, 2005. China says faces threat from illegal blood sales,” Reuters, June 14, 2007, da: Aids Blood Scandals Asia Catalyst op cit. pag.38
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  38. Relazioni 2007 – 2015
    1)
    A Joint Assessment of HIV/AIDS Prevention, Treatment and Care in China : A Joint Assessment 2007
    2)
    HIV and AIDS in China – HIV and AIDS Information : AVERT 2013
    3) 2014 China AIDS Response Progress Report : UNAIDS China 2014
    4)
    2015 China AIDS Response Progress Report : UNAIDS China 2015  I documenti verranno di seguito citati con le sigle sopra riportate in grassetto.
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PARTE SECONDA 2 L’epidemia di HIV/AIDS “con caratteristiche cinesi” – dal 1985 al 2002

  1. Storia dell’epidemia 1985 -2002
    In questa sezione, la storia dell’epidemia verrà raccontata raggruppando le prime tre fasi, nelle quali è stata classicamente suddivisa, che vanno dal 1985 al 2002. E’ da questa ultima data che vi è il pieno riconoscimento, sia all’interno che sul piano internazionale, della diffusione dell’HIV/AIDS in Cina e del “Pericolo Titanico” che essa comporta non solo sul piano strettamente sanitario, ma anche su quello economico, sociale e politico. In particolare, è la massiccia diffusione del virus nei donatori di sangue/plasma a pagamento, soprattutto nella popolosa Provincia dell’Henan, ed in misura minore in altre Province della Cina centrale rurale, che diventa una delle fonti più rilevanti per la diffusione dell’epidemia in tutto il paese. Dal 2002 vi è quella che alcuni hanno definito la “Quarta fase” (nota 1), che verrà raccontata nella sezione successiva.

2 a. Prima Fase: 1985-88. L’INGRESSO DELL’ HIV in CINA.

Il primo caso di AIDS identificato in Cina avvenne nel 1985 in un turista americano deceduto a causa della sindrome. Nello stesso anno quattro emofilici furono confermati essere HIV infetti a causa di prodotti del plasma importati (nota 2). Al 1988 vennero riportati, in un totale di sette Province, Municipalità e Regioni, 22 casi di HIV/AIDS, la maggior parte riguardanti turisti stranieri o cinesi che tornavano dall’estero.

Pertanto si ritenne che l’infezione arrivasse dall’esterno, dai paesi capitalisti nei quali dilagava droga e omosessualità, comportamenti ritenuti inesistenti (o diffusi in minima percentuale) nella Cina Popolare (nota 3). Di conseguenza il Governo emanò diverse leggi per adottare misure preventive quali l’obbligo per gli stranieri (studenti e ricercatori) in visita in Cina e residenti per oltre un anno , di sottoporsi al test HIV un mese dopo l’ingresso nel paese. Altri stranieri residenti o che vivevano in Cina da oltre un anno dovevano produrre un certificato medico e dovevano dichiarare se erano infettati con l’HIV. Venne emanato   il divieto di importare sangue ed emoderivati dall’estero e, l’infezione da HIV doveva essere notificata (nota 4).

2 b. Seconda Fase: 1989-90. LA TRASMISSIONE TRA I TOSSICODIPENDENTI ENDOVENA.

In questo periodo si scopre che l’HIV è diffuso tra i consumatori di droga endovena (IDU) nella Provincia dello Yunnan del sud.   Già nel periodo 1986-90 vengono rilevati , nella Provincia, alcuni soggetti già in AIDS conclamata (2 su 373), il che significa che avevano contratto il virus almeno 8-10 anni prima (corrispondenti al periodo di incubazione della malattia). Il virus si diffonde tra cinesi residenti non stranieri, e viene trasmesso per via sessuale alle loro mogli (nota 5).

Per confronto è interessante uno studio analogo, molto più ampio, condotto nello stesso periodo (1984- 1994) nella Cina Nazionalista di Taiwan, che documenta una impennata di sieropositivi dal ’91 in poi, inizialmente con prevalenza nei tossicodipendenti e poi negli eterosessuali (nota 6).

Altri 2 studi epidemiologici nella Cina popolare documentano che dal ’95 in poi c’è anche qui una impennata di sieropositivi e la via di trasmissione è dapprima la tossicodipendenza e poi quella eterosessuale (prostitute). Fino al 1998 gli studi epidemiologici si concentrano quasi esclusivamente nelle Province della droga: pochissimi sieropositivi sono rilevati tra i donatori di sangue volontari: (nota 7).

L’epidemia era entrata in Cina dai paesi confinanti con lo Yunnan: Laos, Thailandia e Myanmar, noti come “il triangolo della droga”. Al 1994 casi di HIV/AIDS sono riportati in 22 Province, Regioni e Municipalità (nota 8). La risposta del Governo fu quella di dare un giro di vite contro la prostituzione e la droga per combattere la diffusione dell’HIV . In realtà le misure repressive produssero l’occultamento dei comportamenti a rischio e resero più difficile l’identificazione dei reservoirs dell’HIV .

2 c. Terza fase :1992-2002 DIFFUSIONE DELL’HIV NEI DONATORI DI SANGUE/PLASMA

In questo periodo l’HIV si diffonde rapidamente nei gruppi ad alto rischio (nota 9) ma anche in alcuni donatori di plasma a pagamento in diverse Province della Cina rurale Centro-Occidentale (nota 10). Al 1998, casi di HIV/AIDS vengono riportati in tutte le 31 Province, Regioni e Municipalità.

La situazione politica, economica e sociale della Cina rurale centro-occidentale alle soglie del 2000

La popolazione della Cina centro-occidentale conta circa 800 milioni di persone (quasi due terzi di tutto il paese), nella grande maggioranza costituita da contadini, quelli sui quali si era abbattuta la terribile carestia degli anni 1958-62 e che non si erano risollevati nel successivo periodo della Grande Rivoluzione Culturale (1966-76). Con le Riforme, avviate dagli anni 1980 da Deng Xiaoping, avviene un notevole miglioramento delle condizioni economiche e del tenore di vita nelle zone orientali ed urbane, ma le zone rurali stanno ancora soffrendo di alti livelli di povertà, di bassa qualità di vita e di servizi sanitari. Il già basso Prodotto Interno Lordo (PIL) pro capite di 5,500 Dollari USA annuo, nelle zone agricole ammonta solo al 15%. Infine, almeno il 10% della popolazione (in larga maggioranza rurale) vive al di sotto della soglia di povertà . Come denunciano due coraggiosi giornalisti, alla miseria si aggiunge, per i contadini, anche l’oppressivo regime politico dei funzionari del partito comunista (nota 11).

Questa situazione provoca, dalla fine degli anni ’80 in poi, una massiccia emigrazione di uomini e donne dalle campagne povere verso le zone urbane ricche della costa: è la migrazione più imponente mai avvenuta in Cina e riguarda otre 120 milioni di persone . Nelle grandi città affluiscono, spinti dalla miseria, anche molti mariti che emigrano per   mandare un po’ di soldi alle mogli e ai figli piccoli, giovani maschi e ragazze in cerca di fortuna. Molte di queste ultime entrano però nel giro della prostituzione, in grande espansione dagli anni ’80, e molte vengono infettate con l’HIV per via sessuale e trasmettono  il virus ai maschi, tra i quali anche quelli immigrati dalle campagne. Pochissime prostitute usano il preservativo e non sono informate sull’AIDS. Ecco allora che alcuni sieropositivi emigrati, che ritornano periodicamente nelle Province rurali di origine, introducono il virus anche in queste aree geografiche (nota 12).

La campagna per la raccolta di sangue e plasma a pagamento 1992- 1998

La politica delle Riforme avviata da Deng Xiaoping , che introduce le regole del libero mercato (con lo slogan: arricchitevi!), fa letteralmente esplodere l’economia cinese che era rimasta bloccata per più di 40 anni per la politica maoista di collettivismo forzato. Le antiche città dell’ex potere imperiale come Shanghai e Pechino (Bejing) sono trasformate in brevissimo tempo in metropoli modernissime sul modello americano e giapponese, e altrettanto rapidamente ne sorgono di nuove dove esistevano solo piccoli villaggi. Intellettuali, artisti e scienziati, che erano stati perseguitati, obbligati alla “rieducazione” ed in larga misura anche assassinati, vengono reintegrati nella società, ma sempre sotto stretto controllo politico, se mettono in imbarazzo il governo, e soprattutto i funzionari del partito (nota 13). Una nuova classe di imprenditori, estremamente aggressiva, prende in mano le attività più redditizie e accumula grandi capitali che poi investe anche all’estero. Una nuova classe piccolo/medio borghese soprattutto di giovani, anche emigrati, può permettersi di godere dei beni di consumo più desiderati e di vivere in appartamenti confortevoli negli enormi grattacieli che svettano dovunque.

Il mirabolante progresso economico riguarda però solamente un terzo della popolazione cinese. La grande massa dei contadini delle zone rurali è rimata esclusa e continua a versare in condizioni di povertà anche estrema.

Ma ecco che l’entusiasmo provocato da questo boom economico, contagia anche una Provincia delle sterminate zone rurali. Il direttore del Dipartimento Sanitario della Provincia dell’Henan, Liu Quanxi è un uomo intraprendente : sa che negli Stati Uniti d’America il mercato dei prodotti del sangue, o meglio del plasma umano, raccolto da donatori a pagamento in tutto il mondo, è fiorente e rende molto denaro e dato che il mercato interno è più limitato e meno remunerativo, intrattiene rapporti con le Multinazionali USA. Vi sono trattative che però non vanno in porto. L’enorme popolazione di contadini poveri dell’Henan (80 milioni) può diventare una importante fonte di ricchezza (nota 14).

Il progetto del governatore dell’Henan riscuote un grande successo, viene sostenuto dal governo centrale, e parte in grande stile dal 1992. I centri di raccolta sono in parte governativi ma vengono autorizzate anche molte Stazioni di raccolta private, gestite da speculatori senza scrupoli e competenza.

Il compenso di 50 yuan, corrispondenti a 7 Euro per 400 millilitri di plasma, non è irrilevante per persone che vivono mediamente con poche decine di Euro al mese. I donatori sono considerati “puliti” per quanto riguarda l’infezione HIV, e nella maggior parte lo sono davvero: il numero di sieropositivi dovuto alle correnti migratorie è sicuramente molto basso. Ma ci pensa un sistema di prelievo che viene effettuato con metodi , definiti ufficialmente “non corretti” , ma in realtà criminosi, in quanto inosservanti delle più elementari norme igieniche, a diffondere geometricamente il virus HIV nei donatori (vedi INSERTO 1).

Rapporti sull’epidemia in pubblicazioni scientifiche e da Centri Sanitari,

Quando, nel 1995, apparve su The Lancet la segnalazione che tre donatrici di plasma a pagamento erano risultate sieropositive per l’HIV nella Provincia cinese dell’Anhui (INSERTO 2), era la prima volta che veniva riferito, ed in una delle più prestigiose riviste mediche del mondo, che in quel paese si praticava la plasmaferesi commerciale con quelle modalità.

La plasmaferesi commerciale nel mondo capitalistico era praticata reclutando donatori con elevata prevalenza di soggetti ad alto rischio di infezioni virali, soprattutto maschi con storia di omosessualità o uso di droga endovena, ed emarginati residenti nelle zone più malfamate delle grandi metropoli e nei paesi poveri del “terzo mondo”. Ma in questo caso eravamo nella sterminata campagna della Cina centrale, in una delle zone dove vi era stata la grande carestia, della quale peraltro allora si sapeva ben poco, con una popolazione poverissima certamente non a rischio di contrarre l’HIV, su larga scala,attraverso le note vie di trasmissione .

Si pensò che si trattasse di un episodio isolato, per quanto grave, avvenuto in un centro “mal praticante”. La trasmissione di virus attraverso i materiali impiegati per il prelievo (aghi, tubi e sacche di plastica o kits per la plasmaferesi) disponibili ormai da decenni, erano da usarsi solo una volta (“a perdere”) . Rarissime erano le segnalazioni di trasmissione dell’HIV per questa via, e si trattava sempre delle stazioni di raccolta di plasma da donatori “commerciali” (nota 15).

Dal 1995 al 1999, sui donatori di plasma sono segnalate solo le pubblicazioni citate di Wu e Detels (vedi NOTA 10), la seconda delle quali relativa a “donatori di plasma della Repubblica Popolare Cinese” , studio molto importante per ricostruire la diffusione del virus, come vedremo in seguito.

Ma nel febbraio 2000, dal Centro Nazionale per la Prevenzione ed il Controllo dell’AIDS di Pechino , viene pubblicato uno studio sulla prevalenza dell’infezione HIV tra donatori di sangue a pagamento in una Contea Cinese (non specificata nel riassunto), dove viene rilevata una elevatissima prevalenza di sieropositivi tra i donatori di sangue e soprattutto plasma (nota 16).

Sei mesi dopo, il 21 Agosto,   sempre nella stessa Rivista , e sempre dalla stessa Istituzione di Pechino, viene pubblicato un altro articolo relativo ad uno studio epidemiologico longitudinale dal 1997 al 2000 sui residenti dai 18 ai 50 anni, di cui 88 donatori di plasma a pagamento. in due villaggi sempre di una Contea non specificata della Cina (nota 17).

Nel marzo 2001, Wu e Detels pubblicano uno studio sull’infezione HIV negli ex donatori di plasma nelle aree rurali in Cina. E’ un lavoro che presenta una casistica molto ampia di ex Donatori di plasma e dei loro familiari, molti dei quali risultati HIV positivi  in rapporti sporadici tra il 1994 e 1995. Vengono raccolte anche molte informazioni demografiche e gli AA sottolineano l’urgenza di informare la popolazione per prevenire il rischio di diffondere ulteriormente il virus per via sessuale e da madre a feto (nota 18).

Informazioni sui media

Oltre alle informazioni sulla diffusione dell’HIV nei donatori pubblicate sulle riviste scientifiche, dal 1999 in poi cominciarono ad arrivare molte segnalazioni da parte di giornalisti, medici e attivisti presenti nei territori dove era scoppiata l’epidemia. Le informazioni riguardavano in particolare i casi di persone ormai entrate nella fase di AIDS conclamata o già decedute (il periodo di incubazione della Sindrome è arrivato alla scadenza).

La prima segnalazione della situazione in un villaggio dell’Henan da parte di un giornalista cinese, descrive il dramma della popolazione colpita dall’epidemia: le vittime non hanno alcuna informazione sulla causa di quelle misteriose “febbri” né dispongono di alcuna cura efficace. Il reportage del coraggioso giornalista, Zhang JICHENG, è il primo di una lunga serie di testimonianze che confermano quanto viene da lui descritto, e la sua storia è paradigmatica per quanto riguarda la reazione negativa dei funzionari politici e sanitari (censura e persecuzione), ed invece la reazione positiva di medici competenti e responsabili (il dottor Gui XIEN) che eseguono indagini intese a documentare l’epidemia, divulgare i risultati, e ad indurre i responsabili politici a prendere adeguati provvedimenti. (INSERTO 3 e nota 19).

Fin dai primi anni 2000, vengono anche divulgate nei media cinesi le attività di attivisti volontari che, oltre a raccontare le storie delle persone HIV-positive, si prodigano per salvare le loro vite ed alleviare le loro sofferenze (nota 20).

Malgrado la rigida censura dalle autorità sanitarie periferiche, le notizie sull’epidemia cominciano a comparire anche nei media occidentali (nota 21) e diventano poi sempre più numerose e documentate con la pubblicazione dei Rapporti delle Organizzazioni Internazionali (UNAIDS) che collaborano con le autorità del Governo Centrale di Pechino (vedi paragrafo seguente).

Provvedimenti Governativi e collaborazione con Organizzazioni Internazionali:

La prima segnalazione del 1995, aveva indotto il Governo centrale di Pechino ad intensificare le iniziative già iniziate anni prima, in collaborazione con le Istituzioni Internazionali che abbiamo ricordato sopra, per fronteggiare quello che verrà definito il “Pericolo Titanico” di una diffusione massiccia dell’infezione da HIV in tutta la Cina, con estensione anche negli altri gruppi ad alto rischio (prostitute e loro clienti, omosessuali maschi e bambini nati da madri sieropositive ). Per quanto riguarda il sangue, sull’onda dello scandalo nell’Henan, le autorità centrali iniziarono a fare grandi sforzi per regolare il sangue ed i prodotti del sangue, incontrando però notevoli difficoltà che dureranno, come vedremo per lunghi anni (nota 22).

“Nel 1997 il Gruppo delle Nazioni Unite sul Tema dell’HIV/AIDS (UNTG), in stretta collaborazione con il Ministero della Salute Cinese (MOH), sulla base delle informazioni allora disponibili, redasse un documento che valutava le necessità, e gli sforzi essenziali necessari per controllare l’HIV/AIDS in Cina (‘China Responds to AIDS’), ed espresse la speranza per una rapida azione nazionale che potesse prevenire una grave epidemia. …Molte di queste speranze risultarono in pochi esiti effettivi ed un impatto infinitesimale sulla diffusione dell’epidemia”.

Questa constatazione introduce il primo ampio e dettagliato Rapporto sulla situazione dell’epidemia da HIV/AIDS in Cina redatto nel 2001 dallo stesso UNTG con il titolo seguente:

HIV/AIDS: Pericolo Titanico in Cina. (nota 23)

Questo autorevole Documento conferma ufficialmente, citandone anche molti altri, i rapporti comparsi nella stampa e i resoconti dei molti testimoni che abbiamo sopra ricordato. Ne facciamo una breve sintesi riportando in particolare le parti riguardanti il commercio del sangue e come quest’ultimo risulti inserito nel contesto più generale delle condizioni politiche, economiche, sociali e sanitarie della Cina. Per non appesantire troppo il testo, gli argomenti più rilevanti e ampiamente documentati sono riportati in lunghe NOTE, con citazioni testuali.

Nella premessa viene subito chiarito che:

“ … i dati riguardanti l’AIDS attualmente disponibili sono ben lontani dal riflettere accuratamente la grave minaccia potenziale della futura epidemia in Cina, e solo rivela ‘la punta dell’iceberg’. A questo riguardo il rapporto pone principalmente l’enfasi sulle immense (titaniche) ma ampiamente nascoste condizioni di vulnerabilità che stanno alla base della minaccia ‘Titanica’, implicita nel titolo del rapporto”.

E viene lanciato un drammatico avvertimento:

“ Un potenziale disastro HIV/AIDS di proporzioni inimmaginabili è in procinto di colpire il paese, e si può temere che nel prossimo futuro, la Cina possa contare più infezioni da HIV di ogni altro paese al mondo. Noi possiamo ancora prevenire che accada il peggio, ma il tempo sta rapidamente scadendo. Ora è il momento di agire! (Now is the time to act!) (in evidenza nel testo).

Il Rapporto riassume, in un centinaio di pagine, lo stato delle conoscenze disponibili all’epoca, sottolineando che:

“l’intera storia rimane elusiva … Benchè i dati siano molto incerti, molti esperti nazionali ed internazionali stimano che il numero di persone viventi con HIV/AIDS in Cina nel 2001 siano oltre un milione” (nel periodo 1990-1995 i dati ufficiali riportavano la cifra di 10.000).

“Il Piano a Medio Lungo Termine del Ministero della Salute (MOH) Cinese del1998 prevedeva che, se non si fossero adottate delle contromisure, al 2010 avrebbero potuto essere infettate con l’HIV 10 milioni di persone”.

I dati ufficiali fino al 2001 venivano raccolti in piccolissimi numeri in popolazioni selezionate quali i tossicodipendenti endovena, prostitute e camionisti, escludendo i numerosissimi donatori di plasma delle

zone rurali. Di conseguenza il quadro della diffusione dell’epidemia risultava completamente falsato. Così si esprime, a questo proposito, il Documento:

Nel 2001, la via più frequente di trasmissione delle infezioni da HIV riportate in Cina rimaneva lo scambio di aghi contaminate tra i maschi utilizzatori di droga endovena (IDU). Tuttavia vi sono indicatori che una estesa diffusione dell’HIV è avvenuta tra i venditori di plasma nelle aree rurali della Cina centrale e molte evidenze puntano verso un aumento dei casi per via sessuale sia omo- che etero-” (nota 24 ).

In base a studi più attendibili, la prevalenza di infezioni da HIV è molto elevata in determinate popolazioni. In particolare la provincia dell’Henan e limitrofe dove era avvenuto in commercio del plasma (nota 25).

Quindi si riportano i dati riguardanti l’epidemia di AIDS nei tossicodipendenti endovena e, subito dopo, si legge:

Rompere il silenzio circa una epidemia che riguarda i donatori di plasma”.

In proposito si identifica la causa di quella epidemia nelle pratiche ad alto rischio dei Centri commerciali illegali di raccolta del plasma, descrivendo dettagliatamente le aberranti procedure impiegate e le condizioni economiche e sociali che stavano alla base della tragedia.  (nota 26).

Vale la pena di riportare anche la conclusione che viene ricavata da quanto è stato riferito nel contesto generale del paese:

La questione chiave per quanto riguarda la diffusione futura dell’HIV in Cina può essere così formulata:

‘Qual è il potenziale che l’HIV possiede per la futura diffusione nella popolazione generale, specialmente tra le larghe masse rurali in Cina?’ (evidenziato nel testo) E’ importante tenere a mente che in Cina, i molti milioni che oggi sono vulnerabili per l’HIV, non appartengono a piccoli gruppi o settori isolati nella società. Al contrario, la popolazione vulnerabile interagisce estesamente con la popolazione generale e di fatto, in molti casi essi sono la popolazione generale”.

Il Rapporto continua riportando i dati sulla trasmissione per via sessuale e tra madre e feto. Quest’ ultima via di trasmissione riguarda nello Yunnan lo 0,8% delle donne gravide, mentre in una zona dell’Henan risultano contagiati   11 su 617 bambini di età tra 0 e 7 anni,

Quindi si tratta l’argomento delle cure per i soggetti con HIV/AIDS :

“… programmi e servizi sono rari in Cina e quelli esistenti sono progetti pilota su piccola scala, spesso gestiti su iniziativa di NGO (Organizzazioni Non Governative) Internazionali”.

Tra le persone che si sono dedicate con grande impegno e dedizione viene citata la Dottoressa Gao YAOJIE, insignita nel 2001 di un prestigioso Premio (The Global Health Council’s Jonathan Mann Award).

Segue il Capitolo sulla risposta Cinese all’AIDS. Il 7 gennaio 2000, il Presidente Jiang Zemin dichiara:

“ Noi riconosciamo che la prevenzione ed il controllo dell’HIV/AIDS è indubbiamente un problema di lunga durata ed una sfida impegnativa. E in cima agli sforzi nazionali, la Cina rafforzerà anche la sua cooperazione con la comunità internazionale”.

Sono illustrate la legislazione e le politiche dal 1984 al 2001 con la promulgazione del “Piano di Azione della Cina per Contenere, Prevenire e Controllare l’HIV/AIDS” (maggio 2001).

Per quanto riguarda il sangue: “ … si enfatizza la garanzia sulla sicurezza del sangue, le cure e promuovere la consapevolezza pubblica”.

Sull’applicazione delle disposizioni legislative emanate dal Governo Centrale da parte delle Autorità provinciali e locali, che le ignorano o addirittura le boicottano, la denuncia è esplicita .

Vengono anche criticate alcune leggi che mirano a punire anzichè educare le persone. Leggi e regolamenti che si basano su paure e pregiudizi hanno contribuito a diffondere l’epidemia invece di limitarla. E vengono citati molti esempi. (nota 27).

Sulla trasmissione dell’HIV con la trasfusione di sangue per malpratica medica, vengono citati alcuni (rari) casi di vertenze legali con sentenze che hanno disposto indennizzi per le persone contagiate.

Un intero capitolo è dedicato alla “ VULNERABILITÀ ”, nel contesto cinese.

Vengono elencati i fattori che favoriscono la vulnerabilità ad essere contagiati dall’HIV :

  • ignoranza
  • discriminazione
  • “falsa sicurezza” per la fiducia in un solo partner
  • idee sbagliate su come viene trasmesso il virus
  • mancanza di educazione
  • mancata comprensione della lingua
  • non accesso al preservativo
  • povertà 
  • sesso
  • esplosivi cambiamenti socialie le popolazioni più vulnerabili:
  • i giovani
  • le donne (trasmissione madre-figlio, donne di campagna, donne costrette a prostituirsi, donne migranti )
  • lavoratori migranti
  • carcerati
  • popolazioni minoritarie 
  • scambio di aghi e siringhe tra gli IDU
  • venditori di plasma 
  • venditori di sesso
  • comunità gay emarginate.

Tutti questi fattori di vulnerabilità e le popolazioni più soggette ad essi, entrano in gioco in larga misura nell’epidemia di cui ci occupiamo. In particolare sono state evidenziate la povertà, le donne in campagna le nazionalità minoritarie e, naturalmente, la vendita del plasma.

Le minoranze etniche, più vulnerabili per la via della droga, sono ampiamente rappresentate nelle zone centrali rurali della Cina (nota 28). Ma anche la prevalente etnia Han è ampiamente contagiata dalla via del commercio del sangue/plasma (nota 29). La vulnerabilità è soprattutto legata a povertà(nota 30), ignoranza e discriminazione, tutte condizioni presenti anche nella popolazione dei contadini cinesi, ed in particolare nelle donne di campagna (nota 31 ).

Infine il capitolo finale riguarda le SFIDE PER UNA EFFICACE RISPOSTA ALL’AIDS IN CINA

In proposito viene dichiarata la necessità di effettuare una buona “governante” per affrontare l’HIV/AIDS , che consiste in:

  • partecipazione
  • ruolo delle Leggi
  • Trasparenza
  • Equità
  • Efficienza ed Efficacia

E segue la lunga lista dei problemi da affrontare:

  • accesso all’informazione
  • le Organizzazioni Sociali e la valutazione sottostimata nella risposta nazionale all’HIV/AIDS
  • Insufficiente apertura nelle Province e impegno politico
  • Insufficienti Risorse
  • Mancanza di politiche efficaci e regolamentazioni aggiornate
  • Problemi di salute Pubblica e Settore Medico

Le RACCOMANDAZIONI finali per realizzare una buona governance concludono facendo alcuni esempi virtuosi. Di questi ne va citato uno:

“ Per esempio, nel tragico caso della trasmissione dell’HIV mediante la donazione commerciale di plasma nell’Henan, i residenti nei villaggi avrebbero potuto attuare misure per proteggere sé stessi se avessero avuto accesso precocemente ad adeguate informazioni”.

INSERTO 1
Michel RAFFA: AIDS in Cina: il grande pericolo 2006   http://www.tuttocina.it/fdo/aids.htmUn medico, Michel RAFFA ,fa un resoconto molto accurato di come il Virus HIV si diffuse in Cina , di quali furono le Regioni più colpite e le vie di trasmissione, di come il     dilagare dell’Epidemia non fu rilevato dalle Autorità Sanitarie che per lunghi anni negarono la sua esistenza e poi ostacolarono i giornalisti che volevano documentare la situazione, gli attivisti anti AIDS ed i medici che volevano informare ed assistere i malati. Ma la responsabilità più grave fu quella delle Autorità governative, che autorizzarono e promossero il commercio del plasma e la conseguente diffusione dell’HIV in elevatissime percentuali nei contadini poveri delle Regioni rurali, . Su come venivano praticati i prelievi di sangue e soprattutto la “Plasmaferesi con caratteristiche cinesi” scrive il dottor Raffa : Il plasma può essere separato dal sangue intero con un procedimento noto come plasmaferesi. Questa comporta il prelievo di sangue dal donatore, la separazione delle cellule dal liquido mediante centrifugazione e la successiva reinfusione delle sole cellule al donatore stesso. Vantaggio: il plasma si rigenera molto più velocemente delle cellule del sangue. Problema: la plasmaferesi è un procedimento più complesso e costoso della semplice raccolta di sangue intero; essa richiede una sterilità assoluta con sostituzione, ad ogni procedimento, di tutti i componenti monouso. Ma la brava gente dello Henan è sana e robusta e il suo sangue è “pulito”, quindi perché complicarsi la vita e aumentare i costi? Soluzione: collegare da 6 a 12 donatori alla volta alla centrifuga, mescolare lì dentro il sangue di tutti, separare il plasma, reiniettare a ogni donatore una frazione della miscela di cellule residua. Il rendimento del procedimento aumenta in proporzione, ed è sufficiente un solo esame ( il gruppo ABO – Rh) per formare un pool di donatori che siano almeno dello stesso gruppo sanguigno ( in caso contrario i donatori potrebbero morire subito dopo la ritrasfusione per reazione trasfusionale). Oltretutto – per buona sovramisura – la sostituzione di aghi, raccordi e tubazioni e la sterilizzazione della centrifuga si potranno fare una volta ogni tanto. Demenziale ingegnosità che ha per risultato la contaminazione di ciascuno con i germi di tutti gli altri…..AIDS, Epatite B e C ecc….. un metodo di contagio totalmente inedito: da donatore a donatore, che comporta l’infezione immediata con un sistema efficacissimo, di tutto il gruppo…. Se l’efficacia fosse completa dopo 6 passaggi potremmo avere infettato 3 milioni di persone”.A questo punto il medico non può fare a meno di esprimere tutto il suo orrore:

“ Come medico, mi sento male al pensiero. Perché capisco che il procedimento non solo può uccidere 12 persone alla volta, ma può anche ucciderle in modo infinitamente crudele, molto lentamente, nell’arco di 5 -10 anni, una goccia di sangue alla volta, un linfocita alla volta, fino a lasciarle completamente indifese di fronte a qualsiasi infezione, a qualsiasi tumore. Nello Henan questo sistema è stato utilizzato per 5 anni dal 93 al ’98……”.
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INSERTO 2
Una Lettera a Lancet 
WU Z. LIU Z . DETELS R. (nota10)lLa lettera, inviata alla prestigiosa rivista Lancet da due medici cinesi (Zunyou Wu e Zhiyuan Liu del Dipartimento di Epidemiologia della Provincia di Anhui) e da un medico americano ( Roger Detels , Epidemiologo dell’     Università della California USA), riferiva che:“….una madre di 42 anni e le sue due figlie, di 16 e 19, residenti in un villaggio rurale del Distretto di Fuyang, Provincia di Anhui, erano risultate positive per l’anticorpo anti-HIV-1 . Nessuna delle donne aveva avuto rapporti sessuali a rischio (confermato dal marito), non aveva fatto uso di droga né avuto di recente interventi medici, chirurgici o dentari e neppure iniezioni. Tuttavia tutte e tre erano donatrici commerciali (a pagamento) di plasma”. E continua rivelando che: “ Negli ultimi anni, donare plasma per denaro     è diventato molto popolare nel Distretto di Fuyang. La maggior parte dei donatori di plasma a pagamento sono donne di età tra i 15 e i     55 anni. La frequenza delle donazioni varia da giorni alterni a due volte al mese.. Dopo che il plasma è separato dal sangue intero, le cellule del sangue sono reinfuse endovena al donatore stesso. …… ad ogni donazione vengono eseguiti tests per gli anticorpi dell’epatite B e C. Tuttavia il test anti-HIV-1 non è richiesto….. La contaminazione delle cellule del sangue durante la raccolta del plasma è fortemente suggerita dall’elevata prevalenza dell’infezione da epatite C nei donatori abituali – circa 40-70% nei vecchi donatori di plasma a paragone dell’ 8-10% nei nuovi donatori ……. I dati epidemiologici suggeriscono che la più probabile fonte dell’infezione da HIV-1 in queste tre donne sia dovuta alla contaminazione dei materiali impiegati per la raccolta del plasma e la reinfusione delle cellule del sangue. ” E prosegue : “La notifica dell’infezione HIV-1 alle persone infettate o ai membri della loro famiglia non viene effettuata routinariamente in Cina. Né le tre donne infettate né i membri della loro famiglia furono informati, temendo che avrebbero potuto suicidarsi…”.    
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INSERTO 3

Da:“INVESTIGATIVE JOURNALISM IN CHINA“ (nota 13)

Rompere il SilenzioLa Storia non raccontata dell’Epidemia di AIDS

“ Nell’ ottobre 1999, Zhang Jicheng, un giovane reporter dell’ Human Science and Technology Daily, era in treno da Xinyang City ….. quando incontrò due passeggeri che riferivano di recarsi a Pechino con le loro mogli alla ricerca di assistenza medica. Essi dissero a Zhang che avevano contratto una strana malattia. Molte persone del loro villaggio si erano ammalate e diverse erano già morte. ‘Non è solo il nostro villaggio’ disse uno degli uomini.   ‘Molti villaggi e città – nelle nostra area – sono nelle stesse condizioni.     I medici della Contea ci dicono che i trattamenti per questa malattia al di fuori della Cina sono inefficaci , ma essi non sanno neppure dirci che cosa sia’.   Essi avevano deciso di mettere insieme il denaro con i membri della loro famiglia estesa, alcuni dei quali erano pure ammalati, e scelsero quattro di essi per recarsi in treno a Pechino per vedere se i medici di laggiù potevano aiutarli.     Essi dissero di venire dal Villaggio di Wenlou     nella Contea di Shnaghai dell’Henan. Dopo aver chiesto ad un amico, medico esperto, di iniettargli un agente antivirale, Zhang Jicheng si mise in viaggio verso il Villaggio di Wenlou. .     Egli passò laggiù otto ore, incontrando otto paesani che avevano contratto l’HIV per aver venduto il plasma presso i centri di raccolta locali. Le fonti dissero che in una famiglia estesa di 50 o 60 persone, quasi tutti erano HIV positive.   Tornato a casa a Zhengzhou, Zhang scrisse il suo rapporto su queste notizie, sapendo fin troppo bene che avrebbe fatto infuriare le Autorità locali e si sarebbe messo in serio pericolo”.

La storia continua con il racconto di come Zhang riuscì a far pubblicare il suo resoconto non al “suo” giornale ( per le remore dell’Editore), ma ad un giornale più commerciale, il Huaxi Dushibao, con maggiore diffusione nella Provincia di Sichuan, fuori dal controllo degli Ufficiali dell’Henan. E il 18 gennaio del 2000 esce l’ Articolo dal titolo:

“Misteriosa malattia’ nei villaggi dell’Henan sconvolge i vertici della leadership”. Commentano gli AA: “ E’ la prima Storia, sia nei media domestici che in quelli internazionali, che fornisce un rapporto approfondito sull’AIDS nell’Henan”.

Segue un’ampia citazione dell’Articolo stesso dove viene riferito che, nell’estate del 1999, un medico della Contea di Shangcai nell’Henan scopre che un suo paziente è affetto dall’AIDS e riferisce la cosa a GUI XIEN, suo ex professore all’Università e celebre infettivologo. Gui esamina dapprima 13 campioni di sangue da pazienti del Villaggio di Wenlou: 10 risultano HIV positivi. L’esame di ulteriori 140 campioni rivela che 80 sono positivi.   Venuto a conoscenza di questi dati, Zhang ritorna nella zona il 12 dicembre 1999. La Contea di Shangcai nell’Henan ospita una popolazione rurale di 1,3 milioni di persone. Nel Villaggio di Wenlou il Reporter riferisce, in 4 paragrafi, la terrificanti storia di He Ling, una donna di mezza età morta di AIDS, raccontata dal marito:

“He Ling morì di AIDS nel giugno 1999 e da allora erano morte più di dieci giovani persone”. Zhang riporta poi la descrizione dei sintomi sofferti dai malati del villaggio, riferita dal Segretario del Partito, che aggiunge: “ Questa fu la conseguenza per coloro che vendettero il loro sangue anni fa”.

Wenlou era un Villaggio ben noto per la vendita del sangue. E continua il racconto:

“All’inizio del 1990, la vendita di sangue per denaro raggiunse nuovi vertici di popolarità nel villaggio. L’Amministrazione del villaggio comprendeva una popolazione di circa 3000 residenti, e circa 1000 di essi vendevano il sangue, dagli adolescenti fino ai sessantenni ed oltre. Alcuni offrivano dei regali agli operatori dei centri di raccolta cosicchè potevano donare il sangue per più di una volta al giorno . Dopo la visita al Villaggio di Wenlou, con il peso nel cuore, e con le parole del Segretario del Partito che gli rimbombano nella testa, Zhang si reca all’Ufficio della Sanità e Prevenzione delle Malattie della Contea per avere la conferma di quanto gli era stato riferito. Ma le due persone in servizio negano ogni cosa : “Chi dice che qui c’è l’AIDS? … La cosa non è spiegabile”.

Il 13 Dicembre Zhang Jicheng intervista al telefono il Dottor Gui Xien. Ecco le sue parole: “In base a quello che ho visto , molte persone nella Contea di Shangcai sono state infettate. Un giorno questo risulterà chiaro …… guarda che questa è solo la punta dell’iceberg”.
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NOTE

  1. In una revisione della storia dell’epidemia da HIV/AIDS in Cina del 2008, la Quarta fase viene così definita: “ L’anno 2001 segnò l’inizio della quarta fase dell’epidemia di AIDS in Cina. E’ questo lo stadio in cui si verificò una serie di eventi chiave per cui il silenzio che avvolgeva l’HIV in Cina stava iniziando a finire”. SHENG L., CAO Wk: : HIV/AIDS epidemiology and prevention in China .Chinese Medical Journal 2008;121(13):1230-1236
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  2. I casi di infezione da HIV in 4 emofilici trattati con concentrati di Fattore VIII importati dall’estero (della Multinazionale USA Armour), furono descritti dal celebre virologo Zeng Y, che aveva identificato anche il primo caso di AIDS nel turista americano Vedi : Zeng Y. [Isolation of human immunodeficiency virus from AIDS patient]. Zhonghua Liu Xing Bing Xue Za Zhi. 1988 Jun;9(3):135-7. , Zeng Y, Fan J, Zhang Q, Wang PC, Tang DJ, Zhon SC, Zheng XW, Liu DP. : Detection of antibody to LAV/HTLV-III in sera from hemophiliacs in China. AIDS Res. 1986 dec;2 Suppl 1:S147-9. E ancora : Tang DJ, Xu YH, Dai D, Han YJ, Wang BC, Lang YM, Liang Y, Zeng Y. 1. Clinical analysis of four Chinese hemophiliacs with human immunodeficiency virus infection. Chin Med J (Engl). 1989 Nov;102(11):819-24. Un ampio lavoro su un campione di 305.280 persone da varie zone della Cina : 378 casi risultarono positivi, quasi tutti tossicodipendenti endovena del Myanmar e appartenenti ai gruppi etnici minoritari (Dai e Jing Po). Ma vi erano anche 15 emofilici HIV positivi, trattati con i prodotti nazionali. Vedi : Zeng Y. HIV infection and AIDS in China. See comment in PubMed Commons belowArch AIDS Res. 1992;6(1-2):1-5. Stava intanto partendo l’epidemia nei donatori di plasma, anche questa rilevata da Zeng Y, come vedremo in seguito.
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  3. Iniziale versione ufficiale riguardo all’AIDS da parte delle autorità cinesi : “ Essi descrissero l’ AIDS come un “male straniero “ e affermarono che “il sistema immunitario superiore” dei cinesi, combinato con i loro “valori Neo-Confuciani”, avrebbero impedito l’infezione nella popolazione generale. Invece, essi proclamarono che (l’infezione) sarebbe rimasta largamente limitata agli omosessuali maschi ed alle prostitute che servivano i clienti stranieri, oltre alle nazionalità minoritarie. Dikötter, F. 1997. A History of Sexually Transmitted Diseases in China. In Sex, Disease and Society: A Comparative History of Sexually Transmitted Diseases and HIV/AIDS in Asia and the Pacific, ed. Lewis, M., Bamber, S.and Waugh, M., 67–83. London: Greenwood Press cit da . HAYES A. HIV/AIDS IN XINJIANG: A SERIOUS “ILL” IN AN “AUTONOMOUS” REGION IJAPS, Vol. 8, No. 1 (January 2012), 77–102 PDF
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  4. Sui primi casi di AIDS ed i relativi provvedimenti legislativi vedi : WU Z, Sullivan SG, Wang Y, Rotheram-Borus MJ, Detels R: Evolution of China’s response to HIV/AIDS. Lancet www.thelancet.com Vol 369 : 679- 690, February 24, 2007 , e S SUN X, Lu F, Wu Z, Poundstone K, Zeng G, Xu P, Zhang D, Liu K, Liau A : Evolution of information-driven HIV/AIDS policies in China. Int J Epidemiol. 2010 Dec;39 Suppl 2:ii4-13. doi: 10.1093/ije/dyq217.
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  5. Lo studio condotto da un Igienista-Epidemiologo della Provincia dello Yunnan nel periodo 1986-1990, evidenzia che su 13.417 persone, furono trovati, in cinque aree, 373 HIV positivi con due casi di AIDS. “ Le persone con l’HIV risultarono essere drogati endovena e le loro mogli. Nessun sieropositivo fu trovato tra i donatori di sangue”. Vedi : ZHAO S: AIDS surveillance in Yunnan Province in China (1986-1990). Zhonghua Liu Bing Xue Za Zhi. 1991 Apr;12(2):72-4.
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  6. Lo studio di Taiwan condotto da un gruppo della Medicina Interna dell’Università di Taipei, evidenzia che : ….”dal Febbraio 1984 al Settembre 1994, viene testato un elevatissimo numero di campioni di siero (9.099.734) in sei gruppi di popolazioni : donatori di sangue, reclute militari, immigrati, detenuti e altri. Risultarono anti-HIV positivi 695 campioni, 142 con AIDS . Dal 1991 si ebbe un rapido incremento di sieropositivi. Prima dell’ 87 il 90.8% delle persone infettate erano gli omosessuali e gli emofilici. In seguito, il gruppo principale slittò dagli emofilici ai tossicodipendenti, ed il numero degli eterosessuali sorpassò quello degli omosessuali. Tra i 142 casi di AIDS, 135 erano maschi e solo 7 femmine: malgrado il breve periodo di follow-up, 114 erano morti (inclusi 3 suicidi)”. Vedi: CHEN MY: e al. Human immunodeficiency virus infection in Taiwan, 1984 to 1994. J Formos Med Assoc. 1994 Nov-Dec;93(11-12):901-5.
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  7. “…. La seconda fase dell’ epidemia (1989-1993) vide nuovi casi di HIV largamente tra gli IDU della Provincia dello Yunnan.   Nel 1989, nella Provincia dello Yunnan, 146 IDU risultarono HIV positivi. La stretta vicinanza dello Yunnan con i paesi del ‘Triangolo d’Oro’ (Cambogia,Laos, Burma e Vietnam) che produce oppio ed eroina, e la produzione propria della provincia stessa di oppio ed eroina, significava che le droghe erano facilmente accessibili e relativamente a buon mercato in quell’area. Perciò molta gente divenne dipendente all’ iniezione di droghe, e l’HIV/AIDS fu facilmente trasmesso in questa regione e tra gli IDU nei paesi circostanti, a causa dello scambio di aghi e siringhe.     …. Tuttavia, la trasmissione dell’HIV durante questo stadio non fu solo ristretta agli IDU. Piccoli numeri di infezioni furono riscontrate tra prostitute, pazienti con Malattitie Trasmesse Sessualmente (STD) e lavoratori che ritornavano dal lavoro oltremare”.  Vedi HAYES 2012 pag.12
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  8. Nel 1999 dalla Stazione Provinciale per l’Epidemiologia e la Prevenzione della Provincia del FUJIAN viene condotto uno studio sull’epidemiologia HIV in quella Provincia , nel decennio 1987-1997.   Sono esaminati per l’anti-HIV 569.873 sieri di persone appartenenti a vari gruppi a rischio (donatori di sangue inclusi),   e nei positivi vengono determinati i sottotipi. Sono identificati 70 sieropositivi distribuiti soprattutto nelle città costiere in rapida crescita economica. La maggior parte dei soggetti sieropositivi si sono infettati all’estero e diffondono il virus nel paese per via sessuale. La prevalenza di infettati è bassa, 0,12 per 1000 e pochissimi sono i donatori di sangue. Da notare che la Provincia di Fujian è , tra quelle “della Droga” intorno allo Yunnan, ma anche quella più a nord est, a contatto con le Provincie “del Plasma” intorno all’Henan. La via principale di trasmissione non è più la droga ma quella sessuale. Infine, il più frequente nella zona è il sottotipo E. Vedi:   YAN Y, Zheng Z, Shao Y : Analysis on the epidemic characterization and trend of AIDS in Fujian Province . Zhonghua Liu Xing Bing Xue Za Zhi. 1999 Feb;20(1):23-6.

    Nel 2000 , sotto l’egida del Ministero della Sanità Cinese, viene pubblicata una Relazione sui risultati ottenuti dal Sistema Nazionale di Sorveglianza che ha l’obbiettivo di :”monitorare l’evoluzione dell’infezione HIV, allo scopo di fornire accurate informazioni per i decisori politici e la pianificazione della prevenzione”. Ed ecco i Metodi e i Risultati: “ Dal 1995 sono stati effettuati ripetutamente studi sentinella ‘cross sectional’ …   su popolazioni specifiche : soggetti seguiti per malattie veneree, prostitute, tossicodipendenti , camionisti di lunghe distanze, donne gravide e donatori di sangue. Nel 1995, in otto Sentinelle, nessun caso di infezione in tossicodipendenti ; tuttavia, nel 1998, 17 su 19 Sentinelle evidenziano un progressivo aumento negli anni, di infezioni in varie località in quest’ ultima popolazione, con prevalenze fino all’ 82,2% . Negli altri gruppi la prevalenza rimane bassa, ma aumenta nelle prostitute che usano poco il preservativo e tra i pazienti con malattie veneree, ………. Conclusione : L’infezione da HIV dilaga tra i tossicodipendenti e si sta diffondendo rapidamente tra le prostitute ed i loro clienti   ZHENG X, Wang Z, Xu J, Huang S, Wang C, Li Z, Wang L, Zhang G, Gao M,DEPARTEMENT OF CONTROL, MINISTER OF HEALTH CHINA : National sentinel surveillance of HIV infection in China from 1995 to 1998 Zhonghua Liu Xing Bing Xue Za Zhi. 2000 Feb;21(1):7-9. Fino al 1999 dunque, gli studi epidemiologici cinesi si concentrano quasi esclusivamente nelle Province della droga.
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  9. Nel 1997 viene pubblicato uno studio epidemiologico in collaborazione tra Giapponesi del Centro medico Internazionale e Cinesi dell’Accademia di Medicina Preventiva dello Yunnan,sulla la popolazione di quella Provincia : “ …. Viene studiato lo stato attuale dell’infezione HIV alla fine del 1995 : sono studiati 1.807 casi in varie popolazioni. La maggior parte sono tossicodipendenti endovena,, ma in modeste percentuali vi sono anche lavoratori commerciali del sesso (0,2%), donne gravide (0,07%) e donatori di sangue (0,04%) ….”.  Nei donatori (non è specificato se volontari o a pagamento), sono percentuali molto piccole, ma che cominciano a diffondersi dall’ etnia Ruji, ai confine con il Myammar, con quella Han delle Regioni Centro/Occidentali. E’ in corso la Grande Migrazione ed il virus comincia a viaggiare (vedi oltre).   “ L’HIV/AIDS è ora un problema globale, c’è un sistema di sorveglianza, ma le strategie preventive per fronteggiare l’epidemia non sono sufficienti.” Vedi ; HIRABAYASHI K: Tajima K, Soda K, Yi Z, Dong ZX, He CH, Lin YG. : Current status of HIV infection in Yunnan Province of China : Nihon Koshu Eisei Zasshi. 1997 May;44(5):400-10.
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  10.  Vedi WU Z. LIU Z . DETELS R. : HIV-1 Infection in commercial plasma donors in China. Lancet (letter): Vol. 136 ii: 346, 1995 . NERURKAR VR, WU Z, Dashwood WM, Woodward CL, Zhang M, DETELS R, Yanagihara R. : Complete nef gene sequence of HIV type 1 subtype B’ from professional plasma donors in the People’s Republic of China.   AIDS Res Hum Retroviruses. 1998 Mar 20;14(5):461-4.
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  11. Sulla situazione economica dei contadini Vedi : HE N. DETELS R: The HIV epidemic in China: history, response, and challenge cell-research.com. Cell Research 15(11-12): 825-832, Nov-Dec 2005   Sulle drammatiche condizioni dei contadini dell’Anhui, una delle Province rurali , una indagine, condotta nel 2001 da due giovani giornalisti cinesi denuncia: “ … ineguaglianza e ingiustizia…, che riguarda tasse ingiuste, autorità arbitrarie, ed anche violenza estrema …“ Noi abbiamo visto una povertà inimmaginabile, inimmaginabile malvagità, inimmaginabile sofferenza e disperazione, inimmaginabile resistenza e silenzio”. CHEN GUIDI, WU CHANTAO “Will the Boat Sink the Water?”. http://www.lettre-ulysses-award.org/authors04/chen_wu.html (versione itliana Marsilio 2007)
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  12. Sul numero di contadini migranti che hanno abbandonato i loro villaggi verso le aree urbane, e sulla trasmissione di infezioni per via sessuale, vi è ampia documentazione in HE N. e DETELS R: 2005. op.cit. Una delle province rurali dove avvenne la massiccia emigrazione nelle zone urbane, che per questo fu definita la fonte della “popolazione fluttuante”, fu l’ANHUI : ”Secondo i funzionari locali, due terzi o più dei giovani e degli adulti di mezza età erano emigrati dai villaggi dell’ANHUI del nord”. In molti villaggi di questa Provincia vennero istituite diverse stazioni commerciali di raccolta del plasma, che reclutarono numerosi donatori risultati poi in larga misura infettati dall’HIV. Vedi : JI G, Detels R, Wu Z, Yin Y. : Correlates of HIV infection among former blood/plasma donors in rural China. AIDS. 2006 Feb 28;20(4):585-91.
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  13. Una vivace e drammatica serie di inchieste effettuate da coraggiosi giornalisti che riportano casi emblematici di scandali e gravi situazioni (tra le quali : “La storia non raccontata dell’Epidemia di AIDS nell’Henan”), denunciano le malefatte dei funzionari politici, con le conseguenti censure, denunce ed azioni legali da parte di questi ultimi contro i giornalisti stessi , si trova in un volume pubblicato a Hong Kong, ma non nella Cina popolare : INVESTIGATIVE JOURNALISM IN CHINA Eight Cases in Chinese Watchdog Journalism” (2010) https://books.google.it/books?id=MXqzxRpvhMsC&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false
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  14. “All’inizio del 1990, le autorità sanitarie dell’Henan scoprirono per prime che l’industria globale del plasma era una fonte di lucro e di grande potenziale beneficio economico per le regioni rurali impoverite. Le autorità sanitarie iniziarono a stabilire centri di raccolta del sangue commerciali, e promossero la vendita del sangue dietro compenso dai contadini. La maggioranza dei donatori era tra 25 e 50 anni di età e facevano molte donazioni. Tipicamente i donatori ricevevano circa 50-200 yuan per ogni donazione. Molti donatori si recavano in diversi centri di raccolta del sangue o usavano falsi nomi per poter donare più spesso. Mediante il frazionamento del sangue ed il processo di reiniezione …. quei centri facilitarono la diffusione dell’HIV nei villaggi della Cina centrale”. Vedi AIDS BLOOD SCANDALS: WHAT CHINA CAN LEARN FROM THE WORLD’S MISTAKES ASIA CATALYST SEPTEMBER 2007 www.asiacatalyst.com Liu Quanxi è descritto in un’ampia relazione, divulgata nel novembre del 2000, in occasione del primo AIDS Day del Nuovo Millennio, da un anonimo uomo di potere cinese, che non nasconde di essere “una penna avvelenata” ed esprime la sua collera nei confronti del Dipartimento Sanitario dell’Henan e dei suoi leaders, responsabili di aver diffuso l’HIV e poi di aver cercato di nasconderlo.   Le accuse sono pesantissime: Liu non si limitò ad autorizzare l’allestimento delle Stazioni di raccolta del plasma governative, ma anche di molte private, alcune delle quali gestiva personalmente con membri della sua famiglia.     L’Autore usa uno pseudonimo : He Aifang. La relazione fornisce molte informazioni che verranno in gran parte confermate da molti studi scientifici e testimonianze attendibili. Vedi : HE AIFANG (2000) Revealing the “Blood Wound” of the Spread of HIV/AIDS in Henan Province, US Embassy (Beijing), www.usembassy-china.org.cn/english/sandt/henan-hiv.htm, 18 March 2003
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  15. La lettera al Lancet citava due epidemie , una “piccola” ed una non meglio specificata in India. Una segnalazione presentata al Congresso AIDS di Montreal nel 1988, riportava la trasmissione dell’HIV mediante materiali contaminati a donatori di plasma commerciali in centri privati spagnoli Vedi CLOTET B. CARLES J. TURAL C. SIRERA G. DOMINGUEZ M. TOR J. FOZ M: : HIV infection related to the use of contaminated material in commercial plasma donors. Abstract A.502,Conferenza AIDS Montreal 1988. Fin dal 1990 in Messico venne denunciato ripetutamente il fatto che donazioni di plasma a pagamento da tossicodipendenti endovena venivano praticate nelle città di frontiera con gli USA . Il plasma veniva inviato alle industrie farmaceutiche americane. Ma si denunciava anche che la plasmaferesi veniva praticata in locali dove la raccolta e la manipolazione dei prodotti del plasma era “sub-ottimale” Quindi anche in Messico vi fu una epidemia di HIV nei donatori di plasma a pagamento da malpratica sanitaria come in Cina. Fatto , come affermano gli AA, misconosciuto VOLKOW P. e 12 coll. Cross-Border Paid Plasma Donation among Injection Drug Users in Two Mexico-U.S. Border Cities Int J Drug Policy. 2009 September; 20(5): 409–412. doi:10.1016/j.drugpo.2008.12.006
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  16. Lo studio, del marzo 1999, aveva preso in esame 730 residenti nella Contea tra 18 e 60 anni. Tra questi, 210 erano ex donatori di sangue a pagamento, e presentavano una incidenza di HIV positività pari al 9,1% , mentre tra gli altri era dello 0,6% . Tra i donatori di plasma la prevalenza era del 25,9% , mentre nei donatori di sangue era del 2,6%. Le prevalenze tra i donatori di sangue/plasma con più di 10 donazioni all’anno era superiore (13,5%) rispetto a quelli con meno di 10 donazioni all’anno (2,8%). I donatori che avevano sospeso di donare prima del 1995 mostravano una prevalenza più elevata (18,3%), rispetto a quelli che avevano iniziato dopo il 1996 (1,4 %). Infine, i donatori avevano scarse informazioni sull’AIDS. CONCLUSIONI :   “ Occorre adottare misure preventive per prevenire l’ ulteriore trasmissione dell’HIV da parte dei donatori a pagamento”. Y. YAN J, ZHENG X, Zhang X, Liu S, Zhang Y, Wang C, Liu S : The survey of prevalence of HIV infection among paid blood donors in one county in China .   Zhonghua Liu Xing Bing Xue Za Zhi. 2000 Feb;21(1):10-3. )
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  17. In questo studio: “La prevalenza di HIV positivi risultò essere pari all’ 1,8% in tutta la popolazione, ma tra gli 88 donatori a pagamento era del 17,0% ,mentre tra i non donatori era dello 0,2%. ….. Solo una sieroconversione anti-HIV fu osservata nel corso dei tre anni di studio (incidenza dell’infezione : 0,06 per 100 persone / anno), metà delle persone sia sieropositive che sieronegative avevano avuto iniezioni intramuscolari. Tra le mogli dei sieropositivi non furono osservate sieroconversioni……. La conta dei linfociti CD4( le cellule colpite dal virus) calava di anno in anno.Tutti i 5 soggetti infettati esaminati, avevano il sottotipo HIV-1 B. CONCLUSIONI:   “… Elevata prevalenza di HIV tra i donatori a pagamento in alcune regioni …. Le donazioni di plasma rappresentavano il rischio maggiore di infezione HIV. Benchè non vi sia evidenza che durante il periodo di follow-up l’epidemia si sia diffusa localmente, occorre ancora adottare misure preventive per la trasmissione dell’HIV”.   Li H, Qu S, Cui W, Li X, Wei W. : The epidemiological study of HIV infection among paid blood donors in one county of China. Zhonghua Liu Xing Bing Xue Za Zhi. 2000 Aug;21(4):253-5.
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  18. Risultati dello studio: “Vennero reclutati per uno studio ‘cross-sectional ‘Donatori di Plasma/Sangue prima dell’ 1 Marzo 1995, le loro mogli ed figli con meno di 5 anni.   Fu eseguito un test HIV e raccolto un questionario in anonimato con informazioni sulle caratteristiche demografiche, il comportamento sessuale, l’ uso di droghe, storia di cure mediche e donazioni di sangue/plasma. ……. Furono intervistati e testati 1517 individui di cui 1043 adulti che avevano donato plasma. La prevalenza di HIV positività tra questi ultimi risultò essere del 12,5% e tra le loro mogli non donatrici del 2,1%. La prevalenza era associata inversamente al livello di istruzione e più elevato nei partecipanti coniugati, ma non associata a cure mediche, abuso di droga, o partners sessuali multipli . Una elevata frequenza di donazioni di plasma era direttamente associata ad un maggior rischio di infezione HIV, soprattutto dopo le 10 donazioni al mese. …..   CONCLUSIONE: Lo studio dimostrò che la prevalenza di infezione HIV nella popolazione dei donatori commerciali di plasma è elevata in modo allarmante. Molti individui sposati e coloro che si sposeranno in futuro trasmetteranno il virus alle mogli ed alla loro prole futura. I donatori di plasma devono essere informati sul loro rischio di essere infettati con l’HIV e di poter trasmettere il virus ai familiari e ad altri. WU Z, ROU K., DETELS R. : Prevalence of HIV infection among former commercial plasma donors in rural eastern China. Health Policy Plan. 2001 Mar;16(1):41-6.
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  19. Sulla censura delle informazioni sull’epidemia negli ex donatori di plasma dell’Henan vi sono molte testimonianze, basta citarne solo alcune riportate da una sociologa australiana che si è occupata a fondo dell’argomento: “Fu solamente dal settembre del 2002 che il governo centrale iniziò a parlare apertamente della crisi legata all’espansione dell’AIDS nella Repubblica Popolare Cinese, dopo che un rapporto sanitario venne fatto filtrare dal Dipartimento Sanitario Provinciale dell’Henan. Il rapporto denunciava che dal 35 al 45% dei donatori di sangue in alcune aree della Provincia dll’Henan aveva contratto l’HIV/AIDS a causa delle inadeguate precauzioni , e le autorità dell’Henan avevano tentato di nascondere l’epidemia nella loro provincia. Alcuni critici dicono che l’occultamento avvenne largamente perché il dipartimento sanitario provinciale era stato coinvolto nel commercio del sangue. Nel corso della metà del 1990, anche le forze armate e quelle dell’aeronautica locali fecero investimenti nelle compagnie che cercavano profitti dalla richiesta commerciale di prodotti del sangue. Le autorità locali erano anche implicate nello scandalo perché, invece che inquisire gli ufficiali implicati nelle stazioni illegali di raccolta del sangue e punirli, molti furono semplicemente trasferiti in altre zone, ed alcuni ufficiali furono addirittura promossi”. vedi Anna HAYES: AIDS, Bloodheads and Cover-ups: Chinese Studies Association of Australia Ninth Biennial Conference 30 June- 3 July 2005, PDF Dei numerosi medici che svolsero indagini sulle popolazioni colpite, spesso ostacolati e addirittura perseguitati (sospesi dal lavoro e costretti ad emigrare), basta ricordare, tra i più famosi, i sopracitati infettivologi/virologi Gui XIEN.  ZENG Y. Il dott. Zhang KE, lla virologa Wang SHUPING, e la ginecologa Gao YAOJIE : straordinari personaggi divenuti il simbolo non solo di competenza scientifica, ma anche di umanità e dedizione ai malati . Ampie informazioni su di essi si trovano in quasi tutte le pubblicazioni sull’epidemia, e diffusamente nel saggio citato d Pierre HASKI 2005.
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  20. Le vicende degli attivisti più celebri, molti dei quali ostacolati, perseguitati, incarcerati e costretti all’esilio come Wan YANHAI, Li DAN, “THOMAS”, sono sempre diffusamente raccontate da HASKI. I volontari fondavano Organizzazioni Non Governative (NGO), che erano ostacolate perché non controllate dal sistema totalitario comunista. Va ascritto a titolo di merito del citato Professor Zheng Yi anche quello di aver preso posizione in difesa di quelle Organizzazioni, indicando le loro preziosa funzione: “E’ di notevole significato… il fatto che le ONG cinesi hanno efficacemente agito in molte aree rilevanti come l’educazione sanitaria, che le autorità governative sono state riluttanti a gestire direttamente. Come tali, esse (le ONG) hanno rappresentato una componente indispensabile nella prevenzione e controllo dell’HIV/AIDS nel paese” Vedi Hua XU Zeng YI , Allen F ANDERSON : Chinese NGOs in action against HIV/AIDS. Cell Research, 15(11-12):914-918, Nov-Dec 2005 | www.cell-research.com (PDF)See comment in PubMed Commons below
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  21. I primi rapporti che denunciarono il fatto che il governo provinciale negò per lungo tempo qual’era l’ entità del problema, e riferì che un ricercatore cinese dall’Hubei, che lavorava nell’Henan, non autorizzato ufficialmente, testò 155 contadini di Shangqiu e trovò che 96 erano HIV-positivi. … e che le autorità locali temevano che lo stigma che circondava l’AIDS danneggiasse la reputazione della provincia impedendo di attirare gli investimenti, vennero pubblicati da : Elizabeth ROSENTHAL : “In Rural China, A Steep Price of Poverty: Dying of AIDS,” New York Times, October 28, 2000, e anche: “Spread of AIDS in Rural China Ignites Protest,” New York Times, December 11, 2001.
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  22. Quanto segue è ricavato dal citato asia catalyst: AIDS blood scandals 2007, con le relative citazioni bibliografiche : “Nella primavera del 1995 il governo chiuse tutti i centri commerciali del plasma ed iniziò a e decretare il trattamento al calore del plasma : H.A. Goubran, e al. Haemophilia 2000, Nel 1997 il governo centrale mise in atto i regolamenti che stabilivano dettagliate procedure per la raccolta del sangue, la supervisione dell’ industria, e le punizioni per chi violava la legge: “China Seeks to Ensure Safety of Blood Products,” Agence France Presse, 5 January 1997. Le autorità iniziarono a promuovere la donazione di sangue volontaria come alternativa più sicura al rischio inerente alla vendita del sangue Blood Law Set for Implementing; Voluntary Donors to be Target,” China Daily, 22 September 1998. In ottobre 1999, il Consiglio di Stato aveva promulgato la Legge sulla Donazione di Sangue, che prescriveva di eseguire il test (HIV). Tuttavia, quasi subito, quando la legge entrò in vigore, gli esperti cinesi cominciarono a manifestare preoccupazione sugli ostacoli all’ applicazione della legge nelle regioni rurali, dove i lucrativi guadagni potevano ancora essere ottenuti dal commercio del sangue clandestino.: 30 People Contract AIDS from Blood Transfusions,” Financial Times, 1 January 1999. Sebbene fin dal 1990 fossero stati fatti significativi progressi per rinforzare la regolamentazione sulle scorte di sangue, si continua ad avere problemi. Le autorità centrali hanno lanciato periodiche azioni di forza (crackdown) e campagne nazionali per la sicurezza del sangue. Le azioni di forza inclusero la distruzione di cumuli di unità di sangue HIV-positive, dozzine di arresti e chiusura di centinaia di stazioni di raccolta del sangue : China to intensify crackdown on fake medicine.” Reuters. January 7, 1997, ed I problemi perdurano ancora nel 2001 : Leigh, Jenkins, “Chinese Health Experts Blame ‘Little, Late’ Government Efforts to Fight AIDS, “South China Morning Post, 11 August 2001″.
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  23. HIV/AIDS : China’s Titanic Peril. 2001 Update of the AIDS Situation and Needs Assessment Report by The UN Theme Group on HIV/AIDS in China. UNAIDS .PDF Sotto UNAIDS sono raccolte importanti Organizzazioni Internazionali quali UNICEF, UNDP, UNDCP, ILO UNESCO WHO, WORLD BANK. Il documento verra’ di seguito citato come Titanic Peril
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  24. Testualmente dal Documento : “Il sistema di sorveglianza sentinella nazionale HIV/AIDS è operante dal 1995. Questo sistema rappresenta la fonte principale di informazione in Cina sui dati della prevalenza HIV.nel corso del tempo e nei gruppi di popolazione di interesse specifico. La raccolta dei dati viene fatta due volte all’anno in cinque gruppi di popolazione : pazienti con Infezioni Trasmesse Sessualmente (STI), prostitute, utilizzatori di droga endovena(IDU), camionisti e donne gravide. Nel 2000, il sistema consisteva di 101 siti sentinella che coprivano 31 province cinesi, che eseguirono circa 50.000 tests.
    A fine Dicembre 2001 venne riportato un numero cumulativo di infezioni pari a 30.736 con 1.594 casi di AIDS e 684 morti AIDS correlate. Chiaramente questi numeri sono inaffidabili (biased) e molto inferiori alla realtà (evidenza mia).
    Un largo numero di casi non è riportato, specialmente nelle aree rurali, a causa di mancanza di strumenti per eseguire i tests, la mancanza di operatori sanitari addestrati e mancanza di servizi per eseguire i test volontariamente e per la consulenza. Titanic Peril pag. 13-14.
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  25. La Relazione riporta i dati più significativi dell’epidemia in sette Province. Tre Province si possono considerare emblematiche:
    1) lo YUNNAN che presenta, nelle popolazione ad alto rischio degli IDU, inizialmente tassi di infezione molto elevati, spesso sopra il 50% e anche finoall’80% , dal 1998 al 2000 le percentuali globali degli IDU scendono dal 75% al 26,5%.
    2) La Regione Autonoma dello XINJIANG : anche qui la popolazione residente degli IDU è la più colpita, ma i tassi di infezione dal 1998 al 2000   sono più che raddoppiati (da 2.125 a 4.416) . La popolazione è in prevalenza costituita da una minoranza etnica, gli Uygur , poveri e discriminati  (in proposito vedi il pregevole studio di Anna Hayes : HIV/AIDS in Xinjiang: A Serious “Ill”in an Autonomous Region IJAPS, Vol. 8, No. 1 (January 2012), 77–102 PDF)
    3)Infine l’HENAN, la Provincia epicentro del principale scandalo HIV tra i donatori di plasma a pagamento, ha ricevuto la più estensiva copertura mediatica nazionale ed internazionale: ricercatori, medici e giornalisti hanno rotto il silenzio. La reale estensione della tragedia rimane sconosciuta. (evidenza mia). Le stime dell’HIV vanno da 150.000 (MOH) a oltre un milione (Dr. Gao Yaojie). Sono interessate 9 Prefetture e città dal nord al sud . Nella Contea di Shangcai un epidemiologo locale ha rilevato 10.000 persone infettate. In uno dei molti villaggi simili della Provincia i residenti stimano che più dell’80% degli adulti abbiano l’HIV e che il 60% presenti già i sintomi della malattia.     Nel 1998 6.280 sacche di sangue vennero confiscate in un centro di raccolta di plasma commerciale a Nanyang: su 101 sacche esaminate 99 risultarono positive per l’HIV.
    Simili epidemie correlate alla donazione di plasma sono state riportate anche da altre Province come Hebei, Anhui, Shanxi, Shaanxi, Hubei, Guizhou etc. Titanic Peril pag. 24-27
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  26. Testualmente dal Documento: “ In una serie di province, soprattutto nella Cina centrale, poveri contadini rurali hanno venduto sangue e plasma a ditte commerciali che lavorano il plasma per avere un supplemento al loro scarso reddito. E’ ora divenuto ampiamente noto che molti abitanti dei villaggi, forse centinaia di migliaia, hanno contratto l’HIV quando hanno venduto il loro sangue. Molti hanno già sviluppato le infezioni opportunistiche ma spesso hanno scarso o nessun accesso al trattamento anche più elementare, come antibiotici di prima linea per non parlare di consulenza, terapia antiretrovirale e cure ospedaliere.
    Queste ditte per la raccolta del sangue hanno operato largamente in modo illegale e ricavato profitti vendendo i prodotti del sangue nel paese e internazionalmente. Le ditte hanno raccolto il sangue/plasma da centri di raccolta nascosti in aree remote ed impoverite per evitare interferenze con le autorità. Il sangue di molti donatori è raccolto e mescolato. Viene separato il pool di plasma dai globuli rossi e poi i globuli rossi sono reiniettati nei donatori, per evitare l’anemia, consentendo ai donatori di vendere il plasma molto più frequentemente. Spesso i donatori vendevano il plasma per 4-6 giorni, riposavano per due giorni, e poi vendevano nuovamente il plasma. La maggior parte dei donatori, uomini e donne, hanno venduto il plasma prima del 1996. La maggior parte avevano dai 20 ai 40 anni di età. Alcuni avevano anche storie di sesso commerciale o uso di droga. Le donazioni di plasma commerciale a pagamento è illegale da diversi anni. Ciò nonostante, le ditte dei prodotti del sangue trovano relativamente facile convincere le persone povere che vivono nelle aree rurali a guadagnare denaro extra , e sembra che questo commercio che mette a repentaglio la vita non è ancora stato completamente bloccato. La sopramenzionata rischiosa pratica di vendere il plasma alle ditte produttrici (plasmaferesi) infetta un largo numero di donatori in una volta sola, se solo uno è infetto, a causa della pratica di mescolare il sangue di tutti i donatori e di ritrasfondene parte in tutti i donatori.
    Le donazioni di sangue a scopo medico si ritiene che siano testate per l’HIV e altre malattie veicolate dal sangue. Tuttavia, vi sono ancora in Cina casi di infezione da HIV da trasfusione di sangue, soprattutto nelle zone rurali. Ma la questione dell’infezione da HIV da donazioni di sangue a pagamento e dalla plasmaferesi commerciale è significativamente più importante”. Titanic Peril pag. 18
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  27. Testualmente: “ Malgrado ( e talvolta a causa) delle disposizioni legislative, la consapevolezza concernente l’importanza della prevenzione e cura delle STI (Infezioni a Trasmissione Sessuale)/HIV, ha fatto scarsi progressi in Cina. Questo problema è particolarmente evidente a livello provinciale e locale. – Le strutture istituzionali e le pratiche rendono difficile per il governo centrale rinforzare le leggi ed i regolamenti per monitorare i governi locali ed ottenere una chiara conoscenza delle situazione locale per l’HIV/AIDS. – Molti governi locali non vogliono conoscere, o lasciare che altri conoscano l’HIV/AIDS nel loro territorio, per il timore che ciò possa riflettersi negativamente sulla località ed i suoi funzionari. Talvolta i governi locali sopprimono le informazioni e talvolta anche si oppongono attivamente alla ricerca sull’HIV/AIDS.
    – I governi locali spesso temono che una aperta valutazione della loro località possa far sì che funzionari governativi locali vengano accusati di inefficienza per quanto riguarda la garanzia di sangue sicuro ed il controllo di pratiche a rischio quali il sesso commerciale ed uso illecito di droghe. In tale contesto programmi di riduzione dei danni per gli IDU ed altre popolazioni vulnerabili sono estremamente difficili da realizzare … – Medici locali, epidemiologi e Persone che Vivono Con l’HIV/Aids (PLWHA), sono stati occasionalmente intimiditi e minacciati da funzionari locali perchè non parlino di HIV/AIDS”. Titanic Peril pag.36
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  28. Le minoranze etniche, testualmente:
    “ Secondo il quinto censimento della popolazione condotto nel 2000, la Cina ha 55 minoranze etniche, oltre al popola Han. Su di una popolazione totale di 1,3 miliardi, 106 milioni sono minoranze, l’ 8,4%. Attualmente, la proporzione di individui infettati dall’HIV tra le nazionalità minoritarie è superiore rispetto a quella tra gli Han. Appartenere ad una popolazione minoritaria, essere donna, un giovane o un lavoratore migrante, rappresenta una situazione altamente vulnerabile Secondo il Rapporto della Banca Mondiale del 2001 ‘Superare la Povertà nella Cina Rurale’, la popolazione minoritaria rappresenta un parte sproporzionata dei contadini poveri. Le minoranze etniche sono meno del 9% dell’intera popolazione, ma è il 40% dei poveri totali in Cina. Questa minoranza di ‘poveri assoluti’vive nella più profonda povertà, tipicamente meno istruiti, con meno reddito e peggiori condizioni di salute rispetto alle altre popolazioni. Zhuang, Hui, Uygur e Yi, sono le quattro minoranze più numerose. Gli Zhuang vivono nello Guanxi, Yunnan, Guandong e Guizhou: gli Hui in molte province e a Pechino, ma principalmente gli Ningxia, Ganzsu, Henan e Xinjiang; gli Uygur vivono soprattutto nel Xinjiang, gli Yi nel Sichuan, Yunnan, Guizhou e Guangxi. I Dai e gli Jingpo, due nazionalità con tassi di infezione HIV molto elevata, vivono soprattutto nelle regioni di confine dello Yunnan.
    Sebbene la proporzione degli individui infettati dall’HIV appartenenti alle nazionalità minoritarie è maggiore rispetto agli Han, l’HIV si sta diffondendo tra la popolazione maggioritaria Han, specialmente nei villaggi dell’Henan, popolati soprattutto dagli Han, dove l’infezione dovuta alle donazioni a pagamento è comune.
    La più alta proporzione di infezioni HIV tra le popolazioni minoritarie è dovuta a varie ragioni: – l’uso di droga è storicamente diffuso tra alcune nazionalità minoritarie – le regioni minoritarie si trovano spesso sulle principali vie trafficate – In molte aree minoritarie, bassi livelli di educazione e di istruzione insieme alla mancanza di servizi sanitari e di materiali di Informazione, Educazione e Comunicazione (IEC) nelle lingue minoritarie compromette la loro capacità di adottare pratiche sicure. – Le popolazioni minoritarie sono sproporzionatamente colpite dalla povertà. Lo sviluppo sbilanciato e l’inadeguato accesso alla terra e ad altre risorse rendono difficile il miglioramento delle loro condizioni economiche. E questo ha un impatto diretto sulla loro capacità di prevenire e gestire l’HIV/AIDS”. Titanic Peril Pag.62
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  29. Il commercio del sngue/plasma è stato ampiamente illustrato ( vedi NOTA 26). Qui basta solo riportare una delle tante testimonianze di Una Venditrice di Plasma : “ Tutti noi vendemmo il nostro sangue per avere denaro. Noi vendemmo il sangue per pagare le tasse, per mandare i nostri figli a scuola, e per vivere. Il lavoro dei campi non rendeva denaro. Attualmente noi perdiamo denaro. Essi ci pagavano 40 RMB (5 dollari USA) ogni volta che vendevamo il sangue”. Donna del villaggio di mezza età dalla Provincia dell’Henan. Club dei Corrrispondenti Stranieri, Pechino 13 Maggio 2001 Titanic Peril pag.48
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  30. La povertà e le condizioni associate:
    “In Cina la povertà ha portato ad emigrazione, prostituzione e vendita commerciale del sangue. La povertà è spesso associata a basso livello di istruzione, che a sua volta è associato a minore conoscenza delle misure efficaci per prevenire l’infezione da HIV. In Cina, la maggior parte delle persone infettate dall’HIV appartengono alla popolazione rurale con poca o nessuna istruzione. Molti sono illetterati e spesso non parlano il Putonghua (Mandarino Cinese) come loro prima lingua. Molti non parlano del tutto il Mandarino” .   Anna Hayes 2012 op. cit.
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  31.  Le donne di campagna e le Infezioni per via Sessuale e Riproduttiva (STI ed RTI):
    “Molte donne hanno STI ed RTI asintomatiche, e perciò non vengono trattate. Questo aumenta notevolmente il rischio di trasmissione dell’HIV. In alcuni villaggi cinesi fino al 50% delle donne rurali possono soffrire di RTI non trattata. Molti studi hanno trovato che le RTI sono più gravi per la mancanza di acqua, scarsa igiene sia degli uomini che delle donne e scarsa o ritardata cure sanitarie”. …. Mancanza di informazione su STI ed RTI anche da parte del personale sanitario … I servizi sanitari per la riproduzione sono distanti, costosi e senza medici donne. Titanic Peril pag.58
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PARTE SECONDA 1 – L’epidemia di HIV/AIDS “con caratteristiche cinesi” Premessa

La storia dell’epidemia di HIV/AIDS in Cina è stata suddivisa in diverse fasi in base alla sua progressiva diffusione, che inizia alla metà degli anni ’80, nelle Regioni sud occidentali, si estende poi nella prima metà degli anni ‘90 nelle Regioni centrali, fino a dilagare in tutto il paese nel 2000.

E’ una storia che presenta delle caratteristiche peculiari rispetto a tutti gli altri paesi del pianeta, perché il governo cinese per molti anni negò l’esistenza dell’epidemia al suo esordio (1985-88), dovette poi riconoscere la sua presenza nei tossicodipendenti endovena (1989-94), e successivamente nei donatori di sangue e soprattutto di plasma a pagamento (1995-2002). In entrambi i casi, gli interventi per diagnosticare, curare e prevenire l’infezione da HIV e le patologie ad essa associate (AIDS), avvennero con molto ritardo, incontrando forti resistenze da parte dei poteri politici periferici, dove la diffusione del virus era stata più massiccia (nota 1).

La storia dell’epidemia è documentata da tre fonti :

a) la letteratura scientifica (nota 2) che fornisce i dati obbiettivi ottenuti da indagini condotte da medici, ricercatori e studiosi cinesi in collaborazione con studiosi occidentali di chiara fama ed esperienza pluriennale nella materia.

b) Documenti ufficiali del governo cinese in collaborazione con Istituzioni Internazionali . (nota 3)

c) Pubblicazioni divulgative intese ad informare un più ampio ventaglio di persone colte e la gente comune, quali rapporti e testimonianze apparse sulle testate giornalistiche più diffuse e prestigiose in Occidente ma anche Quotidiani Cinesi; articoli sulle riviste scientifiche di alta diffusione e prestigio ; un saggio/testimonianza di un qualificato giornalista francese (nota 4) ed il Romanzo di un celebre scrittore cinese (nota 5). Infine una larga documentazione è reperibile sul web, mentre per quanto riguarda la TV, a differenza ad es. della BBC, un totale silenzio nelle reti radio / televisive italiane.

Le tre fonti sopradescritte verranno   riassunte e messe a confronto nel corso della narrazione, sia per integrare, convalidare , o ridimensionare le informazioni prodotte ( e la loro rispondenza alla reale entità della epidemia) , sia per valutare quanto questa epidemia , data la sua gravità che ha causato centinaia di migliaia /milioni di vittime, sia stata raccontata all’opinione pubblica con l’evidenza che merita , come è avvenuto per gli altri eventi che comportarono la morte di migliaia/milioni di persone quali quello dovuto alla  carestia del “Grande Balzo in Avanti”, quello della “Grande Rivoluzione Culturale Proletaria” e quello del la Protesta di Piazza Tien An Man. Tutti questi eventi presentano come comune denominatore gravi responsabilità dei governanti cinesi, che ne furono spesso la causa determinante.

Per quanto riguarda l’epidemia da HIV/AIDS nei donatori di sangue/plasma, vale la pena ripeterlo,le gravi responsabilità dei decisori politici cinesi furono quelle di aver   lanciato una campagna di raccolta commerciale del sangue umano, effettuata con metodi criminosi , di aver poi cercato di minimizzare ed occultarne le tragiche conseguenze, ed infine di aver adottato con grande ritardo i provvedimenti necessari per informare. diagnosticare, assistere e curare le vittime.

NOTE

  1. Per quanto riguarda il sangue , ancora nel 2007 la “caratteristica” situazione cinese veniva così descritta: “I paesi economicamente sviluppati… ebbero epidemie di AIDS, dovute alle scorte di sangue, di ampiezza relativamente limitata. Generalmente le infezioni si verificarono in un lasso di tempo chiaramente demarcato. Non appena vennero alla luce, vi fu una pubblica denuncia, un profluvio di disposizioni di legge, una risposta governativa (solitamente includendo una inchiesta), e infine, nuove politiche del governo centrale sulla regolamentazione del sangue e la compensazione per le vittime; sebbene queste non siano sempre avvenute nell’ordine presentato. Le minacce per la Cina dovute alle scorte di sangue hanno fonti più complesse, ma quella minaccia continua attualmente. L’esplosione dell’epidemia di AIDS dovuta al sangue cominciò all’inizio-metà del 1990, ma le emergenze che scatenarono quel disastro non sono state ancora oggi abbattute. …. Come riconoscono i funzionari del Ministero della Salute, gli Ospedali e le Banche del sangue stanno ancora operando con pratiche a rischio per la raccolta del sangue. Le scorte di sangue in Cina continuano ad essere pericolosamente non sicure”.      AIDS Blood Scandals: What China Can Learn from the World’s Mistakes. Asiacatalyst September 2007
    http://www.asiacatalyst.org/wp-ontent/uploads/2014/09/AIDS_blood_scandals_rpt_0907. PDF
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  2. Della letteratura scientifica, verranno riportati succintamente i risultati dei numerosi studi delle Università e delle Istituzioni sanitarie più importanti del paese, molti in collaborazione , con autorevoli scienziati occidentali, anch’essi operanti in prestigiose Università e Istituzioni Sanitarie.     I lavori citati sono stati ricavati consultando, all’ aprile 2015, il sito Internet Pub Med.com ( US National Library of Medicine dell’NIH USA) con le parole chiave : AIDS blood donors China, dove sono elencati 164 articoli dal Dicembre 1987 al Novembre 2014. Nella maggior parte dei casi sono riportati i Riassunti degli articoli e di pochi altri è disponibile il testo completo in PDF.
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  3. Istituzioni cinesi ed internazionali coinvolte: “…. dalla metà del 1990 i dirigenti cinesi iniziarono ad organizzare viaggi di studio…. In altri paesi ….per funzionari del Ministero della Sanità, della Pubblica Sicurezza , Giustizia, Educazione, e Finanza, Commissioni per lo Sviluppo, le Riforme, la Popolazione e la Pianificazione Familiare, e così pure giuristi e politici dal Consiglio di Stato, che visitarono molti paesi inclusi gli USA, l’Australia il Brasile, la Thailandia, l’Europa e l’Africa”. Organizzazioni internazionali coinvolte: Programma Globale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) per l’AIDS, successivamente UNAIDS, insieme ad altre agenzie delle Nazioni Unite (UN) in Asia e nel Pacifico. Furono effettuati diversi incontri di Lavoro (Workshops) dei quali il più importante fu quello del 1997, organizzato dall’Accademia Cinese di Medicina Preventiva ( rinominata Centro Cinese per il controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) nel 2002) e l’Università della California a Los Angeles che mise insieme studiosi di sociologia, etica, salute pubblica ed educazione, come pure rappresentanti della WHO, UN e Banca Mondiale. Vedi: WU Z, Sullivan SG, Wang Y, Rotheram-Borus MJ, Detels R: Evolution of China’s response to HIV/AIDS. Lancet www.thelancet.com Vol 369 : 679- 690, February 24, 2007
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  4. HASKI P. : Le sang de la Chine Grasset et Pasquellle 2005 – Ed italiana : Il sangue della Cina -Un reportage sullo scandalo di un’epidemia negata dal potere politico Sperling e Kupfer Milano 2006
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  5. LIANKE Y.: Il sogno del Villaggio dei Ding. Ed. italiana Nottetempo, Roma, 2011
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PARTE PRIMA – Le grandi carestie nell’Unione Sovietica stalinista e nella Cina Popolare maoista

Prima di arrivare all’epidemia di AIDS cinese, è necessario ricordare due antefatti: il primo riguarda la storia del comunismo sovietico e la disastrosa politica agricola stalinista negli anni’30 del secolo scorso.  Il secondo è la fotocopia maoista della stessa disastrosa politica avvenuta in Cina 30 anni dopo.  I fatti sono descritti, con dovizia di documentazione, ricavata in gran parte dalle testimonianze degli attori delle vicende stesse, in un saggio di Tom STANDAGE, autorevole giornalista anglosassone (nota 1).

Le carestie che si verificarono sia in URSS che in Cina, non furono dovute a fattori naturali (climatici o da parassiti), ma dalle collettivizzazioni forzate e dallo sterminio dei contadini più produttivi, più ricchi, e perciò   bollati come “nemici del popolo”. Gli ambiziosi piani pluriennali di Stalin ed “il Grande Balzo in avanti” di Mao, che promettevano di superare in pochi anni i paesi capitalistici, furono dei clamorosi fallimenti.

  1. La carestia in URSS
    Il fallimento della collettivizzazione nelle campagne e la conseguente carestia, furono mascherate dalla propaganda, che offriva al mondo immagini di grandi successi e addirittura sovrabbondanza di prodotti, mentre milioni di contadini morivano di fame. La già scarsa produzione di grano e altre derrate, venivano rapinate ai contadini per nutrire gli operai che dovevano provvedere alla industrializzazione forzata, ed ai funzionari di partito; molto grano venne addirittura esportato per avere denaro da investire nell’industrializzazione.

Sulle menzogne della propaganda stalinista, e di come venne presa come oro colato dai “compagni comunisti ”, ma anche da tanti illustri politici e intellettuali “di sinistra”, bastano tre testimonianze:

a) “Malcom Muggeridge, un giornalista britannico, che visitò l’Unione Sovietica nel maggio del 1933, riferì che i funzionari ‘avevano rastrellato come uno sciame di locuste, requisendo tutto quello che era commestibile ¸avevano fucilato ed esiliato migliaia di contadini, a volte interi villaggi; avevano ridotto una delle terre più fertili del mondo in un deserto di malinconia’…

b) Questo resoconto però si attirò l’ironia di altri giornalisti che avevano visitato in ‘tour guidato’ le comuni modello e che negarono decisamente i fatti.

c) a Kiev, la capitale ucraina, il console italiano riferì di ‘un crescente commercio di carne umana’ e le autorità affiggevano manifesti con la scritta ‘ mangiare bambini morti è una barbarie”. (nota 2)

La verità era purtroppo quella riferita da Muggeridge e dal nostro Console: il numero delle vittime si calcola sia stato dai sette agli otto milioni, un vero e proprio genocidio, da non sfigurare rispetto a quello degli ebrei sterminati nei campi di concentramento nazisti.

E veniamo alla Cina:

  1. La carestia in Cina
    La carestia cinese, definita come “la peggiore carestia della storia”, fa il paio con quella sovietica. Fu infatti proprio la politica agraria propugnata da Josef Stalin, che venne presa a modello da Mao Zedong, il “Grande Timoniere”, che portò la nave agricola allo sfascio.  E tutto ciò quando l’analoga politica agricola sovietica si era dimostrata fallimentare, e il successore di Stalin, Nikita Kruscev, aveva cercato di convincere Mao ad adottare provvedimenti in favore dei contadini, come era stato fatto in URSS.

Mao arrivò invece ad accusare Kruscev di “revisionismo”, tradimento della purezza rivoluzionaria, e inasprì ancora di più la collettivizzazione, le persecuzioni dei contadini e la rapina dei prodotti dell’agricoltura. Il risultato fu che anche la Cina soffrì di una gravissima carestia che portò, ad un olocausto di ancor più immani proporzioni di quello sovietico e, come vedremo, preparò il terreno per un ulteriore olocausto, quello Ematologico (Plasmatico).

Anche in questo caso la propaganda del partito nascose la gravità della situazione; anzi diffuse informazioni ed immagini che esaltavano il grande successo della politica del “Grande balzo in avanti”, grazie al quale la produzione alimentare sarebbe dovuta raddoppiare o addirittura triplicare nell’arco di un anno! In questo caso basta una sola citazione per rendere l’idea di come la falsificazione della realtà superò il limite del grottesco:

“Un po’ in tutta la Cina furono annunciati bizzarri risultati: la crescita di verdure giganti e la creazione di ibridi di girasoli e carciofi, pomodori, cotone e addirittura un incrocio della canna da zucchero con il mais e il sorgo.  Iniziarono a circolare fotografie artefatte di raccolti e campi miracolosi in cui il frumento era cresciuto così fitto che i bambini sedevano in cima agli steli.  (In realtà le piante furono sistemate ‘ad hoc’ nel campo, e i bambini erano seduti su di un tavolo nascosto). In un’occasione fu persino ordinato ai contadini di trapiantare piante di riso lungo la strada su cui viaggiava Mao, in modo da dare l’impressione di un raccolto abbondante; un’altra volta, invece, furono ammassati sul ciglio della strada cumuli di verdure così da poter raccontare a Mao che i contadini le avevano abbandonate perché avevano coltivato così tanto che non erano riusciti a mangiare tutto “.  (nota 3)

“Pietra Tombale.  La grande carestia cinese 1958 – 1962”

Un resoconto estremamente dettagliato ed analitico di questa “peggiore carestia della storia umana”, si trova nella monumentale opera di un eminente giornalista cinese: YANG JISHENG (nota 4). Del ponderoso lavoro di Yang Jisheng, è disponibile su INTERNET l’INTRODUZIONE dei traduttori, Edward FRIEDMAN e Roderick MACFARQUHAR, che riassumono il contenuto dell’opera e del lavoro svolto dall’Autore. Nella presentazione dell’edizione inglese si legge:

“(Yang Jisheng) …come giornalista con accesso privilegiato a fonti ufficiali e non ufficiali,  spese venti anni a mettere insieme gli eventi che portarono alla massiva carestia nazionale, inclusa la morte di suo padre. Non trovando alcuna causa naturale, Yang attribuisce   la responsabilità delle morti al sistema totalitario cinese ed al rifiuto dei funzionari ad ogni livello di valutare la vita umana al di sopra dell’ideologia e dell’interesse personale”.

Usando il suo stato privilegiato di giornalista d’alto rango, Yang consultò dozzine di archivi  attraverso tutto il paese, che contenevano i  rapporti segreti  del partito di quell’epoca  sull’ impatto della carestia,  ed il modo sommario con il quale i funzionari avevano ordinato l’uccisione dei resistenti. L’edizione inglese evidenzia le voci che solo Yang poté evocare e raccogliere di modo che l’impatto criminale del Grande Balzo in Avanti  potesse essere  vissuto nelle parole e nei sentimenti dei sopravvissuti.”

Inoltre vengono messi in rete anche i primi due capitoli dell’opera:

Primo Capitolo: UNA CRONOLOGIA DELLA GRANDE CARESTIA. É la cronistoria della rivoluzione cinese dal 1949 al 1976, incentrata sulla politica maoista nel settore dell’agricoltura: i Congressi, le riunioni del Comitato Centrale, i deliranti discorsi del Capo Carismatico, che promossero le riforme sulla collettivizzazione degli agricoltori (e perfino delle cucine!), la produzione casalinga dell’acciaio, la derattizzazione e conseguente dilagare degli infestanti, l’adozione di metodi di coltivazione privi di qualunque fondamento scientifico. Tutto questo, frutto dell’ignoranza, insipienza e arroganza del fanatismo ideologico, unito alla violenta repressione di qualunque opposizione o semplicemente di qualunque rapporto che denunciava le conseguenze nefaste di quella politica, fu alla base della grande carestia.

E la grande carestia è già in atto fin dal 1959. Un Rapporto riservato del Segretariato del Consiglio di Stato, nel mese di aprile, sulla carenza di cibo nelle Provice di Shandong, Jangsu, HenanHebei e Anhui  (grassetto e sottolineatura sono miei e vedremo perché),  presenta una tabella con i dati statistici della carestia primaverile in 15 Province da cui risulta che 25 milioni di persone sono senza cibo. Ma Mao e il Comitato Centrale continuano a considerare la carestia come localizzata e come una “crisi temporanea”.

La cronaca continua negli anni successivi riportando dati sempre più allarmanti; numerose proteste e sommosse vengono represse nel sangue, e Mao le liquida attribuendole all’“inadeguato approfondimento della rivoluzione democratica” .

Bisogna arrivare alla Conferenza dei Settemila Quadri del 1962, quando Liu Shaoqui riassume le manchevolezze e gli errori del partito nella costruzione dell’economia fin dal 1958 e propone la formula: 3 parti disastro naturale e 7 parti disastro prodotto dall’uomo.  Mao viene messo in minoranza (sosteneva che la carestia era dovuta solo per il 10% al Partito), ma in seguito Mao riprende il potere, elimina Liu Shaoqui e dal 1966 al 1976 scatena la sanguinosa “Rivoluzione Culturale Proletaria”. Finalmente nel 1978 prende il potere Deng Hsiaoping e vengono rilanciate le riforme economiche (nota 5).

Secondo Capitolo: UNA PERENNE PIETRA TOMBALE (AN EVERLASTING TOMBSTONE) In questo Capitolo Yang Jisheng ripercorre la sua vita   ricordando come era stato un fervente attivista del partito comunista cinese fin dalla prima giovinezza.  A 20 anni scrisse un poema in cui esprimeva entusiasmo per il Grande balzo in avanti, malgrado vedesse molti contadini soffrire la fame che provocò anche la morte del padre. Ma la sua fedeltà al partito non venne intaccata e prestò fede alla propaganda che predicava di dover sacrificare sé stessi di fronte al bene del popolo.

Ma la sua fede iniziò a vacillare con la Rivoluzione Culturale nel 1966, quando poté constatare che le morti per la carestia erano state numerose anche in altre Province (300.000 morti nello Hubei) e quindi la sua non era stata una tragedia familiare isolata. Nei due decenni successivi, le maggiori possibilità di informazione   gli permisero di constatare quanto fosse stato ingannato dalla menzognera propaganda del partito e la sua presa di coscienza culminò nel 1989 con la strage degli studenti in piazza Tian an Men a Pechino.   Yang decise che:

“Come giornalista io combattei per riportare la verità. Come studioso, io sentii la responsabilità di ristabilire la verità storica per tutti gli altri che erano stati ingannati “. 

Nel quantificare il numero delle persone morte a causa della carestia, non è esagerato usare il termine di Olocausto. Scrive in proposito Yang:

“Nell’undicesimo capitolo riguardante il calo della popolazione, i lettori potranno vedere che numerose fonti indicano in circa 36 milioni il numero di morti di inedia in Cina dal 1958 al 1962.  Poiché la carestia causò anche un calo della natalità, venne stimata in Cina, nel corso di quegli anni, una diminuzione di 40 milioni di nascite. “E commenta: “Come possiamo raffigurarci i 36 milioni di persone condotte a morire di fame? Questo numero equivale a 450 volte il numero di morti per la bomba atomica sganciata su Nagasaki il 9 agosto 1945. Supera di 150 volte il numero delle vittime del terremoto di Tangshan il 28 luglio 1976.  Supera il numero di morti della Prima Guerrra Mondiale. ….   la Seconda Guerra Mondiale causò dai 40 ai 50 milioni di morti tra Europa, Asia ed Africa in sette o otto anni, ma la Grande Carestia fece 36 milioni di vittime nel corso di tre o quattro anni e la maggior parte delle morti si ebbero in un periodo di 6 mesi”. 

Una ricca documentazione sulle morti per la carestia in Cina nel corso della Grande Balzo in Avanti è arrivata a calcolare fino a 45 milioni di morti. Ma le sofferenze patite sono al di là di ogni immaginazione se indussero molti disperati a nutrirsi come fece il conte Ugolino (nota 6).

Mi sono soffermato abbastanza a lungo sulla carestia nelle campagne cinesi dovuta alla politica maoista del “Grande Balzo in Avanti”, e ho solo accennato alla successiva “Rivoluzione Culturale”, che ebbe anch’essa tragiche conseguenze nelle poverissime campagne della Cina centrale (nota 7), perché quegli eventi rappresentano lo scenario nel quale si verificò un altro criminale evento: l’Epidemia di HIV/AIDS nei donatori di sangue e plasma.

NOTE

  1. 1 STANDAGE, T.: Una storia commestibile dell’umanità Ed.Codice  Torino, 2010  – pagg. 162 -172
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  2. ibidem pag.166
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  3. ibidem pag.169
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  4. JISHENG JANG: Tombstone.The Great Chinese Famine 1958-1962 La versione originale del lavoro dal titolo: “Pietra Tombale. La grande carestia cinese 1958 – 1962”, è divisa in due volumi di 1200 pagine, fu pubblicata a Hong Kong nel 2008 e ristampata otto volte in 2 anni (ma bandita nella Cina popolare).  Una traduzione in inglese  fu  pubblicata il 30 ottobre 2012, con il consenso di Yang Jisheng (recensione nel Corriere della Sera il 28 aprile 2013), in una forma ridotta,  per essere  accessibile ad un pubblico più vasto  KINDLE 2012  http://www.amazon.com/ Tombstone-Great-Chinese-Famine-1958-1962/dp/0374533997 .
    Una trasmissione di RAI3 , Il Tempo e la Storia : Mao Tsedong e il “grande balzo” con il Prof. Giovanni Andornino (andata in onda l’1 marzo 2016), illustra efficacemente tutta la vicenda della carestia in Cina. La censura maoista trasse in inganno nientemeno che il futuro Presidente francese Mitterrand, che incontrò Mao nel 1962 e dichiarò:”Mao è un filantropo, sicuramente non un dittatore … Non c’è carestia in Cina”. Nella trasmissione è intervistato Yang Jisheng. Molto materiale è tratto dal Documentario : Arturo MIO Drives R.T.B.F.(tv francese) La grande carestia di Mao. https:www.youtube.com/watch?v=XmWu0qmfAvc, 12 ottobre 2015
    L’opera di Yang dovrebbe essere in corso di pubblicazione anche in Italia (Adelphi?)
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  5. Wikipedia http://en.wikipedia.org/wiki/Great_Leap_Forward#
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  6. Wikipedia http://en.wikipedia.org/wiki/Great_Leap_Forward#
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  7. Un resoconto particolarmente illuminante sulla Cina, con numerosi accenni alla grande carestia ed alle atrocità compiute durante la Grande Rivoluzione Culturale, è quello pubblicato dalla giornalista Angela Terzani Staude, che visse in quel paese per tre anni (1980-83) con il marito Tiziano, dove è descritta la situazione di grave repressione e disagio che porterà al massacro di Tienanmen nel 1989. Angela TERZANI STAUDE Giorni cjnesi. Un viaggio, un diario, un’esperienza eccezionale ED. Longanesi 1987.
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Premessa

L’argomento di questo saggio riguarda  la devastante epidemia di HIV/AIDS dovuta alla trasfusione/donazione  di sangue e plasma che avvenne in Cina nella seconda metà del 1990.

Per comprendere appieno questa epidemia, che per le sue peculiarità è stata definita “con caratteristiche cinesi”, occorre conoscere  non solo le cause specifiche , cinesi appunto, che la determinarono , ma anche il “modello”   al quale i decisori politici cinesi si ispirarono per lanciare una campagna di raccolta del plasma a scopo  commerciale. La procedura impiegata  per effettuare tale raccolta si chiama plasmaferesi vale a dire  sottrarre (greco “aferesis”: tirar via) il plasma con i sistemi che vedremo. Tale plasmaferesi  è definita “produttiva” in quanto il suo scopo è quello di fornire il materiale per produrre farmaci  “Plasma-derivati”,  e   quando viene sfruttata dalle industrie farmaceutiche,  è definita “commerciale” , termine dal  duplice  significato:  a) quello di fornire la materia prima per  prodotti commerciali, b) in quanto il plasma è ottenuto da donatori a pagamento, che  vendono il proprio plasma come una merce. Pertanto, questi donatori sono anche chiamati “donatori commerciali”, in contrapposizione ai donatori volontari non retribuiti.

La Plasmaferesi commerciale fu introdotta negli USA  in modo massiccio  (tanto che fu definita “selvaggia”), a metà 1960 (nota 1), e fu questo il “modello americano” al quale si ispirarono i cinesi 30 anni dopo, quando decisero  di attuare una politica “capitalistica” anche in questo ambito, e la praticarono come fu detto eufemisticamente “in modo non corretto”.

Occorre, per quanto detto sopra, riassumere brevemente il quadro politico-sociale ed epidemiologico nel quale si produsse la diffusione del virus HIV con il commercio del plasma e le tragiche conseguenze che ne derivarono:  prima in Occidente e poi in tutto il pianeta , Cina compresa con le sue “caratteristiche”.

Il  famigerato HIV (in italiano Virus dell’Immunodeficienza Umana), responsabile di una serie di gravissime patologie raggruppate con la sigla AIDS (in italiano  Sindrome da Immunodeficienza Acquisita), come è ormai noto a tutti,  si diffuse in mondo esplosivo nella prima metà del 1980. Secondo la ricostruzione più in voga, partì dall’Africa, giunse in  Centro America (Haiti), poi in USA e da qui in Europa ed in tutto il resto del mondo (nota 2).

L’HIV è un virus molto fragile nell’ambiente esterno, pertanto non viene trasmesso per via aerea, con i normali contatti tra le persone o gli oggetti contaminati. Rarissima è addirittura la trasmissione per puntura di aghi (da iniezione) infetti, punture accidentali che, malgrado tutte le precauzioni, avvengono  tra gli operatori sanitari. (nota 3).

L’HIV si trasmette  con i  rapporti sessuali:  più frequentemente quelli  tra omosessuali maschi  (per la maggiore  fragilità della mucosa rettale rispetto a quella vaginale) e da uomo a donna (per la presenza del virus nello sperma). Naturalmente il rischio di trasmissione è massimo in caso di rapporti non protetti col preservativo, e tanto più se il soggetto ha  molti partners (promiscuità). Così le infezioni si moltiplicano a dismisura.

Un’altra efficace via di trasmissione è rappresentata dall’uso di droga per via endovenosa quando, e ciò avveniva assai frequentemente, si ha lo scambio delle siringhe (alto rischio): tracce di sangue infettato dall’HIV di un sieropositivo  trasmettono il virus ad altri a dismisura. Le due principali vie di trasmissione si alimentano a vicenda quando l’utilizzatore di droga endovena portatore di HIV si prostituisce per comperarsi altra droga, oppure trasmette il virus ad una donna, che se poi rimane incinta può trasmettere il virus al neonato con  ulteriore amplificazione della diffusione virale.

Quanto sopra è quello che risultava all’inizio dell’epidemia e cioè fino al 1985, quando fu identificato il virus (nota 4)  e, a tempo di record, furono allestiti e commercializzati  i tests per identificare i portatori asintomatici: i “sieropositivi”.  Infatti,  i soggetti  diagnosticati inizialmente per l’AIDS,  erano in larghissima maggioranza omosessuali maschi ,  gli utilizzatori di droga endovena, e spesso le due categorie coincidevano  (nota 5). Essi rappresentavano però solo la punta dell’iceberg.

Non appena i tests HIV, che rivelano gli anticorpi contro il virus (ma non lo eliminano, e quindi i sieropositivi sono altamente infettivi), vennero ampiamente utilizzati, si evidenziò la grandissima diffusione dell’infezione negli  utilizzatori di droga endovena  e negli omosessuali maschi, con comportamenti “ad alto rischio”, ma anche, sebbene in misura molto minore, anche negli eterosessuali sia maschi che femmine ed anche  in donatori di sangue e pazienti trasfusi.

Ed ecco che arriviamo all’argomento del saggio: l’HIV aveva contaminato anche alcuni donatori di sangue che lo avevano poi trasmesso ai riceventi. Fortunatamente si trattava di casi molto rari, tra i donatori volontari, e tra  questi erano stati contagiati prevalentemente quelli che risiedevano nelle aree con alta prevalenza di soggetti con comportamenti ad alto rischio (nota 6). Le aree più incriminate erano ad esempio a New York e a San Francisco negli USA, culle dell’epidemia, poi “esportata” in Europa, ad esempio a Parigi, dove prevalevano i soggetti con i comportamenti più “trasgressivi” (nota 7).

Ma ben presto si scoprì che la trasfusione del sangue, o meglio dei  prodotti ottenuti dalla sua parte liquida, il plasma, aveva trasmesso l’HIV in altissima percentuale in una specifica categoria di malati: gli emofilici (nota 8). Gli emofilici sono soggetti con carenza ereditaria di fattori della coagulazione (fattore VIII o fattore IX) che li espone a frequenti e dolorose emorragie, soprattutto  articolari e  muscolari che, se non trattate portano a grave invalidità. Molto meno frequentemente le emorragie avvengono in altre sedi come il cervello o l’intestino, nel qual caso possono essere anche letali.

Verso la metà del 1960 venne introdotto un trattamento assai efficace per controllare le emorragie fino a permettere addirittura di effettuare con sicurezza interventi chirurgici. Il trattamento consiste nella infusione endovenosa  di un prodotto ottenuto dal congelamento del plasma che contiene i fattori coagulanti in forma molto concentrata (nota 9). Inizialmente il prodotto venne ottenuto dal plasma dei donatori volontari, non retribuiti, nelle banche del sangue ospedaliere o di altre istituzioni come la Croce Rossa. Questo prodotto era il “crioprecipitato”, e una dose efficace poteva essere ottenuta mescolando poche unità ottenute ciascuna da un singolo donatore volontario (small pools).

Ben presto gli scienziati di una grossa e peraltro preziosa Multinazionale Farmaceutica, la Baxter Hyland, escogitarono un metodo che permetteva di ottenere un prodotto purificato e liofilizzato, più maneggevole che poteva essere utilizzato a domicilio dai pazienti (nota 10). Per poter produrre in modo industriale questo nuovo tipo di concentrato si doveva disporre di enormi quantità di plasma mescolando le unità ottenute da molte migliaia di donatori (large pools).

L’industria americana che già produceva Plasmaderivati come Albumina e Immunoglobuline (ovvero gli Anticorpi)  individuò in questo prodotto un formidabile business, e si lanciò in un megalomanico progetto che mirava a coprire il fabbisogno non solo dei circa 20.000 emofilici nazionali, ma addirittura di quelli di tutti i paesi che potevano comperarlo a caro prezzo. Per realizzare questo progetto occorrevano però enormi quantitativi di plasma che non potevano essere ottenuti dai donatori di sangue volontari, almeno nelle condizioni tecnico-organizzative allora esistenti.

Occorrevano molti donatori disposti a donare quantità notevolissime di plasma mediante “Plasmaferesi” sottraendo al donatore il solo plasma e restituendogli i globuli rossi. I donatori volontari non erano certo disponibili a sottoporsi ai numerosi salassi che era possibile effettuare senza compromettere la loro salute, almeno secondo  quanto sostenevano autorevoli scienziati, contro il parere di altri altrettanto autorevoli (nota 11), e quindi le Ditte produttrici si orientarono verso i donatori a pagamento.

Donatori che davano il loro sangue a pagamento avevano avuto una larga diffusione negli USA nel secondo dopoguerra del novecento (fin dagli anni ’50), perché la donazione volontaria non era sufficiente a soddisfare le richieste degli Ospedali. Così proliferarono “Agenzie commerciali” che prelevavano il sangue da donatori a pagamento o commerciali. Queste Agenzie, gestite a scopo di lucro (rispetto a pochi dollari dati al donatore, le unità di sangue raccolte venivano vendute a caro prezzo agli Ospedali), da “affaristi” senza scrupoli e senza competenze mediche specifiche, reclutavano i donatori tra i derelitti dei quartieri poveri, con alta prevalenza di alcoolisti e drogati. Questi donatori erano in larga misura portatori di virosi persistenti, vale a dire serbatoi di virus circolanti nel  sangue che non venivano eliminati dal loro sistema immunitario e pertanto erano trasmissibili ai pazienti trasfusi (nota 12).

Questo commercio di sangue ad alto rischio di trasmissione di virus, in particolare quelli che causano l’epatite  (virus a quel tempo del tutto sconosciuti), provocò una larga diffusioni di epatiti nei pazienti trasfusi e continuò fino ai primi anni del 1970, quando furono introdotti i test per evidenziare i portatori di uno dei due virus epatitici trasmissibili: il Virus Epatite B (HBV)  (nota 13).

Dalla metà del 1970 fu proibita la raccolta del sangue dai donatori commerciali, ma paradossalmente fu consentita dalle Autorità Sanitarie (FDA in testa) la plasmaferesi produttiva commerciale che abbiamo descritto per consentire all’Industria dei Plasmaderivati  di ottenere la sua materia prima (plasma source) e realizzare il suo ambizioso progetto (nota 14).

Il progetto si realizzò con grande successo tanto che i fattori antiemofilici divennero il prodotto trainante dei vari Plasmaderivati, ma le quantità richieste di fattori antiemofilici salirono alle stelle per una martellante campagna propagandistica  promozionale condotta dalle Ditte produttrici con le tecniche di marketing più efficaci e con l’entusiastica adesione dei Medici responsabili del trattamento degli emofilici e dei pazienti stessi (associati nella Fondazione dell’Emofilia) (nota 15).

Questo entusiasmo era più che comprensibile, se si tiene conto delle sofferenze veramente indicibili per le continue  dolorose emorragie che rendevano assai precaria la qualità della vita dei pazienti e dei loro familiari. La possibilità di infondere il concentrato commerciale a casa propria, indusse molti emofilici a un uso eccessivo al minimo sintomo, e il superconsumo fu amplificato anche da programmi di trattamenti profilattici che prevedevano infusioni del concentrato due o tre volte alla settimana (nota 16).

Le multinazionali dei plasmaderivati avviarono pertanto un programma di sviluppo che richiedeva quantitativi di plasma sempre maggiori. Le Agenzie commerciali vennero riciclate per il prelievo di plasma (plasmaferesi) ai donatori a pagamento, Agenzie che operavano in modo non dissimile da come era avvenuto per il sangue. Per aumentare le rese, e poter disporre di donatori che non potevano scappare, vennero reclutati anche carcerati, dove vigevano condizioni igienico sanitarie a dir poco precarie (nota 17).

Ma la richiesta lievitava sempre più. E così la corsa sfrenata all’approvvigionamento del plasma si diresse al di fuori dei confini degli USA: Messico, Centro America in primis, ma anche in moltre altre Nazioni e in altri Continenti. La storia è raccontata dettagliatamente nel citato studio più noto e documentato sulla vicenda (nota 18). Ricordo qui solo che dal paese più vicino, il Messico, i donatori si recavano passando la frontiera con gli USA clandestinamente (ma i sorveglianti chiudevano entrambi gli occhi), a vendere il sangue presso Agenzie dislocate in territorio statunitense vicine alla frontiera stessa. Se ne parlerà più avanti perché anche in questo caso si ebbe una diffusione dell’HIV/AIDS, simile a quella cinese, anche se per fortuna più contenuta (vedi PARTE II,2 nota.15).

I metodi impiegati per la  produzione industriale dei concentrati antiemofilici, risultarono essere i più efficaci per ottenere dei prodotti contaminati per i virus trasmissibili (Epatite B e C prima, e l’HIV poi), per tre motivi: a) la plasmaferesi dai donatori ad alto rischio di infezioni virali trasmissibili con il sangue, b) il numero elevatissimo di plasmaferesi per singolo donatore definito anche “donatore professionale” in quanto questa attività era divenuta per molti l’unica fonte di guadagno (“plasmaferesi selvaggia”), cosicchè, nel caso in cui il donatore fosse un portatore, il pool veniva sovraccaricato di virus, ed infine c) l’impiego dei “large pools”. Questi ultimi risultavano essere praticamente tutti contaminati per i virus  non ancora identificati (Epatite B, fino a metà anni ’70, HIV fino a metà anni ’80 ed Epatite C fino all’inizio del 1990)  (nota 19).

Infine non si può non ricordare anche l’escamotage introdotto dalle Industrie, che, per mantenere il monopolio del mercato, adottarono un metodo di inattivazione virale (prima proposto per il virus epatite C e poi rivelatosi efficace per l’HIV), trattando il concentrato antiemofilico ad alta temperatura. Il metodo risultò solo parzialmente efficace (e dovette essere modificato), ma servì a mantenere in piedi l’utilizzo dei donatori a pagamento e l’impiego dei “large pools”. Questo metodo, oltre a inattivare il virus inattivava anche pesantemente il fattore antiemofilico (fino al 70-80%) con la conseguenza che il pool dei plasmi doveva ingigantirsi ancora di più ed altrettanto avveniva per il prezzo del prodotto che arrivò a cifre stratosferiche (nota 20).

La conseguenza fu che gli emofilici trattati solo  con i concentrati antiemofilici commerciali vennero infettati dall’HIV in elevatissime percentuali rispetto a quelli che erano stati trattati solo con i crioprecipitati (nota 21) e la mortalità da AIDS raggiunse livelli che non è esagerato definire come una vera e propria strage  (nota 22).

Questo è quanto avvenne nei paesi capitalistici, frutto del mercato globalizzato e della politica che, con buoni motivi qualcuno ha definito “criminale”, delle Multinazionali produttrici dei Plasmaderivati antiemofilici.

Rifuggendo dall’ideologia complottistica che demonizza sempre e comunque le Multinazionali come causa di tutti i mali che affliggono l’umanità, va ricordato come le responsabilità di quanto accaduto va anche condivisa (attribuendo a ciascuno la sua parte): a) alla maggior parte dei medici responsabili della cura degli emofilici, che non compresero in tempo i rischi che facevano correre ai propri pazienti, rispetto agli innegabili benefici di un trattamento considerato troppo ottimisticamente “salvavita”, b) ai Governi che autorizzarono, come l’Italia, l’importazione di prodotti farmaceutici ottenuti con sistemi che violavano apertamente le disposizioni legislative vigenti in materia  e c) le Associazioni dei Pazienti, che pur essendo state avvertite da alcuni tra i più autorevoli medici e scienziati sulla pericolosità dei concentrati commerciali continuarono a sollecitarne un consumo sempre maggiore sottovalutandone i rischi (nota 23).

Quanto  ho descritto per sommi capi, l’epidemia di HIV/AIDS tra i pazienti emofilici trattati in larghissima misura con i concentrati antiemofilici commerciali, e  variamente definita come “una tragedia annunciata”, “lo scandalo” o  il “crimine” del “sangue infetto” (ma è più esatto definire “plasma infetto”) è quello che avvenne nel mondo capitalistico globalizzato trainato dagli Stati Uniti d’America, che coinvolse Occidente (Europa), ed Oriente (Giappone) con poche eccezioni.

Ma cosa avvenne nel resto del mondo? Qui si devono distinguere i due colossali Paesi a regime Comunista, o meglio  “ex -comunista” (Unione Sovietica e relativi “Satelliti”) o “post -comunista” (Cina Popolare), e quelli del “Terzo Mondo” (Africa, India, Sud America ecc.). Non intendo certo affrontare questo tema così ampio (anche se sarebbe interessante che qualche studioso lo facesse): per quanto riguarda i paesi del Terzo Mondo, essi parteciparono come si è visto, quali fornitori delle materia prima a basso costo ma ad alto rischio. Per quanto riguarda i due colossi Comunisti, le maggiori informazioni riguardano la Cina popolare, e di questa mi occuperò.

Mi è parso che valesse la pena di introdurre l’argomento dedicando un capitolo alle due gravissime carestie avvenute prima nell’Unione Sovietica stalinista e poi nella Repubblica Popolare Cinese maoista, dovute alla disastrosa politica agraria in entrambi quei paesi.

Per quanto riguarda la Cina, quella carestia, che produsse decine di milioni di morti, fu anche la premessa per un’altra disastrosa politica, quella del commercio del plasma, lanciata allo scopo di alleviare le condizioni di gravissima miseria  in cui versava ancora negli anni ’90 del secolo scorso, la popolazione cinese nelle campagne  (circa 800 milioni di persone). Il risultato di quella politica fu altrettanto disastroso, poiché comportò l’amplificazione della diffusione dell’HIV/AIDS nella popolazione rurale (centinaia di migliaia di persone). L’epidemia aggravò ancora di più le condizioni di miseria, alle quali si aggiunsero tutte le gravissime conseguenze  economiche, per la salute, la qualità di vita e i rapporti sociali per le vittime dell’infezione. Ma la carenza di strutture sanitarie ed assistenziali, la disinformazione e le inadeguate misure di prevenzione, permisero la diffusione del virus anche al di fuori delle zone rurali, aggiungendosi a quella dovuta all’uso di droga endovena, all’omosessualità tra maschi ed alla prostituzione. L’infezione da HIV è ormai divenuta endemica.

Di tutto ciò si tratterà diffusamente utilizzando fonti diverse (giornali, TV, il web, saggi e testimonianze dirette, un romanzo…), la cui attendibilità è confermata da una inoppugnabile documentazione prodotta da Enti Governativi cinesi, Organizzazioni internazionali (OMS e Università), e soprattutto lavori scientifici prodotti da ricercatori competenti (virologi, epidemiologi, clinici ma anche sociologi ed esperti in Politiche Sociali) in larga misura cinesi, spesso in collaborazione con studiosi occidentali, che hanno studiato l’epidemia “sul campo” in ampie casistiche e con le metodologie più accurate e moderne.

Lo scopo di questo lavoro è quello di offrire un resoconto più ampio e documentato possibile di questa epidemia che, benché sia stata descritta assai efficacemente in un’ampia serie di saggi e rapporti divulgativi, non è stata sufficientemente portata all’attenzione del pubblico più vasto e, dopo una fiammata di informazioni nei media (ma con la gravissima eccezione della RAI/TV) nel primo decennio del duemila, ora sembra entrare nel dimenticatoio.

Va in proposito ricordato quanto scrive il  giornalista francese, tra i primi testimoni diretti (in Occidente)  dell’epidemia, di cui parlerò ampiamente in seguito:

“ Il massiccio contagio da HIV dei contadini dell’Henan non ha paragoni al mondo e certo rappresenta uno uno dei più grandi scandali che hanno accompagnato quest’ epidemia planetaria a partire dalla sua comparsa, più di vent’anni fa.”  Pierre Haski 2005 (nota 24)

NOTE

  1. Plasmaferesi commerciale “selvaggia”: così si può tradurre il termine “wildcat”con il quale, in modo molto appropriato viene definita dall’Autore di uno dei più documentati saggi divulgativi sull’argomento, di utilissimo valore ancora oggi: Douglas  STARR: BLOOD An Epic History of Medicine and Commerce  A.A.Knopf, New York 1999: Wildcat Days, capitolo 13 pagg.231-249
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  2. L’infezione da HIV, documentata retrospettivamente in casi sporadici in Africa fin dalla fine degli anni 60, passò in breve tempo ad Haiti e negli USA, a causa  soprattutto del turismo a scopo sessuale (omosessuale) di ricchi americani a caccia di giovani partners (a pagamento) nell’isola caraibica. L’argomento è riassunto molto efficacemente in una pubblicazione divulgativa anch’essa utilissima ancora oggi: BEDARIDA Guglielmo, CAMBIÈ Giuseppe, D’AGOSTINO Francesco, CHIOZZI Giorgio: Introduzione all’AIDS. Testo Atlante di Modelli Divulgativi. Antonio  Delfino, Roma 1991: pag.120.
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  3. È bene ricordare che il rischio di trasmissione dell’HIV tra gli operatori sanitari è minimo e non esistono casi sicuramente documentati, contrariamente a quanto è stato dimostrato per il virus epatite B: GERBERDING J.L. BRYANT-LE BLANC C.E. NELSON K.e al.: Risk of human immunodeficiency virus, cytomegalovirus, and hepatitis B virus transmission to health care workers exposed to patients with acquired immunodeficiency syndrome (AIDS) and Aids related conditions. J Infect Dis 156:1-8 1987, e il virus epatite C: CARIANI E. ZONARO A. PRIMI D. MAGNI E. INCARBONE C.  SCALIA P. TANZI E. ZEHENDER G. ZANETTI A.R.: Detection of HCV RNA and antibodies to HCV after needlestick injury. Lancet (letter) ii:850 1991.
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  4. Identificazione dell’HIV e tests diagnostici. È d’obbligo citare i due fondamentali lavori sulla scoperta dell’HIV:
    A) BARRÈ SINOUSSI F. CHERMANN J.C. REY F. NUGEYRE M.T. CHAMAREL S. GRUEST J. DAUGUET C. AXLER-BLIN C. VEZINET-BRUN F. ROUZIOUX C. ROZEMBAUM W. MOTAGNIER L.: Isolation of a T-lymphotropic retrovirus from a patient at risk for acquired immune deficiency syndrome (AIDS) Science 220:868-71 1983
    B) GALLO R.C. SALAHUDDIN S.Z. POPOVIC M:GOEDERTGG SHEARER G.M. KAPLAN M. HAYNES B.E. PALKER T.I. REDFIELD R. OLESKE J. SAFAI B. e al.: Frequent detection and isolation of cytopathic retroviruses (HTLV III) from patients with AIDS and at risk for AIDS. Science 224:500-03, 1984. La scoperta ottenne nel 2008 il Premio Nobel, attribuito al gruppo francese che rivendicò la priorità nella pubblicazione anche se il pioniere nello studio dei retrovirus, che aprì la strada alla scoperta fu indiscutibilmente il gruppo statunitense guidato da Robert Gallo.
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  5. Le categorie ad alto rischio di infezione HIV furono identificate per primi dai ricercatori dei Centri di Controllo per le Malattie (CDC) di Atalanta (USA): GUINAN ME, THOMAS PA, PINSKY PF, GOODRICH  JT, SELIK RM, JAFFE HW, HAVERKOS  HW, NOBLE G, CURRAN JW. Heterosexual and homosexual patients with the acquired immunodeficiency syndrome. A comparison of surveillance, interview, and laboratory data. Ann Int Med 100: 213-8, 1984.
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  6. La trasmissione dell’HIV in pazienti politrasfusi, quelli a maggior rischio di infezione perché trasfusi con centinaia di unità di sangue da donatori volontari,  fu irrisoria  nel periodo precedente l’introduzione dei tests per evidenziare il virus.
    A) Di  3633 pazienti  thalassemici trasfusi con 96518 unità di sangue: 57 risultarono HIV positive (1,56%)  LEFRERE J.J. GIROT R On behalf of the Study Group on HIV infection in thalassaemia patients of the European and Mediterranean WHO working Group in Haemoglobinopathies. 66 partecipanti:  Risk of HIV infection in polytranfused thalassaemia patients. Lancet (letter) ii: 813, 1989.
    B) Uno studio USA: Casi di AIDS riportati tra il 1981 ed il 1994 tra i pazienti  trasfusi con il sangue (milioni): 7654 ( di cui 365 bambini), tra gli emofilici infusi con concentrati commerciali ( circa 10.000): 3725 (di cui 229 bambini)  BAYER R. Blood and AIDS in America. Science, Politics, and the Making o an Iatrogenic Disaster. In:  FELDMAN E.A., BAYER R.  Blood Feuds – AIDS, Blood, and Politics of Medical Disaster Oxford University Press, 1999.
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  7. Va ricordata in particolare la Francia perché, come vedremo in seguito, venne ingiustamente accusata di essere la Pietra dello Scandalo per la diffusione dell’HIV tra gli emofilici a causa dell’elevata prevalenza di HIV positività tra i suoi donatori volontari (che risultò falsa), equiparati ai donatori commerciali utilizzati dalle Ditte Farmaceutiche. Queste accuse vennero puntualmente e con ampia documentazione smentite dal celebre scienziato e Direttore per 30 anni del Centre National de Transfusion Sanguine di Parigi: SOULIER Jean Pierre: Trasfusion ed SIDALe droit à la vérité Ed. Frison Roche, Paris 1992.
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  8. Sull’elevatissima trasmissione dell’HIV negli emofilici vi è abbondantissima documentazione. Si può prendere ad esempio la tabella pubblicata dalla Federazione Mondiale dell’Emofilia nel 1989 (riportata da SOULIER op. cit. pag.77), dove sono indicate le percentuali di sierpositività nelle varie Nazioni del Mondo Occidentale. Riporto solamente i dati relativi al Paese Guida, gli USA: Emofilici lievi: 60%, Emofilici gravi: 90%.
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  9. POOL J.G. HERSHGOLD E.J. PAPPENHAGEN A.R.: High Potency Antihemophilic Factor Concentrate Prepared from Cryoglobulin Precipitate. Nature 203:3121964.
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  10. BRINKHOUS KM, SHANBROM E, ROBERTS HR, WEBSTER WP, FEKETE L, WAGNER RH. A new high-potency glycine-precipitated antihemophilic factor (AHF) concentrate. Treatment of classical hemophilia and hemophilia with inhibitors. JAMA  205: 613-7, 1968 . La Multinazionale Baxter-Hyland-Fenwal  (e associate come IMMUNO di Vienna) fu  in larghissima misura responsabile della trasmissione dell’HIV negli emofilici  USA ed in quelli di tutto il mondo a influenza  USA (Italia compresa),  per i suoi metodi di produzione del concentrato antiemofilico commerciale, come vedremo subito.  Il colosso Farmaceutico fu peraltro prezioso nel settore della trasfusione di sangue per i suoi prodotti diagnostici e tecnologici quali  le sacche in plastica e le macchine per la separazione cellulare. Entrambe queste innovazioni permisero di poter effettuare la plasmaferesi, manuale con le prime, e automatizzata con le seconde.
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  11. Autorevoli scienziati USA riportarono che era possibile sottrarre 5 litri di sangue alla settimana (60 litri all’anno) senza impoverire significativamente l’organismo di proteine. Solo la sottrazione di 6 litri di plasma  alla settimana per un anno in soggetti (carcerati della Lousiana) con dieta proteica “borderline” (50 g al giorno) poteva ridurre il livello di Albumina in alcuni di essi: J.L. TULLIS Current plasmapheresis practice in the United States, La Ricerca Clin.Lab. XIII (1): pag 15, 1982 . La regolamentazione USA consente perciò la sottrazione di plasma fino a 50-60 litri all’anno, mentre in Europa è di solo 15 litri all’anno: MOLLISON P.L. ENGELFRIET C.P. M. CONTRERAS: Blood Transfusion in Clinical Medicine. EIGHT ED. Blackwell Scientific Publications, 1987. Pag.17.
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  12. STARR op. cit. Cap 11 The Blood Boom Pagg. 186-206, e Cap.12 Bad Blood Pagg. 207-230.
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  13. BLUMBERG B.S ALTER H.J. VISNICH S: A “New” Antigen in Leukemia Sera JAMA 191: 541-6, 1965.
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  14. STARR op. cit. Cap. 31 Wildcat Days Pagg. 231-249.
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  15. Il boom di richieste dei concentrati commerciali avvenne in Italia, come in altri Paesi,  grazie alla massiccia promozione del marketing, sostenuta dai  medici della Fondazione dell’Emofilia e da una Associazione di Emofilici finanziata  dalla  Ditta IMMUNO (BAXTER).  La cronistoria della vicenda è reperibile in Internet http://www.hemoex.it/index.php/storia
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  16. Sul superconsumo di concentrati commerciali e relativi superprofitti delle Multinazionali basta una sola citazione riguardante la Germania Ovest, che superò perfino gli USA dai quali importava questi prodotti.: “ Come Nazione, la Germania Ovest consumava più fattore VIII di tutti gli altri paesi europei messi insieme; solo un ospedale spese per il fattore VIII più di di tutti gli Stati Uniti”. Il Fattore VIII veniva venduto ad un prezzo tre volte superiore a quello degli Stati Uniti. STARR op.cit. pag.241.
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  17. Per quanto riguarda la Plasmaferesi commerciale effettuata in USA nelle carceri, era ben nota l’elevata incidenza di portatori di virus epatitici nei donatori ivi reclutati, tanto che Edward Shanbron, uno dei due scienziati che sviluppò il concentrato antiemofilico presso i Laboratori Hyland -Baxter (vedi nota 10), cercò di convincere i suoi superiori a prendere misure preventive quali la chiusura dei propri (dell’Hyland) centri di raccolta ad alto rischio (“hot spots”), ma  i suoi consigli furono ignorati e alla fine fu licenziato. http://www.pbs.org/wnet/redgold/innovators/bio_shanbrom.html
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  18. STARR op. cit. Cap. 31 Wildcat Days Pagg. 231-249.
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  19. La inoppugnabile dimostrazione che il plasma impiegato come materia prima dalle Multinazionali per la produzione dei vari derivati, era in larghissima misura ottenuto da donatori ad alto rischio di infezione HIV, avvenne quando, con l’introduzione dei test per evidenziare gli anticorpi contro il virus (anti-HIV) nel 1985, le Immunoglobuline commerciali (ovvero gli anticorpi prodotti a scopo terapeutico) ottenute da quel plasma, risultarono in larghissima misura positive per gli anticorpi anti-HIV stessi. I risultati vennero confermati dai più autorevoli Laboratori in tutto il mondo: BREMARD-OURY C. COURUCE A.M. BADILLET M. e al. (Parigi) Lancet 10,May: p.1090, 1986 – AIUTI F. CARBONARI M. SCANO G. PANDOLFI F. (Roma) ibid. p. 1091 – BENEVENISTE R.E. OCHS H.D. FISHER S.H. e al. (USA) ibid. p. 1091-2 – IKEDA Y.  HIRANO T. MURAKAMI H. (Tokyo) ibid. p. 1092 – HEIN R.  Mc CUE J. MOZEN M.M.  ROUSSELL R.H. (USA) ibid. 24,May p.1217-18 – MORGENTHALER J.J. (Berna) ibid.p.1218  PISZKIEWICZ D. MANKARIOUS S.  HOLST S. DILLON K.: (USA) ibid. 7,June, p.2200 – ma anche: WOLFE W.H. (USA) JAMA 24 Oct.
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  20. Per rimanere sull’esempio Germania/USA (vedi nota 16): “Il Fattore Anti Emofilico (AHF) tedesco era 10 volte più caro del prodotto non trattato (al calore). L’AHF americano, trattato al calore era più caro di circa il 20% del prodotto non trattato”.  GLIED S. The Circulation of the Blood AIDS, Blood, and the Economics of Information in: FELDMAN E.A., BAYER R. op.cit.pag.334
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  21. Infezioni HIV trasmesse dai crioprecipitati di fattore VIII: in Finlandia 2 casi su 214 (0,94%),  RASI V. IKKAKA E. NEVANLINNA H.R.: Low prevalence of Antibodies against Human Immuno- deficiency Virus in Finnish Haemophiliacs. Vox Sang 60: 159-61, 1991, in Francia all’Ospedale St.Antoine , l’area parigina più colpita dall’AIDS, “un vecchio medico che diffidava dei nuovi ‘prodotti miracolosi’ continuò ad usare il crioprecipitato salvando molti emofilici”  STEFFEN M. The Nation’s Blood Medicine, Justice, and the State in France in : FELDMAN E.A., BAYER R. op.cit. pag ,104, negli USA Oscar RATNOFF, “…uno dei leaders nel campo della ricerca sulla coagulazione…stabilì nel 1983 che vi erano sufficienti informazioni sul pericolo dei concentrati di  AHF (Fattore VIII) nel 1983, per cessare  di usarlo in favore del crioprecipitato.  Infatti, Ratnoff si riferiva al crioprecipitato preparato localmente da donatori conosciuti. In un altro articolo Ratnoff e collaboratori conclusero che prima del 1980 nessuno dei suoi campioni, plasmi di controllo o plasmi di emofilici contenevano anticorpi contro il virus dell’AIDS. Tuttavia, dal 1980 al 1984, la presenza di anticorpi contro il retrovirus nei campioni degli emofilici salì dal 15% al 62%, e l’aumento era dovuto solamente alla presenza degli anticorpi nei pazienti emofilici  che erano trattati con i concentrati di fattore VIII preparati da migliaia di donatori. D’altro canto, nessuno dei pazienti emofilici trattati con il crioprecipitato preparato localmente erano positivi per gli anticorpi”. ROBERTS HR. Historical Rewiew. Oscar Ratnoff: his contributions to the golden era of coagulation resear.  Brit J Haemat 122: 180-192, 2003. In Italia , al Centro per le Malattie del Sangue e Servizio di Immunoematologia e Trasfusione  di Castelfranco Veneto (Treviso) diretto da Agostino Traldi, pioniere della cura e trattamento degli emofilici: “La prevalenza di positività anti_HIV-1  in 565 emofilici è dell’11% (52/489)”: dati preliminari avevano evidenziato in 60 emofilici A e B gravi trattati solo con concentrati commerciali una percentuale di sieropositività del 48%, mentre nessuno di 45 Emofilici A gravi trattati solo con criopreciopitato risulava HIV positivo.  TAGARIELLO G. CAVALLIN F. DAVOLI P.G. GAJO G.B. DE BIASI E. TRALDI A:  Pharmacovigilance for plasma-derived clotting  factor concentrates. Lancet ii: 1489, 1993 e  TRALDI A.: AIDS – Emofilie  COVEGNO LODI 1988 (comunicazione personale).
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  22. Mortalità tra gli emofilici trattati con i concentrati commerciali. Un resoconto estremamente completo e dettagliato dal 1977 al 1991 fu redatto dal Registro Nazionale per l’Emofilia del Regno Unito, che  riporta i dati riguardanti  6.278 Emofilici. Nel corso degli anni 1979 – 1986, 1227 soggetti sono infettati con l’HIV. Di  2.448 Emofilici gravi, il tasso annuo di mortalità rimase stabile all’8 per 1.000 nel corso del 1977-84. Nel corso del 1985-92 i tassi di mortalità rimasero invariati tra i pazienti sieronegativi, ma aumentarono vertiginosamente nei sieropositivi raggiungendo l’85 per 1.000. Analogo comportamento si ebbe per i soggetti con Emofilia moderata o lieve”. Questo grande eccesso, insieme al quadro temporale dell’incremento in coloro che vennero infettati, la similarità dell’ eccesso del tasso di mortalità  associato all’infezione HIV indipendentemente dalla gravità dell’Emofilia, e l’ampio incremento della mortalità dovuto a condizioni solitamente non associate all’Emofilia, dimostrano in modo particolarmente chiaro l’enormità e la specificità dell’effetto dell’infezione HIV-1 sulla mortalità di questa popolazione”. DARBY S.C. EWART D.W. GIANGRANDE P.L.F. DOLIN P.J. SPOONER R.J.D. RIZZA C.R. (on the behalf of the UK Haemophilia  Centre Directors) : Mortality before and after HIV infection in the complete UK population of haemophiliacs. Nature 377: 79-82, 1995.
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  23. Sulla responsabilità dei medici, governanti e associazione dei pazienti (Fondazione dell’Emofilia) accennate nella nota 15, vi è ampia documentazione nel pregevole saggio di Umberto IZZO : Blood,Bureaucracy, and Law Respondig to  HIV-Tainted Blood in Italy  pagg 214-241  in FELDMAN  BAYER op.cit.
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  24. HASKI P.: Le sang de la Chine Grasset et Pasquellle 2005 – Ed italiana : Il sangue della Cina -Un reportage sullo scandalo di un’epidemia negata dal potere politico  Sperling e Kupfer Milano 2006.
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